L’allarme per le morti sul lavoro, di fronte alle quali «non sono tollerabili né indifferenza né rassegnazione». E la preoccupazione per l’aumento del costo della vita. Con tante, troppe famiglie italiane che non reggono più. «Salari inadeguati sono un grande problema, una grande questione per l’Italia». Sceglie la Bsp Pharmaceuticals di Latina, Sergio Mattarella, per celebrare la festa dei lavoratori. Un’azienda d’avanguardia, che produce ed esporta farmaci antitumorali e contro le malattie neurodegenerative in tutto il mondo, a cominciare dagli Stati Uniti. E che tra i suoi 1.600 dipendenti impiega centinaia di chimici, biologi e ingegneri in gran parte poco più che trentenni. Il presidente la visita indossando camice bianco e cuffietta, pone domande. Sa che si tratta di un’eccellenza, e per certi versi di un’eccezione. Perché la realtà del lavoro nel Paese, soprattutto per chi ha appena concluso gli studi, spesso è un’altra.
Quella, appunto, di salari insufficienti, «inadeguati». Che mettono in difficoltà le famiglie e «incidono anche sul preoccupante calo demografico, perché i giovani – nota amaro il capo dello Stato – incontrano difficoltà a progettare con solidità il proprio futuro». Con un numero ancora troppo elevato di ragazzi «con preparazione anche di alta qualificazione» spinti a cercare impiego all’estero, una fuga che «impoverisce il nostro capitale umano».
È un’analisi dura ma fondata sui numeri, quella che Mattarella offre nel consueto intervento in vista del Primo maggio. Del resto a mettere in risalto gli «aspetti di preoccupazione» sui salari italiani era stato due giorni fa il rapporto annuale dall’Organizzazione internazionale del Lavoro. «Quel documento – avverte il presidente – nota che l’Italia si distingue per una dinamica salariale negativa nel lungo periodo, con salari reali inferiori a quelli del 2008, nonostante l’avvenuta ripresa a partire dal 2024». Certo, non mancano indicatori positivi. «A partire dal 2022 la produttività è cresciuta», sottolinea l’inquilino del Colle, accompagnato dalla ministra del Lavoro Marina Elvira Calderone. Mentre si registrano «segnali incoraggianti sui livelli di occupazione». Resta però il nodo delle retribuzioni, del cosiddetto “lavoro povero”. E «sappiamo tutti come le questioni salariali siano fondamentali per ridurre le disuguaglianze». Tanto più in un contesto di incertezza economica, dettato dal vento che soffia da Oltreoceano. Con «nuovi rischi derivanti dalle prospettive di ampio ricorso ai dazi, antica forma di prove di forza» che – è anche il timore dell’azienda di Latina – «possono ostacolare il diritto all’accesso alle cure, alla salute».
L’invito allora è quello al confronto con le parti sociali, «volano di progresso civile, sociale, economico». Il dialogo tra imprese e sindacati, che «aiuta a raggiungere mete di progresso come è stato con l’invenzione nel secolo scorso dello stato sociale». C’è una parola che torna più volte, nel discorso di Mattarella: dignità.Il presidente cita Papa Francesco, a questo proposito: «Non venga mai meno il principio di umanità come cardine del nostro agire quotidiano». E ancora: «Nessuno deve sentirsi scartato o escluso». Invece a tanti lavoratori quella dignità è spesso negata. Ai migranti i cui salari «risultano inferiori di un quarto rispetto a quelli dei connazionali». A chi finisce vittima di «fenomeni scandalosi come il caporalato». E non è un caso che Mattarella lo ricordi nella città dov’è morto dissanguato il bracciante di origine indiana Satnam Singh. Il lavoro dev’essere «motore di progresso», non può «consegnare alla morte», è il monito. Una «piaga», quella delle morti bianche, che «non accenna ad arrestarsi» e «ha già mietuto centinaia di vite». Ecco perché «è evidente – avverte Mattarella – che l’impegno per la sicurezza nel lavoro richiede di essere rafforzato». E se il mondo del lavoro cambia velocemente, con nuovi ruoli che nascono e altri che tramontano, «quel che non tramonta – ribadisce Mattarella – è il carattere del lavoro come espressione della creatività e della dignità umana». Ed è su di esso che, ricorda a tutti il capo dello Stato, che si fonda la Repubblica.
LE REAZIONI
Un intervento subito rilanciato dai leader dell’opposizione. Da Trento ecco la leader del Pd Elly Schlein: «Siamo in un Paese che sta smettendo di investire in sanità pubblica e che ha salari troppo bassi. Noi continueremo a insistere su lavoro dignitoso, giuste retribuzioni, salario minimo». Duro anche Giuseppe Conte: «Il governo si disinteressa, aumenta gli stipendi solo ai ministri, non vuole il salario minimo legale». «Approvarlo subito», rilancia Carlo Calenda. Mentre per la maggioranza è la Lega a intervenire. Con l’annuncio di un ddl (già anticipato dal partito al congresso di Firenze) che verrà presentato nei prossimi giorni per garantire «retribuzioni più eque».
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