C’è chi la legge come una mossa per evitare di entrare in rotta di collisione col “doge” del Veneto, Luca Zaia. Qualcun altro suggerisce che la svolta indichi un tentativo di sottrarre a Forza Italia lo scettro di paladina dei diritti civili nel centrodestra. In ogni caso, il cambio di rotta fa rumore: sul fine vita, la Lega lascerà libertà di coscienza ai suoi eletti. Parlamentari e consiglieri regionali del Carroccio potranno insomma votare col centrosinistra, nel momento in cui i diversi progetti di legge regionali e nazionali in campo sul cosiddetto suicidio assistito approderanno in rampa di lancio. E potrebbe non volerci molto, visto che in Lombardia sta per essere messo in discussione un testo firmato dall’Associazione Luca Coscioni.
Ed è proprio per questo che il tema, da sempre sensibile sia per il centrosinistra che per il centrodestra (tanto che da anni la Corte costituzionale chiede al Parlamento una legge per sciogliere le ambiguità sul fronte del fine vita, invano) è finito tra i punti all’ordine del giorno del consiglio federale della Lega, convocato ieri all’ora di pranzo. Ed ecco la linea di Matteo Salvini: il partito, ha detto il segretario federale, sul suicidio assistito non ha una posizione univoca. Motivo per cui la Lega lascerà che ognuno dei suoi eletti si esprima in base alla proprie sensibilità. Un passo avanti rispetto allo scorso gennaio, quando una legge popolare sostenuta sempre dall’Associazione Luca Coscioni e rilanciata proprio da Zaia era stata impallinata dal consiglio regionale del Veneto. Con Salvini che, pur chiarendo che «la Lega non è una caserma, c’è libertà di pensiero», aveva tirato un sospiro di sollievo: «Bene che sia finita così».
E chissà che proprio la mossa sul fine vita non sia il primo passo di quel nuovo corso sui diritti che il vicepremier punta a imprimere a via Bellerio, come raccontato nei giorni scorsi dal Messaggero. Quantomeno, una nuova narrazione: quella di una Lega più moderna e più aperta, europea, anche sui diritti civili delle coppie gay continuamente nel mirino del generale Roberto Vannacci.
Quando il capitolo fine vita approderà al consiglio regionale lombardo, si capirà quanto l’apertura – in qualche modo sostenuta pure dal governatore Attilio Fontana – sia condivisa sul territorio. Nove mesi fa, in Veneto, il partito si spaccò, con FdI e FI che invece rimasero saldamente contrarie a ogni apertura sul suicidio assistito.
LO SCHEMA
Uno schema non troppo diverso da quello che potrebbe riprodursi nelle prossime settimane in Senato. Perché anche in Parlamento esistono diverse proposte di legge con l’obiettivo di regolamentare il fine vita. Una, quella del dem Alfredo Bazoli, è riuscita a condensare i sì anche di M5S, Avs e Autonomie. Il testo recepisce di fatto le indicazioni della Consulta sulla vicenda di Dj Fabo, e ripropone la legge approvata in prima lettura nella scorsa legislatura alla Camera. La proposta sarebbe dovuta approdare in aula la settimana scorsa, ma al momento – spiegano dal Pd – è al centro di un tira e molla tra capigruppo per la calendarizzazione, prevista per ottobre. Con il centrodestra, in primis FdI, che finora era parso intenzionato a rinviare. Sempre che la mossa leghista, unita alla nuova sensibilità di Forza Italia sul tema dei diritti, non rimescoli le carte in tavola.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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