ROMA L’annuncio avviene nel silenzio generale del Consiglio dei ministri. A sancire i l tacito accordo con le parole pronunciate dal sottosegretario, Alfredo Mantovano: la legge della Toscana sul fine vita verrà impugnata. Come anticipato dal Messaggero, il governo ha deciso di mettere in stand-by il primo testo regionale in materia, pochi giorni prima della scadenza dei termini per il ricorso alla Consulta. Una mossa obbligata affinché anche altre regioni — Sardegna e Campania in testa — non legiferino autonomamente, ma che riapre il dibattito sull’opportunità di una legge nazionale in materia.
LE MOTIVAZIONI
Che la Toscana sia andata oltre le proprie competenze varando la legge sul fine vita, sono le motivazioni vergate dal ministro per gli Affari regionali, Roberto Calderoli, a chiarirlo. In un lungo elenco di violazioni rispetto al dettato della Costituzione: a partire dalla lesione delle competenze esclusive dello Stato in materia di ordinamento civile e penale (come sono le norme sui trattamenti sanitari e sulle libertà individuali) e di determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni riguardanti i diritti civili e sociali, con il rischio di offrire trattamenti non previsti tra i Lep definiti dallo Stato. Ma anche sotto il riparto di competenze in materia di tutela della salute e della ricerca scientifica e tecnologica: due ambiti in cui spetta al legislatore statale indicare il perimetro di azione per le regioni. Valutazioni che ora passeranno al vaglio della Corte costituzionale, chiamata a decidere sul destino della legge nata come una proposta di legge popolare dopo la raccolta di 10.000 da parte dell’Associazione Luca Coscioni. Un’attesa che inchioda la politica alle proprie responsabilità: tra chi chiede di dare attuazione ai paletti fissati dalla Consulta nel 2019, e chi, come la Cei, guidata da Matteo Zuppi, punta a «interventi che tutelino nel miglior modo possibile la vita, favoriscano l’accompagnamento e la cura nella malattia, sostengano le famiglie nelle situazioni di sofferenza».
LE REAZIONI
Le prime reazioni arrivano da dove tutto è partito: la Toscana. «È paradossale che invece di lavorare su una legge nazionale attesa da anni il governo scelga di ostacolare chi si è impegnato per attuare quanto stabilito dalla Corte», obietta il governatore Eugenio Giani, in blocco con il presidente del Consiglio regionale, Antonio Mazzeo, certo che il governo voglia bloccare «la Toscana che riforma», dagli affitti brevi fino al suicidio assistito. Ma sul fine vita anche il “fu” campo largo si ricompatta. A partire dalla segretaria Pd, Elly Schlein, che bolla come «ipocrita, cinica e codarda» la scelta del governo. Nella convinzione, condivisa dal M5S fino ad Azione, passando per Avs e Più Europa, che ora serva una legge nazionale. Almeno a parole lo stesso auspicio pare condiviso dalla maggioranza. Come sembrano dimostrare le parole del responsabile dell’organizzazione di FdI, Giovanni Donzelli, secondo il quale «su questi temi esiste il Parlamento che per anni non ha fatto nulla» e che ci «sarà il tempo in cui in Parlamento affronteremo in modo però non ideologico questo tema».
LO STALLO
Fatto sta che è passato più di un anno da quando è partito l’esame dei cinque ddl sul fine vita, incardinati nelle commissioni Giustizia e Sanità del Senato. A cui è seguita, a dicembre, la costituzione di un comitato ristretto ad hoc per mettere a punto un testo base. Due le bozze di definizioni — la prima sul fine vita e la seconda sull’inviolabilità del diritto alla vita — che il relatore di FdI, Ignazio Zullo, ha presentato al comitato lo scorso marzo. Da lì, nessun’altra convocazione è avvenuta, al punto da far maturare la convinzione che si sia trattata di una mossa non condivisa, in primis con il suo partito. Il tema è stato riproposto periodicamente durante la capigruppo di Palazzo Madama, con l’impegno del presidente Ignazio La Russa, raccontano i senatori di opposizione, a farsi garante dell’approdo in aula del provvedimento una volta trovato l’accordo sul testo. Mentre nella maggioranza sono in corso i confronti per un nuovo testo base da presentare nelle prossime settimane, il presidente della commissione Sanità, il meloniano, Francesco Zaffini, ha detto all’Ansa che «il Comitato ristretto sulla legge sul fine vita sarà convocato la prossima settimana». Un auspicio che, per il momento, non trova riscontro nel calendario dei lavori delle due commissioni, al punto che alcuni dei parlamentari interpellati hanno detto di non essere stati avvisati di nulla. Difficile dire se nell’arco di pochi giorni si materializzerà il nuovo testo. E se la riunione — se si farà — servirà a sbloccare l’impasse.
Valentina Pigliautile
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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