È la grande domanda che agita gli schieramenti all’indomani dello stop (parziale) della Consulta sull’autonomia differenziata. Che succede, ora, con il referendum? La consultazione sulla riforma targata Roberto Calderoli era stata lanciata prima dell’estate da partiti e associazioni di centrosinistra. Con un obiettivo dichiarato: bocciare la legge accusata di «spaccare in due l’Italia». E soprattutto provare ad assestare un colpo al governo, coagulando il malcontento di un pezzo del Sud sulla riforma e provando a cavalcarlo a Roma. «Sarà la loro Waterloo», assicuravano fino a qualche giorno fa gli esponenti dem del Mezzogiorno.
Ecco perché dopo il verdetto nel centrodestra c’è chi festeggia. Perché l’impianto della riforma – necessarie correzioni a parte – è salvo, per il resto ci sarà tempo di intervenire. Senza fretta, a sentire Fratelli d’Italia e Forza Italia. Mentre lo scoglio del referendum sembra scomparire dall’orizzonte.
MESI O ANNI
La pensa così il Guardasigilli Carlo Nordio: per capire se la riforma sarà sottoposta o meno al vaglio degli italiani, spiega il ministro della Giustizia dal convegno della Fondazione Iniziativa Europa a Stresa, «bisognerà leggere le motivazioni. Ma – anticipa – direi di sì: la decisione è intervenuta pesantemente su alcuni settori che sono quelli tipici del referendum». E quindi quella consultazione non avrebbe più ragione di esserci, riflette Nordio. Il destino della riforma? «Adesso – risponde il ministro – il parlamento dovrà rivederla, poi la rivedrà la Cassazione». Quanto ci vorrà? «Probabilmente mesi, o forse anche anni» per una «soluzione definitiva». In ogni caso «a spanne, con prudenza – ribadisce il Guardasigilli – questa sentenza dovrebbe eliminare almeno per ora la possibilità del referendum». Con buona pace della Lega che insiste per fare in fretta a riportare in carreggiata la legge bandiera del Carroccio: di certo, prima delle regionali in Veneto nel 2025.
Anche i leghisti per ora scelgono di fare buon viso a cattivo gioco. Calderoli, autore del testo in parte bocciato, si concentra sul bicchiere mezzo pieno: «Se sono state presentate un centinaio di eccezioni su 43 commi e ne hanno accettate sette», significa che «abbiamo trovato la strada per una perfetta coincidenza con la Costituzione. La legge nel suo impianto regge e reggerà: farò tesoro degli indirizzi della sentenza – tira dritto il ministro degli Affari regionali – poi le opposizioni taceranno e mi auguro per sempre».
Un’uscita che innesca il fuoco di fila del Pd. Il ministro «perde la ragione e vuole ridurre al silenzio le opposizioni: Meloni dica se è accettabile», tuona la capogruppo dem alla Camera Chiara Braga. Dalla segreteria rilancia Antonio Misiani, membro della segreteria: «Calderoli si tolga dalla testa di poter dire alle opposizioni cosa possono o non possono fare». E Alessandro Alfieri: «Forse è a lui che servirebbe un periodo di silenzio per riflettere sulla sentenza». Chiosa Piero De Luca: «Chieda scusa all’Italia, le opposizioni non arretreranno».
Scontro a parte, le parole del titolare degli Affari regionali fanno capire che anche nel Carroccio si dà il problema del referendum come in sostanza già superato. Non la pensa così Elly Schlein. Che all’idea di mobilitare il Sud contro il governo non ha intenzione di rinunciare tanto in fretta. E quindi se da un lato «dovremo aspettare le motivazioni per capire come la sentenza inciderà sui quesiti referendari», dall’altro, assicura la segretaria del Pd, «noi sicuramente andremo avanti». Poi chiosa su Calderoli: «Continueremo a farci sentire. Non decide il governo quello che dice o non dice l’opposizione».
LA POLEMICA
Al netto del nodo referendum però, a scatenare le polemiche è soprattutto un altro passaggio dell’intervento di Nordio. Quello in cui il Guardasigilli commenta gli scontri di Torino. E invoca una risposta dura da parte dei giudici perché, dice, «è così che è nato il terrorismo». Dunque «l’intervento deve essere rapido, efficace. Da parte del governo lo è e lo sarà», assicura, ma ora «sta alla magistratura dimostrare di essere molto, molto severa nei confronti di questi banditi. Non ci sono attenuanti per chi aggredisce le forze dell’ordine». Parole contro cui controbatte Angelo Bonelli di Avs: «Con quali poteri il ministro Nordio possa impartire ordini alla magistratura e evocare un rischio terrorismo che nel nostro Paese non c’è?». Mentre da +Europa Riccardo Magi sferza il ministro sul tema del referendum sull’autonomia: «Eviti giudizi affrettati e rispetti l’indipendenza delle toghe».
Andrea Bulleri
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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