22.05.2025
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Politics

In Parlamento niente mozioni comuni. Schlein: «Riconoscere la Palestina»


Aveva chiesto «unità e coesione nazionale», Giorgia Meloni, quando una decina di giorni fa aveva telefonato a Elly Schlein per aggiornarla sull’aggravarsi della crisi in Medio Oriente. Ma a meno che le trattative dell’ultimo minuto non abbiano successo, non finirà così. Anzi: l’immagine con cui la premier si presenterà al Consiglio europeo di giovedì rischia di essere quella di un parlamento – ancora una volta – spaccato. Non ci sarà, infatti, nessuna risoluzione comune tra centrodestra e centrosinistra, nonostante unanime nelle scorse settimane sia stata la condanna degli attacchi dell’esercito israeliano sulle basi Unifil in Libano.

Oggi la premier si presenterà in Parlamento, prima al Senato e poi alla Camera, per le comunicazioni in vista della riunione dei capi di Stato e di governo in calendario dopodomani a Bruxelles. Incontro che vede all’ordine del giorno, oltre ad altri temi caldi come Ucraina, competitività e migrazione, anche la situazione in Libano, con i leader di Spagna e Francia Pedro Sanchez ed Emmanuel Macron che premono perché i Ventisette varino uno stop alle forniture di armi dall’Ue a Israele. Ecco perché nei giorni scorsi si era parlato di una possibile risoluzione votata sia dalla maggioranza che dalle opposizioni, o almeno da una parte di esse, sul modello di quanto successo lo scorso febbraio quando – proprio dopo un colloquio tra la leader di di Fratelli d’Italia e quella del Nazareno – il centrodestra si era astenuto su un punto dirimente della mozione dem, ossia la richiesta di un cessate il fuoco umanitario nella striscia di Gaza.

Stavolta non sarà così: «Ognun per sé», è la linea che alla vigilia consegnano maggioranza e minoranze. Il centrodestra presenterà un testo unitario, le opposizioni (Pd, M5S, Avs, Azione e Iv) andranno separate, pur con possibili convergenze. Così come non si esclude che su qualche passaggio si possa trovare una quadra più ampia: ecco perché sottotraccia il dialogo tra gli sherpa continuerà fino alle 9,30 di questa mattina, quando suonerà la campanella di Palazzo Madama.

Quel che è certo è che il testo del centrodestra conterrà la condanna dell’attacco subito da Unifil dalle forze armate israeliane, e chiederà la piena applicazione della risoluzione 1701 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, che riguarda appunto le regole d’ingaggio del contingente dei caschi blu sul confine israelo-libanese. Oltre alla necessità che la sicurezza dei soldati in missione sia garantita. Nessun accenno, invece, sullo stop alla vendita di armi a Tel Aviv, anche perché Roma – come già chiarito da Difesa e Farnesina – ha stoppato la possibilità di firmare nuovi contratti dal 7 ottobre 2023 in poi. Per quanto riguarda l’Ucraina, invece, verrà ribadito il sostegno politico, militare e umanitario a Kiev «per tutto il tempo necessario».

Più dura si annuncia con ogni probabilità la risoluzione firmata dal Pd. Che chiederà al governo proprio di sottoscrivere e caldeggiare in sede di Consiglio europeo la richiesta di Francia e Spagna, ossia di fermare la vendita di armi a Israele (di cui la Germania è il secondo esportatore dopo gli Stati Uniti). I dem nel loro testo andranno oltre, mettendo nero su bianco la richiesta che l’Italia riconosca lo Stato di Palestina, così come fatto da Spagna, Norvegia e Irlanda.

L’APPELLO

Un appello che Schlein ha rilanciato nelle scorse ore, per il contenuto fortemente simbolico che avrebbe la mossa. «Netanyahu va fermato, le sue azioni criminali non possono essere più tollerate», le parole della segretaria dem. «Chiediamo al governo italiano di riconoscere subito lo Stato di Palestina come già hanno fatto altri paesi europei, per iniziare a costruire la soluzione due popoli, due Stati». Un punto che difficilmente l’esecutivo farà suo. I dem intanto sono al lavoro per evitare nuove spaccature sull’Ucraina, sul modello del copione già andato in scena tre settimane fa a Strasburgo. In quel caso si votava sulla possibilità per Kiev di utilizzare le armi ricevute dagli altri Paesi in territorio russo e i dem divisi in tre tra favorevoli, contrari e astenuti. Un passaggio, quello delle armi a Kiev, su cui dal fronte sinistro si preparano a dare battaglia M5S e Verdi-Sinistra. Ma c’è un altro punto, nel testo pentastellato, che farà discutere: la proposta di sanzioni a Israele.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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