25.05.2025
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Politics

Tajani e la visita a Marzabotto. L’abbraccio con i superstiti (insieme a Mattarella) e quel segnale contro le ambiguità


Le turbolenze internazionali, con il Medio Oriente sull’orlo di una guerra fra Israele e Iran, sono lì a bussare alla sua porta, il telefono squilla di continuo. Ma ci ha tenuto ad esserci Antonio Tajani, ministro degli Esteri e leader di Forza Italia, alla commemorazione della strage nazifascista a Marzabotto (Bologna) al fianco del presidente della Repubblica Sergio Mattarella e al suo omologo tedesco Frank-Walter Steinmeier.

Il ricordo

Sono trascorsi ottant’anni dall’eccidio perpetrato dalle SS, tra il 29 settembre e il 5 ottobre 1944, che causò la morte di almeno 770 civili tra cui donne, bambini, anziani nei territori tra Marzabotto, Monzuno e Grizzana Morandi. Uno ad uno il titolare della Farnesina incontra i superstiti, un fiore bianco all’occhiello, un velo che cala in volto al ricordo dell’orrore. E insieme al Capo dello Stato Mattarella che ha seguito nella visita di Stato in Germania depone una corona di fiori nel luogo della strage nazista. L’emozione è visibile, durante la commemorazione a Monte Sole, «grazie della vostra generosità e per la vostra accoglienza» dice il tedesco Steinmeier ai presenti.

Il segnale contro le ambiguità

Tajani è il primo ministro del governo Meloni a presenziare alla cerimonia di Marzabotto. Un segnale per scacciare polemiche e accuse di ambiguità rivolte dalle opposizioni alla maggioranza e in particolare a Fratelli d’Italia.

Sulla memoria l’ex braccio destro e sinistro di Berlusconi rifugge politicizzazioni e ambiguità, «la Resistenza è di tutti» diceva ancora lo scorso 25 aprile. E in questa direzione vanno le parole pronunciate da Mattarella oggi alla commemorazione: «Abbiamo la responsabilità di non essere ciechi, addormentati, immemori».

La strage

La strage di Marzabotto, nota Tajani durante la cerimonia, è stata la più efferata e più grande compiuta dalle Ss naziste in Europa, nel corso della guerra del 1939-45. artendo da Monte Sole, dove avevano la base principale, i partigiani della brigata Stella Rossa Lupo colpivano le strade e le ferrovie che collegano Bologna alla Toscana. Il comando tedesco decise di ‘ripulire’ la zona, per favorire il ripiegamento verso nord delle armate d’occupazione, sospinte dall’avanzata degli anglo-americani.

Nell’agosto-settembre 1944 il compito di eliminare le zone toscane ed emiliane dalle brigate partigiane fu affidato al maggiore Walter Reder, comandante del 16esimo battaglione Panzer Aufklärung Abteilung della 16esima Panzer Granadier Division Reichs Führer Ss. Dopo avere messo a ferro e fuoco numerosi comuni della Versilia, e ucciso centinaia di inermi cittadini, il 29 settembre 1944 Reder sferrò l’attacco contro Monte Sole. Il 5 ottobre, quando le Ss si ritirarono, centinaia di morti, in massima parte donne, vecchi e bambini, e interi villaggi distrutti testimoniarono la violenza compiuta

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