22.06.2025
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Science

Sinner, perché ha perso contro Bublik? Le 4 ragioni che spiegano il ko di Halle (e creano allarme per Wimbledon)


Jannik Sinner è stato eliminato agli ottavi di finale del torneo di Halle da Alexander Bublik, con il punteggio di 3-6, 6-3, 6-4. Una sconfitta che arriva nella sua seconda uscita stagionale sull’erba e che accende più di una riflessione in vista di Wimbledon. Dopo un primo set dominato, l’azzurro ha progressivamente perso ritmo, efficacia al servizio e fiducia, lasciando spazio all’imprevedibilità brillante di un Bublik in grande giornata. Le ragioni di questo ko non sono da ricondurre a un singolo aspetto, ma a un intreccio di fattori tecnici, fisici e di contesto. Ecco le quattro principali.

1. L’erba: l’ultima vera frontiera di Sinner

È la superficie che più penalizza il gioco lineare e geometrico di Sinner.

L’erba chiede rapidità, anticipazione, cambi di ritmo, e premia chi riesce ad accorciare lo scambio o sorprendere con variazioni. Sinner, invece, lavora per costruzione e profondità, e il passaggio dalla terra battuta — dove ha appena disputato una storica finale al Roland Garros — non è né immediato né naturale. Lo conferma anche la sua storia Slam: Wimbledon è l’unico Major in cui Jannik non ha mai raggiunto la finale. Il suo miglior risultato resta la semifinale del 2023, persa contro Djokovic. L’erba è dunque ancora un laboratorio aperto, e Halle ha ribadito quanto il margine di miglioramento sia ampio. Contro Bublik, i piedi spesso in ritardo, le risposte poco ficcanti e qualche indecisione sulle discese a rete hanno certificato che l’adattamento alla superficie è ancora in corso.

2. Il crollo al servizio nei momenti decisivi

Nel primo set sembrava che Sinner potesse archiviare la pratica in scioltezza. Il 88% di punti vinti con la prima e il 71% con la seconda gli hanno garantito il controllo totale del gioco. Ma a partire dal secondo parziale, le cose sono cambiate radicalmente: la percentuale con la seconda è scesa al 40%, e nel terzo set solo leggermente migliorata al 44%, con la prima calata al 68%. Sinner ha iniziato a perdere ritmo sulla battuta e a offrire troppe seconde lente e leggibili. Su una superficie dove il servizio ha un peso specifico altissimo, questi numeri spiegano bene il ribaltamento del match. Non è un episodio isolato: la difficoltà a mantenere continuità e incisività al servizio era emersa anche nella finale di Parigi contro Alcaraz, segno che il fondamentale resta un aspetto cruciale su cui lavorare, soprattutto in vista di Wimbledon, dove il margine di errore alla battuta si riduce drasticamente.

3. Bublik ha rotto il ritmo e alzato il livello

Il merito va anche a un avversario che, sull’erba, diventa particolarmente pericoloso. Alexander Bublik ha disputato una partita molto solida, nella sua versione migliore: fantasioso ma concreto, aggressivo ma lucido. Il kazako ha messo a segno 36 vincenti, tra cui 15 ace, e ha imposto costantemente variazioni di ritmo e di gioco. Slice, palle corte, risposte immediate, discese a rete: un arsenale completo per togliere certezze a un giocatore come Sinner, che ha bisogno di costruzione e coerenza nello scambio. Nel set finale, Bublik ha giocato con leggerezza e lucidità, prendendosi i rischi giusti e impedendo a Sinner di riprendere il comando. Il suo stile anarchico, che spesso lo tradisce, stavolta è stato un’arma perfettamente calibrata.

4. La fatica post-Roland Garros si è fatta sentire

La stagione di Sinner fin qui è stata straordinaria, ma anche logorante. L’apice — la finale al Roland Garros, persa in cinque set contro Alcaraz dopo cinque ore e mezza di gioco — è stato non solo un traguardo storico, ma anche un dispendio di energie emotive e fisiche altissimo. Ad Halle, il corpo e la testa sembravano non ancora completamente ricaricati. In conferenza stampa, l’azzurro ha ammesso di non sentirsi ancora “perfettamente in sintonia con l’erba”, e che il passaggio da una superficie all’altra richiede una gestione attenta del recupero. A tratti, Sinner è apparso meno esplosivo, più scollegato, e in certi momenti chiave — soprattutto nel terzo set — ha faticato a imporsi mentalmente come suo solito. Non è una questione di condizione generale, quanto di tempismo: il carico di Parigi, unito alla rapidità della transizione, può spiegare parte del calo nei momenti cruciali.

La sconfitta contro Bublik è un campanello d’allarme. L’erba resta una sfida aperta per Sinner, e se Wimbledon è l’obiettivo dichiarato, Halle ha mostrato quanto ancora serva tempo per adattarsi, recuperare pienamente e trovare soluzioni efficaci contro avversari che sul verde sanno come rompere gli equilibri.

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