Chiude il cerchio parlando agli imprenditori, Sergio Mattarella, con loro nella città di Canton il Presidente della Repubblica traccia il bilancio conclusivo di sei giorni di visita ufficiale in Cina.
Una missione all’insegna dei rapporti culturali plurisecolari con l’Italia, mentre si celebrano i settecento anni dalla morte di Marco Polo e Matteo Ricci, ma fin da subito partita all’insegna degli scambi commerciali e di un rilancio delle relazioni economiche. «L’apertura vicendevole dei mercati fa crescere con pari convenienza e con un vantaggio per tutti i Paesi dell’Unione» dice Mattarella incontrando un gruppo di imprenditori italiani nell’ultimo giorno del suo viaggio.
Non solo parole ma fatti, promette spiegando di aver ricevuto dal governo cinese «rassicurazioni che speriamo vengano sviluppate prossimamente» sull’apertura del mercato cinese alle merci e gli investimenti tricolori. «Questo principio lo abbiamo ampiamente sollecitato con reciproco interesse», riprende il titolare del Quirinale dove definiscono «di grande successo» la missione cinese, suggellata dal faccia a faccia con il presidente Xi Jinping in una solenne Grande sala del popolo a Pechino. Ed è il tempismo della missione soprattutto a renderla politicamente delicata, mentre Donald Trump si prepara al ritorno nello Studio Ovale e si profila all’orizzonte una nuova stagione di protezionismo e duro confronto tra Stati Uniti e Cina.
I DAZI
Sul libero commercio insiste molto Mattarella a Canton parlando vis-a-vis con i manager italiani che lo hanno seguito in rappresentanza di una delegazione di banche e imprese, da Enel ad Eni e Intesa. Riconosce «l’esigenza di riequilibrio nel rapporto importazioni-esportazioni» sottolineata «più volte» nei colloqui dei giorni scorsi. Tradotto: una bilancia commerciale che pende a sfavore dell’Italia e va riequilibrata. Dice il Capo dello Stato: «Gli investimenti italiani in Cina continuano a crescere e il governo li sostiene. Sono invece molto più bassi quelli cinesi in Italia». Il contesto internazionale non facilita la mediazione, certo.
Non c’è solo Trump. Brucia ancora, nei rapporti tra Ue e Cina, la frenata sulle auto elettriche prodotte in quantità industriali dalle grandi aziende del Dragone. Come anche, nel caso italiano, l’addio alla Via della Seta formalizzato un anno fa dal governo Meloni. Tuttavia si è chiusa senza incidenti e incomprensioni la visita di Mattarella, la seconda dal 2017, accolto con tutti gli onori da Xi Jinping, ben oltre quanto previsto dallo stretto protocollo mandarino: «Dopo sette anni, lei è il benvenuto a fare un’altra visita di Stato in Cina» come «vecchio amico del popolo cinese e un mio buon amico».
La speranza, aveva detto Xi incontrando venerdì il leader italiano, è «infondere energia più dinamica nei rapporti bilaterali, per un nuovo punto di partenza». Replica al termine della sei giorni Mattarella: «Ci sono eccellenti rapporti sotto ogni profilo». Non impediscono di marcare le distanze, laddove necessario. Profonde sul rispetto dei diritti umani, richiamato dal titolare del Colle nei giorni pechinesi. Come anche sulla guerra russa in Ucraina, da cui la Cina si è mantenuta solo formalmente in disparte, salvo sostenere apertamente le ragioni dell’invasione di Putin. Restano insomma tante incognite. Sul fronte commerciale, tra i più caldi nell’agenda Trump pronta a tornare verbo della Casa Bianca, la delegazione italiana rientra in patria con qualche rassicurazione e speranza in più.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Leave feedback about this