10.05.2025
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Politics

«Noi Popolari un ponte con Trump. Sogno una Pratica di Mare tra Usa e Ue»


Maurizio Lupi è uno dei protagonisti italiani al congresso di Valencia del Ppe, la famiglia dei Popolari europei. Che rinnova i vertici con un’ambizione: «Guidare sempre di più il cambiamento per costruire una nuova Europa con meno burocrazia. Riconoscendo anche gli errori fatti, come il Green Deal».

Momento delicato per un congresso: i dazi, l’Ucraina, l’elezione del nuovo pontefice. Che ruolo vede per i Popolari Ue?

«Ci lasciamo alle spalle il funerale di Papa Francesco, il primo a intuire il cambiamento d’epoca in corso. Le certezze su cui finora si era basato l’Occidente vengono rimesse in discussione. Oggi più che mai serve una politica capace, per citare ancora Francesco, di tornare all’essenziale. Ai valori che hanno ispirato De Gasperi, Adenauer, Schumann, declinandoli per le sfide del futuro. Noi dobbiamo assumerci la responsabilità di guidare quel cambiamento. È ciò che sta facendo il Ppe, il partito che ha vinto le elezioni europee, guida la commissione e conta più leader in Europa».

Tra questi ci sarà a breve anche il cancelliere tedesco Merz. Potrebbe rappresentare una svolta per l’Ue?

«Di certo la rinnovata guida della Germania contribuirà a incidere ancora di più, per i Popolari. Mi ha colpito il suo intervento, insieme a quello di Ursula von der Leyen e di Manfred Weber confermato presidente del Ppe anche col nostro pieno sostegno. Lei ha ricordato lo slogan con cui il Ppe è nato 50 anni fa, “Insieme per un’Europa di persone libere”. È attualissimo: significa libertà della persona al centro dell’Ue, difesa del libero mercato, difesa comune come perno di una pace duratura. Merz invece ha invitato l’Europa ad avere coscienza del proprio ruolo. Non solo un mercato ma innanzitutto un’unione di popoli, conscia della propria identità e della propria storia».

Che significa, in concreto?

«Che un’Europa forte è quella che abbatte gli eccessi della burocrazia. Un esempio: una startup digitale che oggi apre in Ue si trova di fronte ben 270 regolamenti. Ma è anche quella che costruisce ponti e non solchi verso gli Stati Uniti, a prescindere da chi li guida. È in questo senso che il ruolo dei Popolari oggi è centrale. Anche nella collaborazione coi Conservatori, come dimostra il modello del governo italiano di centrodestra di Giorgia Meloni, a cui Noi moderati dà il proprio contributo».

I socialisti vi accusano di aver svoltato a destra.

«Nessuna svolta a destra: riaffermiamo con forza la cultura politica della nostra tradizione. Che da sempre invoca una difesa comune e un’accoglienza dignitosa, ma non indiscriminata. A questo proposito, gli sbarchi sul continente europeo quest’anno sono diminuiti del 30%. Segno che la formula italiana ed europea della collaborazione con l’Africa rappresentata dal piano Mattei è il modello vincente».

L’incontro tra Trump e von der Leyen per discutere di dazi si farà? E si farà a Roma?

«Un incontro che conferma il ruolo di primo piano dei Popolari nell’Unione. Io sono certo che si farà, mi auguro a Roma. Nel 2002 Silvio Berlusconi riunì George Bush e Vladimir Putin a Pratica di Mare per una storica foto, evitando il rischio che il mondo piombasse in una nuova guerra fredda. Mi piacerebbe molto che Giorgia Meloni fosse la protagonista di una nuova stretta di mano simbolica, stavolta tra Trump e von der Leyen. Indicherebbe che la strada del dialogo è quella che paga. E che l’estrema destra non ha compreso che l’Europa, per quanto debba cambiare, oggi è indispensabile».

Nella foto del colloquio Trump-Zelensky a San Pietro però Meloni non c’era.

«Di fronte a ciò che quella storica foto rappresenta, anche grazie all’impegno del governo italiano, è assurdo che qualcuno alimenti polemiche di così piccolo cabotaggio. Come Noi moderati, abbiamo sempre sostenuto la necessità di restare al fianco di Kiev. Quella foto dimostra che avevamo ragione. E il fatto che un’occasione bellissima e drammatica come il funerale di Francesco sia diventata un messaggio di speranza per il mondo, oltre a simboleggiare la forza dell’annuncio cristiano, dovrebbe essere per tutti occasione di gioia. Non di polemiche sterili».

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