«Fiat voluntas sua», sospira un leghista parafrasando — quasi per ironia della sorte — il Vangelo secondo Matteo. Al termine di una giornata cominciata con la telefonata di Matteo Salvini ad Andrea Crippa per comunicargli che non sarebbe stato riconfermato come vice. Per il Carroccio, ieri, non c’è stata solo la sorpresa delle nomine, confermata durante il Consiglio federale del pomeriggio. Ma anche il grande ritorno sulla scena romana del governatore Luca Zaia. Nel giorno in cui la Consulta, nelle motivazioni alla sentenza sulla Campania, è tornata a ribadire che «il divieto di terzo mandato per i presidenti delle Regioni a statuto ordinario è subito operativo».
IL CONVEGNO
L’occasione è quella del convegno organizzato a Palazzo Madama dal senatore Giorgio Bergesio, dal titolo “Seminando idee, coltivando proposte”. Il “Doge” arriva a metà mattina per parlare delle prospettive dell’agricoltura, ma non si sottrae alle domande. Presenterà una sua lista in vista delle prossime regionali in Veneto? «La mia lista è sempre a disposizione della coalizione», dice Zaia al Messaggero. Anche se il candidato scelto dal centrodestra sarà di Fratelli d’Italia? «Sono sempre a disposizione». Gli fa eco il meloniano Luca De Carlo, intercettato qualche metro più in là, in buvette: «Sono sicuro che il suo partito lo metterà nelle condizioni non solo di essere ancora utile ai veneti ma anche di valorizzarlo nel modo che giustamente merita».
In Sala Koch il governatore parla di etichettatura del vino e di una battaglia, quella per difenderlo, «da portare avanti a livello nazionale». Poi via, dopo mezz’ora. Senza incrociarsi con il segretario leghista che arriverà a chiudere l’evento. E pronto a rilanciare il tiro contro le «eco-imposizioni» della Pac e del Green deal. Il vero banco di prova per Matteo Salvini arriva più tardi, al Consiglio federale. Un’ora e mezza di confronto, andato in scena alla Camera, e a cui ha partecipato in presenza, oltre a Zaia, anche il presidente della Camera, Lorenzo Fontana. Diversi i temi sul tavolo: l’organizzazione degli enti locali, la situazione della tesoreria, il tesseramento e il calendario delle prossime elezioni regionali (senza affrontare i nodi politici). E poi il capitolo economico, con un «approfondimento sulla pace fiscale», che resta «irrinunciabile» e su cui l’assemblea del Carroccio ha dato mandato a Salvini e a Giorgetti di discutere con gli alleati. Il tasto dolente è quello delle nomine dei vice segretari: oltre alla riconferma di Claudio Durigon e Alberto Stefani, il titolare del Mit ufficializza due new entry, di stanza a Bruxelles come europarlamentari: il generale Roberto Vannacci e Silvia Sardone.
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LE NOMINE
Se sul primo le voci si rincorrevano da tempo, suffragate dalla recente modifica dello Statuto — con la previsione di un vice in più — su Sardone quasi per tutti si è trattato di una doccia fredda. A partire dal vice segretario uscente Andrea Crippa che — secondo i beninformati — non avrebbe preso bene la notizia della sua sostituzione a favore dell’eurodeputata, al punto da non presentarsi al Consiglio. Dietro la scelta di Salvini ci sarebbe stata la volontà di inserire una quota rosa, in un parterre fino ad oggi composto da uomini. Nonostante sia stata Sardone stessa, secondo quanto riferiscono fonti del partito, ad avanzare la propria candidatura nei giorni scorsi. Quanto a Crippa, il segretario della Lega ha riconosciuto l’«ottimo lavoro» svolto, preannunciando che continuerà ad avere un «ruolo rilevante». Ma è sulla tipologia di incarico che le interpretazioni si sbizzarriscono. Per alcuni sarebbe in serbo un ruolo all’interno della segreteria politica della Lega. Per altri, il piano B per Crippa sarebbe ancora da scrivere. Tutto questo mentre tornano a ricorrersi le voci di un possibile avvicendamento nel ruolo di capogruppo al Senato tra Roberto Marti e Massimiliano Romeo, che sulle spalle porta pure l’incarico di segretario della Lega lombarda. Ma come dice sempre il Vangelo secondo Matteo: «A ogni giorno il suo affanno».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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