Diciassette, tutte d’un fiato. Senza una sconfitta, che nei primi mesi della stagione era pure una brutta abitudine: 12 vittorie e 5 pari, questo il gran passo della Roma di Claudio Ranieri, arrivato come il Salvatore per la terza volta nella sua lunga carriera. Un trend da scudetto, una specie di miracolo, vista la rosa non all’altezza — per ammissione dello stesso sir Claudio — per i grandi obiettivi. La Roma è arrivata alla meta un po’ stanca, a spinta. Ma proprio ora c’è bisogno di tirar fuori quello che non si ha (più), serve un’altra impennata: vincere a San Siro domani. Impresa non impossibile, forse solo improbabile. Non ci voleva l’Inter come prima avversaria di questo decisivo rush finale, che prevede per i giallorossi le sfide con Fiorentina, Atalanta, Milan e Torino. Ranieri ci ha confessato di credere poco al quarto posto («dovremmo vincerle tutte e le altre devono sbracare»), tanto da poterci scommettere appena un euro, nonostante la Roma ne sia lontana soli tre punti dal quarto posto. Un bluff, forse. O il suo consueto, e crudele, realismo. Di sicuro il tecnico sa bene che il gruppo ha speso molte energie per risalire in classifica (a novembre era solo due punti sopra la retrocessione), tanto che nelle ultime tre gare ha portato a casa “solo” due pari e una vittoria. E se è vero che le due “x” sono arrivate con Juve e Lazio, lo è altrettanto che la Roma non abbia mai dato la sensazione di saper sprintare e di poterle vincere. E in più, a confermare lo stato di salute della Roma, pure l’ultimo successo con il Verona, colto dopo novanta minuti di apnea.
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L’OCCASIONE
Domani a San Siro servirebbe una vittoria per restare agganciati al treno, e la Roma proverà ad ottenerla, consapevole dei limiti fisiologici di questo finale di stagione, comunque sorprendente per i giallorossi. Calciatori come Paredes, Saelemaekers e Angeliño sono in flessione, lo spagnolo ad esempio ha giocato sempre e non ha un sostituto all’altezza, così come Ndicka. L’assenza di Dybala comincia a farsi sentire, anche perché là davanti Ranieri può schierare solo Dovbyk o Shomurodov, senza mai poterli utilizzare insieme (e gli piacerebbe pure) vista la mancanza di alternativa in corsa. Non sono queste le migliori condizioni per sperare in un exploit. La differenza può farla l’aspetto psicologico: è vero che per la Roma è l’ultima occasione per sperare in un posto in Champions, ma nessuno — in caso di insuccesso — sarebbe nelle condizioni di criticare l’operato di Ranieri; l’Inter invece si gioca molto di più, sapendo benissimo che una sconfitta comprometterebbe la vittoria dello scudetto. Claudio per questo ultimo atto deve togliere il freno a mano alla squadra, che è stata capace nelle difficoltà di sapersi difendere bene (Svilar ha subito solo nove gol in questa striscia di diciassette partite) ma non di creare grosse occasioni da gol, facendosi bastare gli 1-0 (quattro nelle ultime sei gare, sei in diciassette). Provarci significa osare, mostrare personalità, anche a costo di tornare a casa con una sconfitta, che lascerebbe alla Roma la speranza di raggiungere Europa League, che sarebbe comunque miracoloso. Ranieri ha bisogno di Dovbyk, a caccia di un gol (a parte il rigore di Bologna) con una big. Serve la Roma vera, con un’Inter che ora non sembra l’Inter.
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