Blitz di Unicredit che lancia un’offerta di scambio (ops) volontaria da 10,1 miliardi su Bpm (vecchio pallino di due anni e nove mesi) e Anima: punta a creare nuovi assetti bancari in Italia e in Europa visto che piazza Meda aveva promosso un’opa sulla seconda sgr italiana. Il cda di Unicredit di domenica 24 ha approvato l’ops con un rapporto di scambio di 0,175 azioni dell’offerente di nuova emissione, pari a una valorizzazione “monetaria” di 6,657 euro, per 1 azione di Banco Bpm, cifra che tiene conto del prezzo delle Unicredit venerdì 22 di 38,041 euro. Il premio è dello 0,5% rispetto alla chiusura Bpm di venerdì 22 e del 14,8% rispetto al valore del 6 novembre, prima dell’opa di piazza Meda sulla sgr. Ieri le Bpm hanno chiuso in rialzo a 7,01 euro (+ 5,48%) per una capitalizzazione di 10,57 miliardi, superiore all’ops; male Unicredit (- 4,77% a 36,28 euro). Unicredit-Bpm farebbe nascere il terzo istituto europeo.
Va anche ricordato che, oltre all’Opa su Anima, Bpm, la sgr, gruppo Caltagirone e Delfin, il 13 novembre, hanno acquistato dal Mef il 15% di Mps per blindarne l’italianità a supporto dell’economia reale e proteggere la distribuzione di prodotti di risparmio di Anima. La mossa di Unicredit su Bpm ha però spiazzato il governo che si è messo di traverso. L’operazione è stata «comunicata ma non concordata col governo», ha puntualizzato il ministro del Mef Giancarlo Giorgetti, a margine di un evento. «Vedremo, come è noto esiste il golden power. Il governo valuterà attentamente quando Unicredit invierà la sua proposta per le autorizzazioni del caso». Lo strumento dei poteri speciali, dal 2012 ha avuto un iter tortuoso e nel 2022 è stato esteso anche al settore finanziario su acquisti di partecipazioni fra imprese italiane, ponendo vincoli e obblighi. Orcel, prima del cda, aveva avvertito Gaetano Caputi, capo di gabinetto di Palazzo Chigi, raccogliendo freddezza. Chigi ieri ha ribadito i concetti di Giorgetti: «La decisione è stata comunicata a ridosso del cda, ne abbiamo preso atto. Inoltre non è chiara la finalità dell’operazione per la concomitanza dell’interesse su Commerz, il governo approfondirà il Golden Power con un attento esame».
Anche Matteo Salvini ieri si è schierato contro: «A me le concentrazioni e i monopoli non piacciono mai, ero rimasto al fatto che Unicredit volesse crescere in Germania. Non so perché abbia cambiato idea, Unicredit ormai di italiano ha poco e niente: è una banca straniera, a me sta a cuore che realtà come Bpm e Mps che stanno collaborando con soggetti italiani per un terzo polo italiano, non vengano messe in difficoltà. L’interrogativo mio e dei tanti risparmiatori è: ma Bankitalia c’è? Vigila?». Infine: «Non vorrei che qualcuno volesse fermare l’accordo Bpm-Mps per fare un favore ad altri». Ma Orcel sgombra il campo. «Non abbiamo ambizioni su Mps», ha detto agli analisti. Agli interlocutori istituzionali, avrebbe anticipato che in caso di successo dell’ops, il 9% di Siena lo metterà a disposizione di un compratore che gli verrà indicato. Domenica sera invece Orcel ha avvertito il presidente di Bpm Massimo Tononi.
IL DESTINO DEL 9% DI SIENA
Ieri in serata, difronte al muro alzato da più parti, Orcel ha ammorbidito i toni su Linkedin: «Al momento, l’offerta che abbiamo presentato non è vincolante, e non vi è alcuna certezza si raggiunga un accordo. La responsabilità di valutare questa offerta spetta al cda di Bpm e agli azionisti di entrambi gli istituti: speriamo di incontrarli presto per concordare i dettagli».
Eppure in mattinata l’aveva definita una «mossa aggressiva» presentando al mercato l’operazione-lampo, da concludersi a giugno 2025 — dopo l’assemblea di aprile — anche se le sinergie dell’integrazione si avranno entro giugno 2027: 1,2 miliardi fra 300 milioni di ricavi e 900 milioni di costi. Unicredit ha lasciato intendere che il blitz su Bpm sia stato fatto per avere un’alternativa concreta «alle discussioni su Commerz già prolungate nel rispetto delle elezioni tedesche e degli stakeholders della banca».
OGGI LA POSIZIONE DEL CDA
Le incertezze su Commerz hanno fatto crollare il titolo del 5% a 14,54 euro. L’ops ricorda l’offerta del febbraio 2020 di Intesa Sp su Ubi. L’obiettivo di partenza di Unicredit sarebbe incorporare Bpm per rafforzare il posizionamento in uno dei suoi mercati principali: in alcune aree geografiche ricche del Paese, però, si potrebbero creare sovrapposizioni di filiali da far intervenire l’Antitrust. Inoltre acquisendo Anima, Orcel si riapproprierebbe del business del risparmio gestito: nel 2016 Jean Pierre Mustier vendette Pioneer ad Amundi, di proprietà del Credit Agricole, oggi secondo socio di Bpm con il 9,9%. L’Agricole potrebbe rappresentare una delle mosse difensive di Giuseppe Castagna che oggi in cda a Milano esaminerà l’ops e potrebbe anticipare una posizione contraria anche per il prezzo, bocciato dal mercato. Dal mondo legale si esprimono perplessità sui paletti posti da Orcel a Bpm per proseguire l’opa su Anima subordinandola a un’assemblea straordinaria.
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