23.05.2025
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Economy

Gas, idrogeno e rinnovabili autorizzazioni più veloci. Fondi per la difesa del suolo


Una lenzuolata di semplificazioni per accelerare tutti gli impianti energetici «di preminente interesse strategico nazionale». Soprattutto le autorizzazioni in sede Via (valutazione di impatto ambiente) e Vas (valutazione ambientale strategica) per quelle opere che — tra campi fotovoltaci o celle per la produrre idrogeno — servono all’Italia per rispettare gli obiettivi di decarbonizzazione del Pniec e del Pnrr. Parallelamente, il governo ha blindato le coltivazioni di gas offshore in essere, salvando lo sviluppo di questi piani.

IL TESTO

Il governo ha ieri approvato il decreto Ambiente, presentato dal ministro Gilberto Pichetto Fratin: tredici articoli che comprendono anche misure sull’economia circolare, sulle bonifiche e sulle opere contro siccità e dissesto idrogeologico. «Questo testo — fa sapere — porta chiarezza e, laddove possibile, regole più semplici in settori fondamentali per la transizione».

Tra le novità, è più facile accedere alla “corsia veloce”, alla procedura accelerata in fase di “Via” e Vas” che consente di concludere l’iter di dimezzare i tempi di autorizzazione. Le opere da considerare «prioritarie» saranno indicate con un successivo decreto scritto a quattro mani dei ministeri dell’Ambiente e della Cultura, ma saranno velocizzati sicuramente i progetti che garantiscono «affidabilità e sostenibilità tecnica ed economica», il livello di decarbonizzazione — soprattutto se previsti Pniec o tra quelli inseriti nel Pnrr. Entrando nello specifico, attenzione alle strutture per la produzione di idrogeno verde o quelli connessi ad altri impianti per le rinnovabile, «impianti alimentati da fonti eoliche o solari», i «progetti fotovoltaici on-shore e agrivoltaici on-shore di potenza nominale pari almeno a 50 Mw e i progetti «eolici on-shore di potenza nominale pari almeno a 70 Mw». Fuori l’eolico off-shore. Spazio a rifacimento e revamping di infrastrutture esistenti.

Confermato lo stop a nuove esplorazioni off-shore e on-shore per cercare giacimenti di idrocarburi. Ma, parallelamente, il governo ha garantito l’avanzamento di quelli già autorizzati (avviati o meno) dopo lo stop al Piano per la transizione energetica sostenibile (Pitesai). Più precisamente, sono ammesse «tutte le concessioni in essere, gia conferite o anche da rilasciare che potranno pertanto beneficiare, nel caso di adesione alla misura della gas release, di procedure piu veloci per le relative autorizzazioni anche ambientali». Gli attuali concessionari non vedranno modificati o rincarati i diritti sulle esplorazioni già concesse, che dunque potranno proseguire fino al completo e razionale sviluppo del giacimento rinvenuto.

Guardando soltanto all’attività upstream, scende da 12 a 9 miglia dalle coste il limite nel quale è vietata l’estrazione di metano e altri gas prima. Confermato il blocco nelle aree protette. Secondo gli intenti del governo, queste norme sono poi sufficienti per sbloccare «diverse attività fino ad ora in stand-by o comunque non autorizzate sulla base dei divieti vigenti, in un’ottica di potenziamento degli approvvigionamenti interni di gas naturale e di raggiungimento degli obiettivi della politica energetica». In Alto Adriatico vengono prorogati soltanto alcuni i “titoli”, se impegnati nelle attività di gas release. Altrimenti, «la prospezione, la ricerca e la coltivazione di idrocarburi è vietata (…) nelle acque del Golfo di Venezia, nel tratto di mare compreso tra il parallelo passante per la foce del fiume Tagliamento e il parallelo passante per la foce del ramo di Goro del fiume Po». Ha spiegato il viceministro Vania Gava: «Coniughiamo salvaguardia dell’ambiente e sicurezza degli approvvigionamenti energetici».

ECONOMIA CIRCOLARE

Sul versante dell’economia più poteri all’Albo dei Gestori ambientali e la cura-manutenzione di paesaggio e verde pubblico, oltre a una semplificazione nell’individuazione, nelle Pmi, del responsabile tecnico gestione rifiuti. Introdotta, poi, una misura per contrastare i fenomeni di elusione degli obblighi previsti in materia di gestione dei rifiuti sul commercio attraverso le piattaforme elettroniche, per contrastare il cosiddetto “free-riding”, cioè l’omissione del versamento del contributo ambientale. Sforzi anche sul versante della lotta alla siccità e del dissesto idrologico: più spazio, fondi e poteri alle regioni per la programmazione degli interventi.

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