23.05.2025
12 Street, Rome City, Italy
Politics

La Rai fa il pienone in aula, ma la Vigilanza resta vuota


IL CASO

ROMA La prima scena in commissione di Vigilanza Rai è questa. Arriva il capogruppo dem Stefano Graziano e rivolto ai colleghi di opposizione esclama: «Dove sono quelli di centrodestra? Più che salire sull’Aventino, sono tornati a Colle Oppio». Risate. Nell’aula della Vigilanza c’è il deserto sul versante della maggioranza (o Simona Agnes presidente della Rai o restiamo a casa, questa la linea che Forza Italia sta riuscendo a far passare) mentre quelli che dovevano fare l’Aventino, ossia le opposizioni, hanno ritirato i propri propositi aventiniani lasciando l’onere del non esserci agli avversari e perfino ironizzando (Colle Oppio!) sulla loro assenza.

Quel che colpisce è il vuoto in Vigilanza sulla Rai a Palazzo San Macuto e poco prima il pieno in aula a Montecitorio per la festa dei 100 anni della radio ossia della Rai (anche se all’inizio si chiamava Uri e poi Eiar). Il servizio pubblico, nello show diretto da Bruno Vespa, viene celebrato da tutti in maniera bipartisan e come fatto storico, ma la contingenza politica rende i due schieramenti dei partiti divisi dalla totale incomunicabilità al momento.

TRA STORIA FUTURO
Scorrono sui mega schermi i video che riassumono la storia della radio dal 1924 — esordio delle trasmissioni — ad oggi. Ci sono in aula i nuovi vertici dell’azienda di Viale Mazzini. Il discorso dell’ad Giampaolo Rossi — che è insieme al dg Roberto Sergio e al resto dei consiglieri — riscuote un certo successo anche in partibus infedelium. L’ad ricorda come in questi decenni la Rai abbia «accompagnato le trasformazioni sociali e culturali del nostro Paese, anche a volte le contraddizioni», ma attraverso la sua «straordinaria forza ha saputo raccontare in maniera plurale la bellezza e l’identità dell’Italia». Seguono i ringraziamenti a tutte «le donne e gli uomini della Rai che in questi decenni hanno consentito all’azienda di diventare uno dei più grandi broadcaster televisivi in Europa». E ancora: «Nel luogo della sovranità popolare noi celebriamo l’impresa che ha costruito, più di ogni altro, il nostro immaginario nazionale, perché sovranità e immaginario sono due pilastri fondamentali che costruiscono l’identità del nostro essere italiano».

Un discorso così ha come base il pluralismo. Per Rossi il problema non è ideologico e neppure egemonico — conosce troppo bene la Rai e sopratutto non è fermo a logiche novecentesche — ma è di mercato e crede il nuovo ad che l’azienda di Viale Mazzini possa dare molto in termini di innovazione e di competitività. «La Rai — così ragiona Rossi — guarda al passato ricordando ciò che noi siamo e si proietta verso il futuro con le grandi sfide della modernità, dei nuovi linguaggi, anche con quelle forme di fruizioni che speriamo riusciranno a catturare le giovani generazioni esattamente come le giovani generazioni furono costruite nel loro immaginario nel passato».

Un clima rilassato, nell’emiciclo. Mentre nell’aula della bicamerale a Palazzo San Macuto, per l’elezione mancata di Agnes, un clima tra il desertico e il sospeso. La presidente della Vigilanza, la contiana Barbara Floridia, di fronte alla mancanza dei parlamentari del centrodestra ha riconvocato a mercoledì la seduta che andrà deserta un’altra volta e verrà a quel punto aggiornata al mercoledì successivo e così via finché non si sblocca lo stallo Agnes. La quale ha bisogno di due voti per diventare presidente ma i voti non ci sono per ora. Ci saranno poi? Questa la speranza di Forza Italia e dei suoi alleati anche se la Lega ha Marano presidente ad interim e ha incassato già molto in questa fase di ridefinizione della governance. E comunque, per la sinistra ecco i vari Dario Carotenuto (M5S), Stefano Graziano (Pd), Antonio Nicita (Pd), Angelo Bonelli (Avs), Maria Elena Boschi di IV e l’esponente renziana è severa con gli avversari: «Sono dilettanti allo sbaraglio». Graziano a sua volta: «Il nostro eventuale Aventino delle opposizioni è un segnale politico, mentre il Colle Oppio della maggioranza è un blocco delle istituzioni». Non la pensa così Maurizio Gasparri ed è lui a guidare la strategia per cui si va avanti senza votare finché non passa il diritto di chi governa ad avere un presidente che si fa carico del pluralismo, Agnes appunto. Anche Tajani è in questa modalità, che però crea qualche preoccupazione non tanto nella Lega ma in FdI perché solo nella pienezza della nuova governance si faranno le nomine nei tiggì e negli altri posti del potere in Rai e qualche appetito i meloniani lo hanno.

La situazione resta assai complicata. O si risolverà puntando non più su Agnes, ma non è proprio questa l’aria, oppure trovando qualche voto (ne sono necessari altri due) per lei dentro le opposizioni, ma non è affatto questa l’aria.

Mario Ajello

© RIPRODUZIONE RISERVATA

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Leave feedback about this

  • Quality
  • Price
  • Service
[an error occurred while processing the directive]