«Ragazzi, dopo ne parliamo». E li incontra dopo il comizio

Saranno cinquanta. Prendono posto nelle prime file, indossano felpe rosso scarlatto che spiccano nel tripudio di bandiere blu.

Una contestazione dei balneari irrompe mentre la premier Giorgia Meloni si prende il palco del comizio finale in Liguria. Sale sul palco, incassa la standing ovation, lei, sulle note di Rino Gaetano. Loro però restano in piedi. Qualcuno alza la voce. E interrompe la leader di Fratelli d’Italia sul più bello.

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Balneari contestano la premier in Liguria

Mentre parla del protocollo fra Italia e Albania, la sfida con i giudici e la sinistra «che vuole farla pagare agli italiani che non la votano».

Voci, qualche grida, malumori in platea. Sono sempre loro, le felpe rosse dell'»Unione balneari italiani». Con su scritto: «SOS Salvataggio». Meloni a questo punto non può più fare finta. «Ragazzi, dopo ne parliamo. Ne parliamo», ripete di continuo. «Hanno detto che ci vediamo e ci vedremo». Dagli spalti una valanga di fischi travolge i balnearisti in protesta. Una nota stonata nel concerto di applausi e bandiere al vento sotto le volte dei Magazzini del Cotone, a due passi dal porto. La premier li incontra a margine. Sa bene che quello dei balneari è un nodo scoperto.

C’è un pezzo di categoria che è sul piede di guerra con l’Europa. E mugugna per la messa all’asta delle concessioni chiesta dall’Europa come previsto dalla Direttiva Bolkestein e infine concessa dal governo dopo una lunga mediazione di Raffaele Fitto. Il ministro agli Affari Ue che ora è alle prese con il test dell’Europarlamento per la nomina a commissario europeo e non può permettersi passi falsi. Meloni ha deciso cosí: gare per tutti nel 2027. Niente scontro frontale con l’Ue. E ora deve spiegare questa scelta a un pezzo storico del suo elettorato.