Tassi alti ancora per lungo tempo per fronteggiare le sfide che arrivano dal lato dell’offerta. O, detta altrimenti, per fronteggiare i possibili riflessi dei dazi, mai citati per nome. Le riflessioni del presidente della Federal Reserve, Jerome Powell, non sono, con molta probabilità, quelle che Donald Trump avrebbe voluto sentire. Il presidente Usa continua a premere sul governatore (con espressioni anche al limite dell’insulto) perché la Fed acceleri sui tagli. Il ragionamento del banchiere centrale, però, è un altro: anche in un quadro di aspettative sull’inflazione a lungo termine in linea col target del 2%, non è detto che torni l’era dei tassi a zero. Anzi, è molto difficile che ciò accada.
IL CARO PREZZI
«I tassi reali più elevati potrebbero anche riflettere la possibilità che l’inflazione possa essere più volatile in futuro rispetto al periodo inter-crisi degli anni 2010 — ha spiegato Powell in un discorso preparato per la Thomas Laubach Research Conference di Washington — potremmo entrare in un periodo di shock dell’offerta più frequenti e potenzialmente più persistenti: una sfida difficile per l’economia e per le banche centrali».
Già nelle scorse settimane, pur definendo «resilienti» gli Stati Uniti e la loro capacità di tenuta, Powell aveva evidenziato le incognite derivanti dalle scelte di politica commerciale della Casa Bianca, col rischio di un rallentamento della crescita e di un aumento dell’inflazione. A propria volta, il presidente aveva a più riprese attaccato il governatore, accusandolo di agire troppo lentamente e arrivando addirittura a definirlo un «pazzo». Finora, la Fed ha mantenuto un atteggiamento attendista. I dati sull’inflazione di aprile rilevano una discesa al 2,3% dal 2,4% di marzo. Quella su base mensile, però, è salita dello 0,2%, rispetto al -0,1% di marzo. Le previsioni sono attualmente di due tagli nel corso dell’anno, ma non prima di novembre. L’incertezza non aiuta. Dopo aver annunciato dazi reciproci contro tutti i Paesi del mondo, Trump ha concesso una moratoria di 90 giorni per le trattative, da ultimo alla Cina, lasciando tuttavia come base una sovra-tassa del 10%. Soltanto dopo l’8 luglio, termine della tregua commerciale voluta dalla Casa Bianca, si avrà un quadro completo.
«Il contesto economico è cambiato in modo significativo dal 2020 e la nostra analisi rifletterà la valutazione di tali cambiamenti», ha aggiunto Powell, Valuteremo anche i possibili miglioramenti da apportare agli strumenti di comunicazione della politica del Comitato, per quanto riguarda le previsioni, l’incertezza e i rischi».
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