Gino Cecchettin è rimasto freddo, calmo. Poi, certo, ha sempre quello sguardo velato che riflette l’abisso. Ma non ha rinunciato a dare il suo contributo di forza e speranza: domani si riparte cercando di salvare vite, dice. E mentre scriviamo, a poche ore dalla lettura della sentenza di condanna all’ergastolo per Filippo Turetta, il ragazzo che ha ucciso sua figlia Giulia Cecchettin, papà Gino ha incontrato il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara.
Ieri, è uscito dall’aula e ha commentato a caldo la verità giudiziaria senza mostrare alcun sentimento di soddisfazione e di sazietà colpevolista di cui sono affamati gli obiettivi e i microfoni che lo circondano. È un omicidio aggravato dalla sola premeditazione e non dalla crudeltà, scrivono i giudici della Corte d’Assise di Venezia. «Non sono ne sollevato e più triste rispetto a ieri». Gino Cecchettin parla con spontaneità e ammutolisce tutti perché a chi gli chiede cosa pensa del fatto che non si sia ravvisata crudeltà lui replica andando alla radice delle cose, del dolore di un genitore che ha dovuto immaginarsi una figlia rapita e uccisa con 75 coltellate.
«Bisognerà capire che cosa è crudelta e cosa è stalking», è sembrato ragionare a voce alta ieri con sé stesso e invece ha condiviso con l’Italia intera i suoi pensieri, il suo sgomento composto che si articola in parole, dubbi, sforzi per capire e quindi prevenire. Cosa cambia con questa condanna? «Come papà non cambia nulla», ha risposto un papà che il dolore ha trasformato in attivista e presidente di una fondazione che si è data come obiettivo il contrasto e la prevenzione della violenza di genere.
Gino Cecchettin commenta l’ergastolo di Filippo: «Rispetto la giustizia ma la violenza di genere non si combatte con le pene»
«Rispetto la giustizia ma la violenza di genere non si combatte con le pene. Abbiamo perso tutti come società», ha detto l’attivista Cecchettin il cui carisma ha sempre brillato lontano dalle cronaca nera, dalle notizie sulle indagini, le udienze, il processo, le regole penali «che la società si è data», scandisce lui.
Le leggi vigenti.
Il papà di Giulia: «Bisognerà capire che cosa è crudelta e cosa è stalking»
«Giustizia è stata fatta secondo le leggi vigenti, il percorso si fa su altri banchi», commenta il papà della vittima che ha ribadito di non aspettarsi scuse. Gino Cecchettin ha sempre detto che prevenire la violenza è una battaglia culturale. Motivo per il quale ha deciso di creare una Fondazione alla memoria di sua figlia.
«Come essere umano mi sento sconfitto, come papà non è cambiato nulla», ha ripetuto.
«Non sono ne sollevato e più triste rispetto a ieri. Speravo di rimanere più impassibile. La battaglia contro la violenza continua. Bisognerà capire che cosa è crudelta e cosa è stalking. Su questo ci sarà da dibattere», ha continuato il padre di Giulia con voce calma e molto misurata.
«Domani si riparte coi messaggi di sempre, mi dedicherò alla Fondazione e continueremo nel nostro percorso con il comitato scientifico, cercando di salvare vite», ha detto rivolgendosi ai genitori che come lui, all’epoca in cui Filippo non si rassegnava, non erano consapevoli che stava prendendo corpo un omicidio.
«Prima ero impassibile, perché avrei accettato qualsiasi verdetto, ma nel momento in cui è arrivato, l’essere qui tutti, significa aver perso una battaglia. Andrò avanti con il mio percorso, oggi era una tappa dovuta per rispettare le leggi che ci siamo dati come società civile. È una sentenza, giustizia posso dire che è stata fatta secondo le leggi vigenti. Il percorso sì fa su altri campi», ha concluso.
La nonna Carla: «Dolore fino alla tomba, non si prova più niente». E il giorno dopo la sentenza il papà di Giulia incontra il ministro Valditara
«Noi abbiamo il nostro dolore e ce lo portiamo, fino alla tomba», ha detto la nonna di Giulia Cecchettin, Carla Gatto, all’esterno del tribunale di Venezia. «Non si prova più niente», dice. Serve tanta forza, si intuisce. Quella di svegliarsi, alzarsi, ricordarsi che Giulia non c’è più e poi andare al ministero dell’Istruzione per incontrare il ministro Valditara. Come sta facendo Gino Cecchettin oggi, il giorno dopo la sentenza di ergastolo per Filippo Turetta.
@ilmessaggero.it «La mia sensazione è che abbiamo perso tutti come società. Non sono né più sollevato né più triste rispetto a ieri o domani. È una sensazione strana, pensavo di rimanere impassibile». Lo ha detto ai giornalisti Gino Cecchettin, dopo la lettura della sentenza nei confronti di Filippo Turetta. «È stata fatta giustizia — ha aggiunto — la rispetto, ma dovremmo fare di più come esseri umani. La violenza di genere va combattuta con la prevenzione, con concetti forse un po’ troppo lontani. Come essere umano mi sento sconfitto». di #valentinapanetta #turetta #filippoturetta #cecchettin #giuliacecchettin #ergastolo ♬ News, news, seriousness, tension(1077866) — Lyrebirds music
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