Il consenso come lavacro lustrale. Per lavare via pensieri, guai e polemiche, rinsaldare il governo e il centrodestra che ha appena superato il secondo giro di boa a Palazzo Chigi. C’è una ragione se Giorgia Meloni ha messo la faccia sul voto in Liguria, sulla scommessa di Marco Bucci, il sindaco di Genova che ha accettato di correre nonostante i dubbi, la malattia. Ha voluto esserci al comizio finale venerdì la premier, ha scandito lei l’ultimo appello agli elettori in un voto in cui lo spettro dell’astensione aleggia e preoccupa i partiti, tra alluvioni, disaffezione e rabbia per le inchieste giudiziarie che hanno colpito la Regione negli ultimi mesi.
LA POSTA IN PALIO
La Liguria come l’Ohio: chi vince qui, mette un’ipoteca sulla tornata di amministrative autunnale. Un doppio successo nella Regione guidata per anni da Giovanni Toti e in Umbria, dove gli ultimi sondaggi davano più che in corsa per il bis la leghista Donatella Tesei, ridarebbe ossigeno e forza ai “patrioti” al governo. E soprattutto metterebbe una pietra su polemiche, sospetti e accuse delle opposizioni che infiammano il dibattito. Il caso Giuli, il polverone che monta intorno al ministero della Cultura. E insieme le tensioni con la magistratura sui migranti, tornate al centro in queste settimane. Per Meloni è un punto fermo. Il consenso come àncora, rifugio sicuro. Lo pensava per le Europee, quando ha cercato nelle urne di giugno un nuovo mandato per rafforzare il programma di governo — a partire dalle riforme, giustizia, premierato, autonomia — e l’ha trovato: 28 per cento. Vale anche ora con il voto ligure. Serve a pesarsi, anche (e di nuovo) dentro la maggioranza, quando ormai si avvicina la fase calante della legislatura e non è più un tabù pensare al dopo, al prossimo giro di boa. E poi la Liguria, vista dalla stanza di Meloni a Palazzo Chigi, è un primo grande test per la vera tornata che tiene il fiato sospeso alla maggioranza. Le Regionali del 2025 e del 2026, dove in palio c’è il Nord Italia, il Veneto e poi la Lombardia contese con l’alleato leghista, la prova del nove di una forza politica, Fratelli d’Italia, che si pensa ormai partito-Nazione e vuole dimostrarlo alle urne.
Certo, se le aspettative sono alte, alti sono anche i rischi. Un “due a uno” per gli avversari, con la Liguria strappata da Andrea Orlando, esporrebbe il fianco del centrodestra, riaccenderebbe i riflettori su rivendicazioni e contraddizioni interne. Per questo la premier ha messo i suoi pancia a terra e così Salvini, Tajani, Lupi. Sarà molto più di un test locale.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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