Il tumore al seno è la neoplasia più comune tra le donne. Il report “I numeri del cancro in Italia 2023” riporta che il carcinoma mammario è quello più frequente, rappresentando il 30% del totale. Si tratta di un tumore che «non sparirà mai», spiega il Dottor Giuseppe Curigliano, professore Ordinario di Oncologia Medica dell’Università di Milano. In quanto legato alla produzione femminile di estrogeni, per cui quasi «fisiologico». Tuttavia, negli ultimi anni i progressi nella diagnosi precoce e nei trattamenti hanno migliorato significativamente le prospettive per molte pazienti, ma la consapevolezza (e la prevenzione attraverso gli screening) rimane una componente fondamentale nella lotta allo sviluppo delle forme più aggressive. Tra i casi recenti quello di Sabrina Salerno, che si è sottoposta a un intervento per asportare la neoplasia. Il punto con l’oncologo Curigliano.
Sabrina Salerno dopo l’intervento al seno: «Abbraccio tutte le donne che come me stanno facendo questo percorso. Nel tunnel si cerca la luce. Spero di tornare sul palco tra un mese»
Qual è la fascia d’età più colpita dal cancro al seno, si è notato un cambiamento negli ultimi anni?
«Per il tumore mammario la prevalenza di incidenza si ha tra le donne in menopausa, per le donne giovani la maggiore incidenza è invece in particolare un sottogruppo: tra le donne portatrici di mutazione BRCA1 e BRCA2. Se c’è la comparsa di un tumore mammario in donne giovani, sotto i 40 anni, di frequente la patologia è associata a questa mutazione genetica.
BRCA1 e 2 sono geni che predispongono all’insorgenza del tumore mammario. C’è quindi un fattore ereditario: si tratta quasi sempre di donne con familiarità di primo grado (con casi di tumori relativi a madri o sorelle). Ma sono soggetti che, di conseguenza, si sottopongono più di frequente ai controlli. Tuttavia ci sono pazienti che hanno queste mutazioni pur non avendo familiarità, spesso scoprono di esserne portatrici in seguito all’insorgenza del tumore (e alla verifica tramite test). Rispetto ad altri tumori, per quelli mammari c’è maggiore consapevolezza da parte delle donne, che di conseguenza si sottopongono di più ai controlli».
Dalle ultime notizie sembra che alcune tipologie di cancro colpiscano sempre di più i giovani.
«Non c’è un allarme per i tumori mammari tra donne giovani, questo va smentito. L’unica tendenza riguarda i tumori al colon: c’è, in questo periodo, un maggiore riscontro di casi di tumore del colon tra persone giovani, mentre in passato se ne osservavano di meno. Dunque, da tumore a tumore cambia incidenza e fascia d’età colpita.
Un dato interessante riguarda alcune parti del mondo, come alcune zone dell’Asia (Corea e Cina), il tumore mammario è più prevalente in donne giovani, in quei paesi è più frequente trovare casi intorno ai 40 anni. Ma in Occidente non è così».
E per quanto riguarda la mortalità? Quali sono le statistiche e come è cambiato questo valore negli ultimi anni, grazie ai progressi nelle terapie?
«Il tumore mammario è tra quelli per cui le possibilità di sopravvivenza sono aumentate maggiormente negli ultimi anni. Se viene diagnosticato in una fase precoce, e si scopre nodulo mammario di 1 centimetro o meno, le possibilità di sopravvivenza sono vicine al 95%, quindi altissime. Negli anni ’90 si parlava di “Progetto mortalità zero”, ecco se tutte le donne si sottoponessero a screening regolari e scoprissero i noduli in uno stadio precoce, la probabilità di sopravvivenza potrebbe arrivare a 100%. Grazie all’anticipazione diagnostica e alle terapie sempre più efficaci ed attive, per molti tumori diagnosticati in stadio precoce abbiamo probabilità di guarigione altissime.
Ci tengo però a sottolineare che in Italia, su circa 60000 casi che vengono diagnosticati, che sono davvero tanti, purtroppo abbiamo ancora un gruppo di donne che sono (circa 10000) che ricevono diagnosi di tumore al seno metastatico. Questo avviene o per un ritardo diagnostico, per cui queste donne arrivano direttamente con una malattia metastatica, o perché purtroppo quando hanno ricevuto la diagnosi, il tumore era già abbastanza grande, e quindi ha sviluppato nel tempo metastasi».
Quale è la sopravvivenza?
«Grazie alle cure siamo riusciti ad aumentare in maniera significativa la sopravvivenza di queste pazienti. Alcune possono sopravvivere fino a 3, 4, 5 anni. Però ancora abbiamo questo problema, di cui si parlerà anche il 14 ottobre (la Giornata Nazionale per la consapevolezza sul tumore mammario metastatico). Loro devono essere la nostra priorità primaria, abbiamo bisogno di cure sempre più efficaci. E, ancora, sono fondamentali gli screening, se una donna si sottopone a screening regolari aumentano le probabilità di sopravvivenza, i primi controlli mammografici ora si fanno a 45 anni, il termine è stato un po’ anticipato».
Quali sono i principali fattori per lo sviluppo del tumore mammario, quanto influisce lo stile di vita?
«Bisogna sottolineare che questi tumori non scompariranno mai, perché sono legati al fatto che una donna produce naturalmente estrogeni, che sono cancerogeni e portano questa malattia, che è quasi fisiologica (come per i tumori alla prostata per l’uomo, legati al testosterone).
Il tumore mammario può colpire chiunque, ma non perché uno abbia uno stile di vita sbagliato. Purtroppo questi tumori appaiono in donne sane e in ottima forma. La dieta ha un’incidenza relativa».
Un consiglio per ridurre le probabilità?
«Ciò che si può raccomandare in generale per la prevenzione dei tumori è non fumare, ridurre il consumo di alcolici, avere uno stile di vita sano, con una dieta ipocalorica e fare almeno 30 minuti di attività fisica intensa al giorno».
Ci sono dei sintomi che troppo spesso vengono ignorati?
«Purtroppo non esistono «sintomi», c’è la comparsa però di un nodulo, per questo bisogna fare le autopalpazioni al seno.
Può avere le dimensioni di un pisello, di un fagiolo o anche di una noce, e l’autopalpazione è l’unica cosa che si può fare, da inserire nella routine ad esempio sotto la doccia. Si tratta dell’unica strategia adeguata».
In quali casi è indicata la mastectomia (la rimozione chirurgica di uno o entrambi i seni, parziale o completa)?
«La mastectomia si fa solo se c’è un tumore in stadio molto avanzato oppure se la donna ha una predisposizione genetica.
Quindi può essere suggerita nelle condizioni in cui la donna sia portatrice delle mutazioni BRCA1 o BRCA2, in quei casi si può proporre una «mastectomia bilaterale profilattica» (l’asportazione di entrambe le ghiandole mammarie in una donna ancora sana ma portatrice di specifiche mutazioni genetiche, ndr).
In tutte le altre condizioni si predilige un intervento di chirurgia conservativa, viste le alte possibilità di sopravvivenza. Quindi la mastectomia è un’operazione a cui non si ricorre sempre».
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