10.05.2025
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Technology

Le frontiere (im)possibili dell’Intelligenza Artificiale dove il digitale sfida il quotidiano



L’intelligenza artificiale sta cambiando il mondo che conosciamo. Sta accadendo anche con il nostro modo di ragionare, di trovare le soluzioni a problemi pratici o teorici. Insomma, come esseri umani ci adatteremo ancora una volta. Del cambiamento in atto si è discusso nell’incontro Corpi e menti, l’evoluzione digitale nel quotidiano, evento organizzato da Molto Futuro, all’interno del Festival delle Scienze di scena all’Auditorium Parco della Musica di Roma (fino al 13 aprile). Sul palco tre esperti di IA che hanno dialogato con Alvaro Moretti, vicedirettore de Il Messaggero ed il giornalista Andrea Andrei. In platea tantissimi studenti di scuole superiori. Si, perché l’intelligenza artificiale è il presente, ma è anche tanto futuro.

GLI OSPITI

«Cominciamo ora a capire che l’interazione quotidiana con il digitale ha cambiato non solo i tempi, ma sta cambiando la mente», sottolinea Moretti, introducendo il primo ospite, Fabrizio Piras, psicologo ed esperto di neuroscienze cliniche presso la Fondazione Santa Lucia IRCCS. «Queste tecnologie sono recenti, hanno circa 20 anni e per la ricerca non è un grande lasso di tempo per valutare gli effetti. Il nostro cervello si è evoluto nel corso dei millenni, proprio grazie alla tecnologia, anche se oggi siamo di fronte ad un rapidissimo cambiamento», spiega lo scienziato che evidenzia quanto sia importante l’evoluzione tecnologica nel suo lavoro tra robot che aiutano i pazienti con deficit motori ad interfacce cervello-macchina per muovere arti col pensiero. Ricerche recenti sottolineano che l’uso dei social abbia diminuito la soglia di attenzione dei più giovani. La tecnologia dà e toglie, allo stesso tempo. Tanto che può essere difficile già ora distinguere il vero dal verosimile. Stiamo parlando del deepfake, «algoritmi di IA che prendono le caratteristiche del volto umano per farle apparire di un’altra persona» spiega il secondo ospite di Molto Futuro, Marco Ramilli, founder di IdentifAI, azienda specializzata nell’identificare l’origine dei contenuti.

I MODELLI

«Oggi capire chi c’è dell’altra parte non è più così scontato. Noi abbiamo sviluppato strumenti per identificare se quello che vediamo è reale. Grazie ai modelli generativi partiamo da un’immagine, un video o un testo e risaliamo all’origine, per capire se sono stati generati da una mente umana o artificiale», spiega Ramilli ad una platea di adolescenti, i più esposti a questo genere di contenuti. «La percezione della realtà si sta modificando?» chiede Andrei. La risposta genera inquietudine. «Siamo sempre stati abituati alla realtà fisica, oggi un’immagine non prova più una realtà, i mondi si sono scollati», risponde l’imprenditore digitale. Per fortuna gran parte degli studenti, interpellati dal vice direttore Moretti, preferisce apparire sui social con la propria immagine reale e non un avatar. In chiusura di mattinata, l’ultima esperta, Alice Gabrielli, data analyst, divulgatrice scientifica e Ambassador Generazione STEM, che dal liceo linguistico, mai avrebbe immaginato di diventare una specialista in statistica, con il suo gran da fare con enormi mole di dati. Gabrielli ha portato al Festival delle Scienze, la sua esperienza professionale e personale di appassionata di scienza, contro i pregiudizi sul binomio donne e materie scientifiche. «In questa sala, su cento ragazze, una su cinque diventerebbe ingegnere. Ancora poche, ma è scientificamente provato che non è il genere che discrimina una materia e la sua conoscenza. Donne e uomini hanno esattamente le stesse possibilità». Gabrielli, da esperta di dati, evidenzia l’impatto della tecnologia sull’ambiente. «Le nostre ricerche su Google, i messaggi consumano tantissimo ed emettono CO2, bisogna esserne consapevoli». E per chiudere la giornata, cosa c’è di meglio di un quiz per fare il riepilogo dei tanti argomenti affrontati? Che tra tanti studenti in sala, ha quasi il sapore di un’interrogazione.

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