Portando in scena al Nuovo Teatro Orione di Roma la sua prima regia, lo spettacolo teatrale Arancione, Fabrizio Colica — metà del duo degli ormai storici yutuber Le Coliche – ha messo un punto e a capo alla sua carriera: il web è sempre una priorità, certo, ma accanto alla rete ora c’è altro. A 33 anni, la sua formazione (ha studiato al Centro Sperimentale di Cinematografia) comincia a chiedere il conto, e con questo spettacolo, una commedia che gira intorno a una cena tra amici e parenti, ricca di sorprese, Colica dimostra di essere in grado di compiere il salto dal regno immateriale del digitale a quello, più concreto, del palco.
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Ora che fa, lascia il web?
«No, certo che no.
Il web mi ha fatto crescere tanto, soprattutto a livello comico, nella scrittura. Per l’online devi scrivere battute e sketch che in pochi secondi funzionino, che facciano ridere, che acchiappino subito il pubblico. Una palestra grandissima».
Perché ha ambientato la sua commedia durante una cena?
«È una cena, ma non solo quella. È una situazione durante la quale i cinque personaggi finiscono per scoprire gli altarini l’uno dell’altro. Doveva essere un incontro durante il quale io avrei presentato il mio nuovo fidanzato alla mia ex e a mio fratello, quindi alle persone più vicine a me. Alla fine si scoprirà che sono proprio io, e non loro, ad avere difficoltà ad accettarli. Diciamo che si ribalta completamente la situazione».
È una storia di inclusione?
«Sì, ma non solo in termini di orientamento sessuale. Si parla di tante altre cose. Sull’orientamento sessuale di solito esprimiamo il peggio dell’umanità, ma in generale abbiamo sempre delle aspettative sugli altri. E l’aspettativa è l’unico vero limite delle relazioni. Tutte».
Lei, quando ha presentato il suo compagno (Giacomo Visconti, sposato nel 2021) alla famiglia ha organizzato una cena?
«No, ma ho invitato il mio compagno al compleanno di mio padre. Gli ho detto vengo, ma con il mio fidanzato. E così gli ho rivelato che stavo con un uomo. Un compleanno memorabile diciamo».
Nello spettacolo ci ha messo del suo?
«Parto sempre dalla realtà. Sia io che mio marito veniamo da una relazione con una donna, quindi ci capitavano spesso situazioni un po’ bizzarre. Tra l’altro ci ha sposati proprio la ex di mio marito».
Le aspettative sul lavoro pesano altrettanto?
«Certo: se il pubblico si aspetta di vedere a teatro quello che facciamo sul web, beh, troverà altro».
Perché non recita con suo fratello Claudio, per esempio?
«Avrei voluto, ma aveva altri impegni: in generale lui si sta focalizzando più sulla carriera cinematografica e il teatro non è tra le sue priorità. Non sarebbe riuscito a garantirmi un impegno costante».
“Arancione” perché?
«È una parola che mi piace perché non è un colore primario, ma l’unione di due colori, giallo e rosso, quindi è un compromesso. Due colori diversi e due posizioni diverse che trovano un incontro. E lo spettacolo parla proprio di questo: vorrei che lo vedessero parenti che non si parlano da una vita, madri che non accettano l’omosessualità del proprio figlio o della propria figlia o le scelte di vita dei loro ragazzi».
I suoi genitori sono venuti a vedere lo spettacolo?
«Sì. Tramite questo spettacolo sono riuscito a dirgli tante cose».
Sul web riceve mai insulti omofobi?
«Io non ho mai nascosto nulla, anzi spesso paleso le vacanze e i momenti insieme a mio marito . Ogni tanto sul web escono fuori quelli che chiamo “compli-insulti”. Tipo: “ah ma il fratello riccio delle coliche è gay? Sembrava normale, cioè non sembra gay, non si vede”. Ecco, questa è la mentalità».
A fare video vi divertite ancora?
«Sì certo, il nostro più grande desiderio è continuare a fare quello che stiamo facendo. Ci vuole tanta costanza per riuscire a “campare” col web. E tanta originalità perché dal Covid in poi sono cambiati tanti algoritmi, e quindi nati e cresciuti fenomeni nel giro di pochissimo tempo. C’è gente che è arrivata ad avere il doppio dei nostri follower nel giro di un anno. Ciò che è “trend” riesce a scalare più velocemente il gradimento, ma non è detto che quella scalata poi porti a una costante carriera. Magari hai un picco e poi scendi. La costanza secondo me premia: noi siamo ormai più di otto anni che facciamo video su web. Iniziamo a sentirci dinosauri».
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