Più controlli (anche automatizzati) sui datori di lavoro, quote regionali che rispondano ai fabbisogni reali di manodopera e click day “tematici” e ripetuti nel corso dell’anno. Salvo sorprese dell’ultimo minuto approda questa mattina in Consiglio dei ministri la riforma del Decreto flussi già preannunciata dalla premier Giorgia Meloni e dal sottosegretario Alfredo Mantovano. Un testo che, secondo quando si apprende al termine del pre-cdm di ieri, mira a consentire maggiore sicurezza e flessibilità sin dal prossimo Dpcm flussi, atteso per gennaio 2025 (l’ultimo ha stabilito, a fronte di una programmazione triennale, l’accesso totale di 450mila lavoratori nel Paese).
L’INTERVENTO
Anche a seguito dell’esposto presentato da Meloni al procuratore nazionale antimafia del giugno scorso che presentava dati anomali sugli ultimi accessi dei lavoratori stranieri, il pacchetto di modifiche implementerà innanzitutto il sistema di verifiche nei confronti dei soggetti richiedenti. Vale a dire che si valuterà lo storico delle aziende che accedono al clickday alla ricerca di eventuali intoppi come, ad esempio, un numero basso di assunzioni a fronte di richieste elevatissime. Allo stesso modo, al fine di evitare distorsioni a livello territoriale, si istituisce la facoltà di definire delle quote regionali. Bisognerà cioè identificare, regione per regione, le necessità delle imprese.
L’idea è evitare situazioni limite come quelle riscontrate principalmente in Campania dove, a fronte di una bassa quota di contratti infine stipulati (meno del 3% delle richieste), vi si riscontrava la stragrande maggioranza degli ingressi provenienti dal Bangladesh, Stato in cui le autorità sospettano l’esistenza di un articolato sistema di compravendita dei visti.
Fattore, quest’ultimo, di cui la presidente del Consiglio ha non a caso discusso a New York, a margine della sua missione per la 79esima Assemblea generale delle Nazioni Unite, in un lungo bilaterale con il capo del governo provvisorio del Paese Muhammad Yunus. Nonostante le perturbazioni politiche che stanno interessando l’area infatti, il governo italiano lavora alla conclusione di un accordo bilaterale utile a contrastare gli arrivi in Italia di migranti irregolari, a stabilire una più stretta collaborazione interoperativa sui rimpatri, e – appunto – favorisca i percorsi legali individuati dal decreto flussi.
I CLICK DAY
Non solo. Accogliendo parzialmente le richieste dei sindacati, l’esecutivo – almeno in questa fase – si è orientato sulla modifica dei click day anziché sulla loro cancellazione.
In primis su un meccanismo di incentivi per la loro precompilazione anticipata, in modo da poter definire quote più accurate e avere controlli più puntuali.
La volontà, che dovrebbe poi essere concretizzata di volta in volta all’interno dei decreti del presidente del Consiglio, è però soprattutto consentire giornate dedicata alle diverse tipologie di settori che usufruiscono dei permessi di soggiorno temporanei, dalla filiera agricola fino al comparto stagionale del turismo. Percorsi paralleli che secondo il Viminale e i ministeri del Lavoro, dell’Agricoltura e degli Esteri — tutti coinvolti nella redazione del provvedimento con la regia di Palazzo Chigi — consentirebbero un più semplice monitoraggio delle operazioni di richiesta e, in caso di irregolarità manifeste, di accesso al Paese.
LE MODIFICHE
Controlli ex-post che, non appena saranno disponibili le soluzioni tecniche necessarie, potranno essere effettuati anche attraverso l’interoperabilità tra le banche dati del ministero dell’Interno, dell’Inps, delle Camere di commercio e dell’Agenzia delle entrate.
Infine il pacchetto che modifica le modalità d’accesso regolari dei lavoratori extra-Ue nella Penisola, prevede una serie di semplificazioni procedurali che passano dalla digitalizzazione del contratto di soggiorno (in modo da rispettare il termine degli otto giorni dall’arrivo in Italia dei lavoratori “chiamati” dalle aziende necessari a richiedere il permesso di soggiorno per i nuovi arrivati) e per una sorta di “daspo” automatizzato per quelle imprese che, dopo aver avuto accesso al Decreto flussi, non hanno infine provveduto alla stipula del contratto con il lavoratore.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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