24.05.2025
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Economy

prosegue il confronto all’Aran. Sì allo smart working


Avanti sullo smart working e sulle misure di welfare per i neo assunti. Ma si tratta ancora sugli aumenti mensili. Sul contratto degli statali delle Funzioni centrali (ministeri, agenzie fiscali, Inps e Inail) si va verso la stretta finale. Il prossimo appuntamento è già stato fissato per il 28 ottobre. Per quella data l’Aran, l’Agenzia che negozia il rinnovo dei contratti pubblici, porterà al tavolo con i sindacati la proposta definitiva sugli aumenti economici per i dipendenti delle Funzioni centrali. Cifre che, molto probabilmente, saliranno rispetto a quelle indicate nelle bozze discusse nella riunione di ieri. Per ora gli incrementi mensili “tabellari” sono fissati in un range che va da 110 a 193 euro a seconda delle qualifiche.

LA DISCUSSIONE

Ma a queste cifre l’Aran è pronta a sommare buona parte dei 31 euro mensili derivanti dalla quota ancora non ripartita delle risorse disponibili. Cosa faranno i sindacati? Ieri l’Usb ha lasciato il tavolo giudicando le risorse insufficienti. La Cgil, pur condividendo questa posizione, proseguirà le trattative. Tuttavia, per il segretario generale della Fp Cgil, Florindo Oliviero, la trattativa rischia di finire su un «binario morto» se il governo non si decide a «mettere a disposizione le risorse necessarie per garantire l’adeguamento dei salari all’inflazione».

Anche la Uil, seppure con toni più cauti, resta nel fronte del no. Per arrivare alla firma del contratto, tuttavia, potrebbe bastare il sì della Cisl e quello di alcuni sindacati autonomi. La Confsal-Unsa si è detta pronta a siglare l’intesa se sarà destinato all’aumento “tabellare” almeno il 95 per cento delle risorse. In più, il segretario generale Massimo Battaglia, ha invitato l’Aran ad una riflessione sulle novità provenienti dai settori privati, come per esempio il settore bancario, dove è stata introdotta la gestione della prestazione lavorativa settimanale in quattro giorni, fermo restando l’orario settimanale di lavoro. Tema sul quale l’Aran non ha chiuso la porta.

La Flp, un’altra organizzazione data tra quelle possibiliste su una firma, ha chiesto che a latere del contratto venga sottoscritto un patto con il governo sulle carriere dei dipendenti pubblici, simile a quello firmato nella scorsa legislatura dall’ex ministro Renato Brunetta per riavviare la stagione negoziale nel pubblico impiego.«Alcuni sindacati», ha spiegato il president dell’Aran Antonio Naddeo, «sono disponibili ad arrivare a una conclusione della trattativa e a firmare il contratto, che — ricorda ancora — non si limita a definire solamente l’aspetto economico, ma anche quello normativo, traducendosi in più diritti e nuove possibilità per i lavoratori, in questo caso il pubblico impiego, perno fondamentale delle amministrazioni dello Stato». Per il presidente Aran, insomma, «è fondamentale sottolineare l’importanza della continuità dei contratti da quando le negoziazioni sono riprese, dopo anni di blocco: il primo nel 2016-2018, poi si è firmato il contratto 2019-2021 e saremmo già nelle condizioni, se accettate dalle organizzazioni sindacali, di firmare questo Ccnl nel 2024, ultimo anno del triennio di riferimento. La prima volta che, in pochi anni, si firmano tre contratti collettivi».

IL PASSAGGIO

Naddeo ha anche ricordato come in questo contratto «sono presenti per la prima volta importanti aperture sulla modalità dello smart working per tutti e significative innovazioni sulla contrattazione integrativa per agevolare i lavoratori neo assunti nelle amministrazioni, anche attraverso iniziative di welfare aziendale e forme di lavoro agile, con l’obiettivo di rispondere in particolare alle esigenze dei lavoratori fuori sede». Non è nemmeno da sottovalutare la circostanza che i sindacati che non firmeranno il contratto non potranno poi partecipare ai negoziati nelle amministrazione per la parte integrativa. Su premi, smart working e progressioni rimarranno insomma fuori dai giochi.

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