20.05.2025
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Economy

Istat, oltre 2 milioni di famiglie povere. Record di minori a quota 1,29 milioni


Oltre 2 milioni di famiglie povere, con il record assoluto di minori in difficoltà economica, a quota 1,29 milioni. Sono i numeri certificati dall’Istat, che ieri, in occasione della giornata mondiale di lotta contro la povertà, ha conteggiato nel 2023 quasi 6 milioni di «poveri assoluti». Per l’esattezza sono 5,69 milioni di residenti e anche qui si tratta di un record rispetto al numero di indigenti dal 2014, anno in cui si è cominciato a fare questo tipo di rilevazione. Secondo i numeri dell’Istituto di statistica in Italia essere poveri è una condizione che riguarda più di una persona su dieci (10,6%). La probabilità di essere povero aumenta di certo se si è disoccupati ma aumenta anche se un lavoro c’è e se si è operaio o un lavoratore dipendente, se si vive in una famiglia numerosa, per gli stranieri e per chi è residente al Sud, benché anche al Nord stiano aumentando le famiglie in difficoltà economica. Dal rapporto Istat emerge che il disagio si aggrava proprio per gli operai, la cui quota in «povertà assoluta» è in continuo aumento.

LE CATEGORIE

Le famiglie operaie in difficoltà economica nel 2023, l’anno del progressivo smantellamento del Reddito di cittadinanza, hanno toccato il livello record di 16,5%, cioè un aumento di quasi due punti percentuali in più rispetto al 14,7% del 2022. Stesso balzo anche per le famiglie operaie considerate in «povertà relativa», che passano dal 16,8% del 2022 al 18,6% del 2023. Il dato non stupisce considerando che la produzione industriale italiana ha segnato ad agosto il suo diciannovesimo mese di calo consecutivo. Ma la povertà inizia a erodere anche le categorie sociali che vengono considerate “privilegiate”. Nel 2023 sono aumentate le famiglie di «dirigenti, quadri e impiegati dipendenti» in «povertà assoluta», passate dal 2,6% del 2022 al 2,8% del 2023 come quelle di «imprenditori e liberi professionisti» (dall’1% all’1,7%).

Migliora invece il tenore di vita delle famiglie di lavoratori autonomi: l’Istat registra una diminuzione delle famiglie in povertà assoluta, che scendono dall’8,5% del 2022 al 6,8% del 2023. Meno prevedibile è l’aumento della povertà riscontrata nelle regioni del Nord Italia. Se l’incidenza delle famiglie in povertà assoluta si mantiene ancora più alta nel Mezzogiorno, dove coinvolge oltre 859 mila famiglie, cioè più del doppio delle famiglie in povertà assoluta nel Nord-Est (413 mila), al Nord e al Centro la fetta di famiglie in povertà assoluta è in crescita: rispettivamente al Nord dal 42,9% del 2022 al 45,0% e al Centro dal 15,6% al 16,2%. Mentre nel Mezzogiorno la percentuale diminuisce dal 41,4% al 38,7%.

LA MAPPA

Stesse dinamiche si riscontrano nelle famiglie in «povertà relativa». Nel report l’Istituto di statistica segnala un «aumento dell’intensità in tutto il Nord (sia nel Nord-est che nel Nord-ovest, dove è pari a 19,4% e 19,9%, rispettivamente), e al Centro (20,2%), mentre il Mezzogiorno segnala una riduzione che porta i valori dell’intensità al 20,9%». Viene considerata dall’Istat in «povertà relativa» una famiglia di due persone che abbia una spesa per consumi pari o al di sotto la soglia mensile di 1.210,89 euro.

Se la famiglia è di quattro persone la soglia sale a 1.973,75 euro. Mentre viene considerato in «povertà assoluta» un single di 30-59 anni che vive nell’area metropolitana della Lombardia e spende 1.217,10 euro al mese, o se vive in Sicilia che spende 756,16 euro al mese. Secondo l’economista Leonardo Becchetti, per abbattere il numero di poveri in Italia «da una parte bisogna ridurre o eliminare le differenze di accesso a istruzione e sanità, dall’altra favorire formazione e riqualificazione dei lavoratori nei processi di creazione e distruzione di posti di lavoro. Una maggiore progressività fiscale è anche auspicabile e desiderata dal 70% degli italiani».

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