Banco Bpm respinge l’offerta di scambio di Unicredit, ai sensi dell’art 102 del Tuf che fa scattare la passivity rule: «non riflette in alcun modo la redditività e l’ulteriore potenziale di creazione di valore per gli azionisti di Banco Bpm» e contiene «condizioni inusuali», «ricadute occupazionali e sociali, condiziona la flessibilità strategica». L’istituto milanese tira dritto sull’opa lanciata il 6 novembre su Anima, la sgr anch’essa nel mirino di Gae Aulenti: ieri piazza Meda ha depositato il prospetto in Consob e, in base all’art. 104 della legge Draghi, dovrebbe convocare un’assemblea, utile anche per fare una conta interna rispetto al futuro.
Ieri il cda presieduto da Massimo Tononi, già in calendario, ma spostato da Verona e Milano, all’unanimità, ha espresso un primo giudizio relativamente alla proposta ufficializzata due giorni fa dall’istituto guidato da Andrea Orcel: «Si precisa che l’Offerta non è stata in alcun modo preventivamente concordata con la Banca», si legge in una lunga nota diffusa in tarda mattinata mentre il cda ha proseguito i lavori. L’ops da 10,1 miliardi con un rapporto di scambio di 0,175 azioni Unicredit ogni azione Milano valorizzato a 6,675 euro, prevede la fusione dopo la conclusione dell’opa a giugno 2025 e Bpm verrebbe delistata. Ieri in borsa dopo le sedute positive dei giorni scorsi, Bpm e Unicredit hanno ripiegato rispettivamente dello 0,86% a 6,95 euro e dell’1,35% a 35,78 euro.
IL VALORE DI CASTAGNA
A caldo l’offerta è stata bocciata dal Ministro Giancarlo Giorgetti («non concordata con il governo che valuterà l’applicazione del golden power»), da Palazzo Chigi e da Matteo Salvini. Poco prima dell’inizio del board, il consigliere Mauro Paoloni, docente a RomaTre, indicato dalla Fabi, aveva bollato come «ostile» l’ops del secondo gruppo italiano che, con questa iniziativa, tutt’altro che scontata, come l’ha definita lo stesso Orcel («non vi è certezza»), punta a creare il terzo gruppo bancario europeo.
Il valore potenziale di Piazza Meda «è ulteriormente rafforzato dalle operazioni straordinarie recentemente annunciate, che si aggiungono alle azioni già contenute nel piano industriale 2023-26 e che si tradurranno in un aggiornamento degli obiettivi del piano medesimo, già in parte anticipati al mercato».
Da inizio anno le Bpm sono cresciute del 45% pari a 3,3 miliardi, Unicredit del 46% pari a 15 miliardi. Le sinergie di costo lorde stimate da Unicredit per 900 milioni — ha sottolineato ancora Banco Bpm — sono «più di un terzo della base costi di Banco Bpm», pari a 2,5 miliardi di oneri operativi di cui 1,6 miliardi di spese per il personale e per questo «destano forti preoccupazioni sulle prevedibili ricadute a livello occupazionale e sociale».
Secondo i primi calcoli, la fusione potrebbe comportare circa 2.500 tagli di dipendenti che potrebbero aggiungersi ai 1.600 in uscita nei prossimi mesi. «Peraltro tali sinergie, al pari di quelle di ricavo, non sono per nulla valorizzate nelle condizioni dell’offerta», si aggiunge.
La posizione concordata ieri dal cda è preliminare. «Banco Bpm si esprimerà sull’Offerta con le tempistiche, gli strumenti e secondo le modalità previste dalla legge», dall’analisi del Comunicato il cda «all’unanimità rileva, che l’Offerta indica un corrispettivo unitario — in azioni — che riflette un premio dello 0,5% rispetto al prezzo ufficiale di Bpm del 22 novembre, e uno sconto implicito del 7,6% rispetto al prezzo ufficiale di ieri», cioè di due giorni fa. L’offerta «espone gli stakeholders di BPM all’alea connessa all’esito delle iniziative di espansione avviate da UniCredit in Germania» su Commerz nonché a una significativa diluizione dell’attuale esposizione geografica nelle regioni più dinamiche del Paese e dell’Eurozona». L’istituto si riposizionerebbe su aree oggi caratterizzate da una minore crescita e un maggiore rischio geopolitico». La passivity rule blocca «la flessibilità strategica del gruppo», in particolare con riferimento alle condizioni dell’opa promossa da Banco BPM Vita, su Anima Holding e al recente investimento da parte della Banca nel capitale sociale di Mps, «determinandosi così un quadro di elevata incertezza».
Ops di Unicredit su Bpm e Anima, offerta da 10 miliardi. Giorgetti: «Mossa non concordata»
Ieri Credit agricole, primo socio con il 9,9% ha smentito di aver chiesto l’ok a Bce per superare il 10%, ma nulla ha detto sulle indiscrezioni di aver stipulato derivati con JpMorgan per salire al 20%.
Intanto silenzio dall’altro fronte. Andrea Orcel ieri era in Austria per riunioni interne e oggi in Bulgaria: vuol far decantare la situazione in Italia dopo averla ingessata almeno per sei mesi, salvo colpi di scena possibili per varie iniziative.
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