Si pensava che la violenza politica, almeno questa, fosse estranea alle campagne elettorali in Italia. E invece, no. L’Emilia Romagna, dove si vota insieme all’Umbria nel prossimo fine settimana, vede in scena in un remake fuori tempo massimo del ‘900 lo scontro ideologico tra rossi e neri, tra fascismo e anti-fascismo in maniera caricaturale, tra gruppuscoli stile curve di tifosi del calcio — io centro sociale, io CasaPound — che non dicono niente alla contemporaneità ma riempiono la scena pubblica, inguardabile dalla stragrande maggioranza dei giovani e pure degli anziani, proprio alla vigilia del voto regionale.
I neri (non meloniani affatto, perché neri modalità nerissima e non giorgesca) a Bologna hanno cercato di sfilare, i rossi hanno protestato violentemente, la polizia è intervenuta e insomma alla vigilia del voto — De Pascale per la sinistra o Ugolini per la destra che comunque ha scelto una candidata civica – il clima si è fatto incandescente. Salvini accusa i centri sociali, «pieni di zecche comuniste e di delinquenti e da chiudere subito», di avere scatenato una gazzarra contro una legittima manifestazione della destra.
Schlein è andata a Bologna per dire, insieme all’Anpi: i fascisti qui non li vogliamo. E il sindaco dem di Bologna, Matteo Lepore punta il dito contro il governo romano che «ha mandato 300 camicie nere all’assalto della nostra città».
IDEOLOGIE
E non è il massimo un confronto politico-elettorale così, per un Paese che considera in larghissima maggioranza il ‘900 qualcosa di un millennio fa e che ha enormi problemi, anche nelle regioni e anche nell’Emilia Romagna, che sono di tipo pratico — inflazione, occupazione, salari — e non di genere ideologico.
E comunque, questo è il clima molto caldo in cui i leader del centrodestra — Meloni, Tajani, Salvini, Lupi — oggi saranno insieme sul palco a Bologna per la chiusura della campagna elettorale (mentre il centrosinistra dovrebbe chiudere con comizi separati, a meno che – visti gli eventi – Schlein e Conte non decidano di unire le forze anche sul palco). E poi, quelli del centrodestra, si ritroveranno in modalità presepe anti-sinistra, giovedì 14 novembre in Umbria, nella speranza di battere la sinistra in quella regione e di confermare la presidente leghista Donatella Tesei, per quella è che la vera elezione “ago della bilancia” di questa tornata. Meloni (e gli altri) oggi sarà a Bologna per il rush finale della campagna elettorale ma già sabato è intervenuta per esprimere solidarietà alle forze di polizia impegnate nello scontro contro gli aderenti ai centri sociali e per chiedere a «certa sinistra» di «condannare apertamente gli episodi di violenza» che si sono svolti nella capitale emiliana.
Scontro politico-ideologico — ma le elezioni amministrative non dovrebbero riguardare il governo pratico del territorio in cui si svolgono? — ma anche scontro istituzionale. Con il sindaco Lepore che evoca «le camicie nere» e apre il fronte con la gestione dell’ordine pubblico («il ministero dell’Interno deve dare spiegazioni alla città di Bologna»), con Salvini che torna alla carica sulla «chiusura dei centri sociali» e che si rifà anche alla «caccia al poliziotto a Bologna e all’ebreo a Milano come si è visto in Olanda ». E, anche in questo caso, si chiama in causa il Viminale.
L’ALLERTA
I centri sociali bolognesi vorrebbero organizzare una protesta clamorosa contro i leader in città oggi. Le forze dell’ordine si stanno mobilitando per evitare il peggio. Meloni, l’ha già detto, è preoccupata. Anche perchè è presumibile che questo clima andrà avanti (almeno) fino a lunedì 18, quando ci saranno i verdetti del voto. Gli scontri tra centri sociali e polizia dell’altro giorno, e i tentativi di impedire il corteo di CasaPound, continuano insomma a movimentare questi ultimi giorni alla viglia del voto. Perfino Elena Ugolini, civica e pacatissima candidata del centrodestra, sente di dover intervenire e lo fa così: «Sbalordisce il fatto che il vicesindaco di Bologna fosse presente alla manifestazione dei centri sociali, mentre fino a pochi giorni fa il sindaco Lepore chiedeva al ministro Piantedosi un rafforzamento delle forze di polizia e di sicurezza per la città». E ancora: «Come si fa a credere nelle istituzioni, quando un vicesindaco partecipa a un corteo che finisce in guerriglia urbana? Il sindaco Lepore si sta dimostrando sempre di più incapace di amministrare Bologna».
Questo il clima elettorale e c’è da preoccuparsi davvero.
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