Ha pagato il conto con la giustizia, riabilitato dai tribunali. Ora anche dal Parlamento italiano. “Sua Sanità” Francesco De Lorenzo, ottantasette anni, già ministro della Salute liberale finito in carcere trent’anni fa con l’accusa di aver intascato una mazzetta di 7 miliardi di lire dalle grandi aziende farmaceutiche in quello che è diventato un caso simbolo di Tangentopoli, riavrà indietro il suo vitalizio. Ha deciso così ieri l’ufficio di presidenza della Camera. Voto unanime, con il via libera del Movimento Cinque Stelle.
LA RIUNIONE
Montecitorio, metà pomeriggio. Succede tutto a una manciata di minuti dalla commemorazione in aula per Francesco, il Parlamento riunito a ricordare il “papa degli ultimi”. Ventuno sì: l’ufficio di presidenza della Camera, convocato ad hoc, decide di restituire il vitalizio all’ex ministro di Giulio Andreotti finito nella bufera di Mani Pulite e a lungo rimasto distante dalla politica italiana, impegnato nel sociale e a pagare i conti con la giustizia. L’ordine del giorno dell’ufficio presieduto da Lorenzo Fontana, letto dal Messaggero, prevedeva il «ripristino dell’erogazione del trattamento previdenziale» all’ex ministro ottuagenario a seguito «dell’accoglimento da parte del Tribunale di sorveglianza di Roma dell’istanza di riabilitazione presentata» dallo stesso De Lorenzo. E così è stato con il voto unanime dei componenti.
Torna dunque il vitalizio, sospeso da decenni di sentenze e carte bollate nei tribunali. E sarà in parte retroattivo: l’ex parlamentare campano del Pli incasserà l’assegno a decorrere dal 18 luglio del 2024, data in cui il Tribunale di Sorveglianza di Roma aveva accolto la richiesta di riabilitazione. Un atto dovuto a dire il vero, ridare a De Lorenzo l’onorevole stipendio. Prevede così infatti una delibera firmata nel 2015 dall’allora presidente della Camera Laura Boldrini sulla «cessazione degli assegni dei vitalizi e delle pensioni a favore dei deputati che abbiano riportato condanne definitive per reati di particolare gravità». Che imponeva però la restituzione del vitalizio «qualora sia intervenuta la riabilitazione» come è effettivamente accaduto con De Lorenzo.
Più che il ritorno al vecchio stipendio dell’ex ministro primorepubblicano allora la notizia è un’altra ed è tutta politica. E cioè il voto a favore dei Cinque Stelle per la riattivazione del vitalizio. Quattro pollici in su — Roberto Traversi, Gilda Sportiello, Filippo Scerra e l’ex ministro all’Ambiente Sergio Costa — sono lì a disegnare un tornante del movimento politico entrato in Parlamento con la promessa di aprirlo come una scatoletta di tonno e di tagliare le unghie alla “casta”. Acqua passata, verrebbe da dire.
E pensare che proprio i Cinque Stelle si erano scagliati contro la delibera Boldrini da cui prende le mosse il reintegro stipendiale di De Francesco. Correva l’anno 2017 e Luigi Di Maio, allora capo politico della compagine stellata, chiedeva in una lettera di fuoco alla Boldrini di rivedere il regolamento perché troppo soft proprio nel passaggio sui vitalizi.
IL CASO GIUDIZIARIO
Sono passati trent’anni dalla caduta politica e giudiziaria dell’ex ministro del Divo, ritenuto uno dei “tre vicerè” di Napoli insieme a De Donato e Pomicino.
Le cronache dell’epoca raccontano momenti rimasti indelebili nella vicenda Tangentopoli. Tredici maggio 1994, metà pomeriggio: un’auto dei Carabinieri preleva De Lorenzo nella sua casa in collina a Posillipo, scattano le manette e il trasferimento a Poggio Reale. Con accuse pesanti che andavano dall’associazione per delinquere alla corruzione, dal finanziamento illecito dei partiti alle false fatturazioni. Il carcere, poi un lungo percorso per pareggiare i conti con la giustizia italiana, in mezzo la lotta contro un tumore e l’impegno sociale per combattere questa malattia. Dunque la battaglia in tribunale per la riabilitazione. Concessa in aula e ora anche alla Camera con il ritorno al vitalizio e il placet dei Cinque Stelle.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Leave feedback about this