22.05.2025
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Politics

«Non sono ricattabile, non mi butteranno giù»


Alla fine Giorgia Meloni rompe il silenzio. Dà voce a una preoccupazione che si è fatta convinzione di ferro a Palazzo Chigi: l’ennesimo caso di dossieraggio ai danni del centrodestra, gli accessi abusivi di un dipendente bancario pugliese ai conti correnti della premier e delle persone a lei più vicine al governo, non sono un episodio isolato. Né un semplice “incidente”. «Sono la persona più dossierata d’Italia — si sfoga la presidente del Consiglio in un’intervista al direttore del Tg5 Clemente Mimun- nel dramma c’è la buona notizia: la mia vita è stata passata allo scanner e non si è trovato niente, forse questa è la ragione perché sono così dossierata». Dunque il sospetto che torna a prendere corpo: «In questa nazione ci sono gruppi di pressione che non accettano di avere al governo qualcuno che pressioni non se ne fa fare, che non si fa ricattare» insiste Meloni. Non fa nomi, non spiega oltre. È un canovaccio però ricorrente, seguito dalla timoniera della destra al governo fin da inizio anno, quando aveva denunciato le indebite pressioni di «affaristi» e «gruppi di potere».

Vincenzo Coviello e i conti spiati: «Soffro di disturbo di adattamento misto». ​Meloni: «Io la più dossierata d’Italia, mai trovato nulla»

I TIMORI

Sono stati giorni di passione a Palazzo Chigi, con metà governo costretto a fare i conti con le turbolenze internazionali. I colpi dell’esercito israeliano alle strutture Unifil in Libano, gli incidenti sfiorati per i Caschi Blu italiani. Poi la visita a Roma del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, mentre si avvicina la grande incognita delle elezioni presidenziali americane. Nel caos ha fatto irruzione però la notizia dell’inchiesta della procura di Bari su un ex dipendente di Intesa San Paolo che in due anni ha effettuato più di seimila accessi abusivi ai conti bancari di personaggi noti, molti membri di spicco dell’attuale maggioranza. Meloni in primis, con lei la sorella Arianna, l’ex compagno Andrea Giambruno, il ministro Guido Crosetto e il presidente del Senato Ignazio La Russa.

Lista lunga, quanto basta per riaccendere ai piani alti dell’esecutivo il sospetto di una “regia” dietro gli accessi illegali. «Spiare i conti correnti, le carte di credito, i movimenti bancari significa sapere tutto di una persona e della sua famiglia» ha denunciato ieri su X Crosetto, «tutti dovremmo condannare e scandalizzarci». Meloni si era limitata a una battuta amara via social: «Dacci oggi il nostro dossieraggio quotidiano». Ieri al Tg5 ha voluto calcare la mano. Il motto è quello scandito in direzione di Silvio Berlusconi a inizio legislatura: «Non sono ricattabile».

Meloni adesso lo ripete, dai riflettori proprio di Mediaset, di quella famiglia Berlusconi che recentemente (su banche e diritti) ha preso posizioni diverse da quelle del governo. Un avviso ai naviganti. Tutti. Fuori e dentro la maggioranza. La leader di Fratelli d’Italia si è convinta che gruppi di pressione vogliano «togliere di mezzo» il governo, «temo che non ci riusciranno» avvisa. Le risposte, aggiunge, dovrà darle la magistratura italiana che indaga. Intanto però a Palazzo Chigi si fanno calcoli e qualche congettura. Prima il caso Striano, i dossieraggi alla Direzione nazionale antimafia, ora gli accessi no-stop di un dipendente bancario.

Una trama, dice Meloni, che ricorda «i ladri che entrano dentro casa, rubano i gioielli e li vendono al ricettatore, ecco penso che stia accadendo la stessa cosa con il mercato delle informazioni. Penso che ci siano dei funzionari, dei dipendenti pubblici e privati, che prendono illegalmente delle informazioni e le vendono sul mercato. A chi? Questa è la risposta che stiamo aspettando».

NON SOLO RAI

C’è spazio per passare in rassegna le spine della maggioranza. La manovra e l’ombra di nuove tasse: «Fake news, aumentarle è una cosa di sinistra che chiede la patrimoniale, noi aumenteremo ulteriormente le risorse sulla Sanità» dice la premier. Ed ecco la rivale Elly Schlein, segretaria del Pd, farle il controcanto: «Continua a mentire, nel piano strutturale di bilancio c’è scritto che aumenteranno le accise sul diesel».

E ancora, il nodo Rai: «Siamo al ridicolo, la sinistra ha fatto dieci anni fa la legge sulla governance e ora dice che fa schifo, per fortuna la Rai è perfettamente operativa e non mi preoccupo». Dulcis in fundo, la Consulta e le nomine in stallo. «Abbiamo diritto a fare proposte, le opposizioni hanno impedito ai parlamentari il voto» tuona Meloni. Carlo Calenda, tornato king-maker per la conta in Parlamento e la corsa ai voti per eleggere il consigliere della premier Francesco Marini alla Corte Costituzionale, lancia un messaggio in bottiglia: «Serve una maggioranza qualificata, se non vogliono l’accordo non ci saranno giudici».

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