dal nostro inviato
Adolfo Urso non fa fatica a scomodare Adriano Olivetti e il modello di Comunità. Ieri — intervenendo in videoconferenza al Convegno dei Giovani industriali — il ministro delle Imprese e del Made in Italy ha annunciato che nella prossima legge di stabilità prenderà forma il piano alloggi, lanciato dopo la sua elezione dal presidente di Confindustria, Emanuele Orsini. Cioè una piattaforma che — tra fringe benefits per gli affitti e nuovi edifici — vuole garantire una casa a condizioni migliori agli addetti dell’industria.
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MISMATCHING
Soprattutto si guarda a facilitare i trasferimenti di quei lavoratori verso quei territori, dove è più alto il mismatching. Cioè la distanza tra offerta e domanda di lavoro, che costringe tantissime aziende a non riuscire a coprire importanti posizioni sia nella catena manifatturiera sia nella fase progettuale. Un tema nodale per l’economia italiana, trasversale ai più disparati comparti come la meccanica, l’information technology o i servizi avanzati e non, visto che ogni anno si fa fatica o non si riesce a reclutare 2,5 milioni figure professionali in ambiti altamente specializzati. La maggior parte con contratti a tempo indeterminato.
Urso, non a caso, ha citato il caso delle «imprese in ventitré province del Nord Italia che vogliono assumere, ma che non possono esaudire questa richiesta perché mancano alloggi compatibili con lo stipendio che avranno i futuri lavoratori». Orsini ha aggiunto che il mismatch «costa alle aziende 40 miliardi all’anno» e crea un alto deficit «in termini di attrattività. E attrattività per noi non è soltanto dall’estero verso l’Italia. Vuol dire anche che un neo assunto che auspica di andare a lavorare da Firenze a Milano, possa avere la capacità di trovare un alloggio a condizioni sostenibili. Mi fa piacere che il governo abbia accolto la nostra proposta e la stia sviluppando».
I TAVOLI
In queste ore i tecnici dei ministeri dell’Economia, delle Imprese, delle Infrastrutture e del Lavoro stanno completando le norme da inserire nel testo della manovra. Il piano, come ha spiegato Urso, si articolerà in due fasi. La prima transitoria, di natura fiscale, sotto forma di agevolazione per l’affitto per il lavoratore. L’altra, più strutturale e destinata a creare le basi per mettere a disposizione delle imprese nuove strutture abitative.
Sul primo versante, quello fiscale, il governo guarda al meccanismo dei fringe benefits. Già nella scorsa manovra il governo ha esteso la possibilità per le azienda di detassare forme di premialità ai dipendenti sotto forma di agevolazione anche per il pagamento dei servizi come l’istruzione per i figli, le bollette per le utenze o le polizze assicurative.
LE DETRAZIONI
Nella prossima legge di stabilità si punta ad alzare l’asticella delle detrazioni. Il lavoratore che vuole e deve trasferirsi per accettare un posto lontano da casa ma fa fatica a pagare l’affitto, potrebbe ottenere un aiuto in questa direzione dal proprio datore. Non è escluso neppure un apposito sgravio fiscale. In manovra sarà inserita sicuramente la dotazione per finanziare la misura, che in queste ore sta valutando il Tesoro e che potrebbe oscillare tra i 100 e i 200 milioni di euro. Secondo Urso, questa è una prima risposta «per sbloccare le assunzioni» nelle aree dove è più alto il mismatching tra domanda e offerta di lavoro.
Fin qui il primo pezzo. Poi ci sono da costruire nuove regole e strumenti per aumentare il numero di alloggi disponibili. Anche perché a regime si dovrebbe dare una risposta ad almeno 200mila lavoratori «costretti» a cambiare residenza. Alla realizzazione del piano sta partecipando anche la sottosegretaria all’Economia, Lucia Albano, che sta portando avanti una più radicale opera di rilancio del demanio pubblico. A lei e al suo staff è stato chiesto di reperire la disponibilità di immobili pubblici non più utilizzati e vicini a zone o distretti industriali, da riconvertire in abitazioni. Ma si guarda anche a facilitare la costruzione di nuove case, integrando il piano di edilizia popolare che sta ultimando il ministero delle Infrastrutture su spinta del vicepremier Matteo Salvini. Orsini, non a caso, ha sottolineato che sono necessarie nuove norme sia per accelerare i tempi di realizzazione sia per «la scelta dei sedimi» sui quali costruire.
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