Il coraggio è autocombustione in volo senza controllo, il Franchi non ha la pista d’atterraggio dell’Olimpico. Stavolta la Lazio sputa fuoco anche in trasferta, ma si scotta col secondo ko consecutivo. Diverso da Udine, non è un passo indietro, ma comunque un altro passo falso: i due rigori regalati da Guendouzi e Tavares pagano il calo progressivo, oltre un discutibile arbitraggio. Non esiste una macchina costruita solo per far gol e, anche se la Lazio sempre a segno nelle prime cinque giornate è la più rampante, la Fiorentina esulta per la prima vittoria del suo campionato. Baroni non accetta l’idea di gestire il risultato, ma ha già perso 5 punti partendo da una situazione di vantaggio: solo il Parma (8) ha fatto peggio. E infatti nella ripresa una doppietta dell’esordiente Gudmundsson dal dischetto vanifica il vantaggio di Gila e il dominio biancoceleste di un tempo. Una beffa sì, ma c’è anche la responsabilità del tecnico, che non incide con i cambi dopo un iniziale turnover fin troppo azzardato. Va bene lasciare Romagnoli a riposo, in vista del debutto europeo, ma l’ex viola Castrovilli play — nel 4-2-3-1 sbilanciato — sembra davvero troppo, nonostante i suoi tocchi semplici incidano sul 54% finale del possesso. Guendouzi è uno stopper aggiunto e paga tutte le fatiche col passare del tempo. Dele-Bashiru è sparito. Ancora spaesato Noslin nelle vesti di Castellanos, ma il tecnico insiste sino all’ultimo, forse condizionato dalla caviglia malconcia di Dia, toccato duro quasi al fischio d’inizio.
Scordatevi l’equilibrio. Pronti, Dia, lasciato sulla trequarti con funzioni di raccordo fra attacco e centrocampo, perde palla in uscita e un siluro di Colpani viene deviato provvidenzialmente dal piedone di Provedel sul palo. Baroni richiama le coperture preventive perché le distanze fra i reparti si allargano subito. La Lazio allora cresce con pazienza, con le accelerate di Zaccagni e Isaksen spezza il ritmo. Il capitano impegna De Gea con un tiro a giro, tanti biancocelesti attaccano lo spazio. La Fiorentina si vede solo con una girata al volo di Kean, sia pure al lato d’un soffio. Lazzari comincia a prendere campo, stavolta più di Tavares sul lato opposto. Sugli sviluppi di un corner di Isaksen, Gila svetta, ma De Gea smanaccia la palla fuori dallo specchio. Il portiere si supera invece su un diagonale perfetto di Dia, indirizzato all’angolino. Gila si inserisce di nuovo su una punizione tesa di Tavares (al terzo assist), finché non trova finalmente il primo gol con la maglia della Lazio.
IL CALO VISTOSO
Sembra un tiro al bersaglio, oltre la metà delle 20 conclusioni biancocelesti (11, di cui 5 nello specchio) fanno segnare addirittura il record dell’ultimo biennio nel primo tempo. Ma Palladino sfrutta il passivo soft, abbandona il 3-4-2-1, toglie Biraghi e Quarta, e passa alla difesa a quattro. Dentro Ranieri e, davanti, il super acquisto Gudmundsson. Guendouzi è ingenuo, tocca il piede dell’ex Genoa e c’è il penalty, che consolida il dato biancoceleste horror: sesto gol (su otto) subito nei primi 10′ di un tempo. Pari della Fiorentina, che ha un’altra intensità col 4-4-2, la Lazio è in affanno e sotto shock. Baroni inserisce Rovella, dopo l’ennesima palla persa da Castrovilli, e conferma la solita staffetta Isaksen-Tchaouna, stavolta senza sortire effetto. Zac ha la grande occasione per il 1-2, ma Dodô fa un recupero fortunoso con l’aiuto di un pollice malizioso, dopo un pestone a Patric altrettanto ignorato dal Var Abisso. Con l’uscita di Mandragora, Palladino si schiera quasi a specchio, con un 4-2-3-1. Kean si divora una girata tutto solo, Colpani sfiora un altro legno prima di lasciare a Ikoné il suo spazio. Solo l’ingresso di Pedro dà un po’ più di dinamismo, ma il pallone non va dentro: un bomba di Guendouzi impegna De Gea e vale l’angolo, su cui lo stesso Mattéo si avvita e colpisce l’incrocio. Il fato è avverso, Tavares sfinito (Marusic avrebbe dovuto prendere il suo posto, non quello di Lazzari) e, quasi al novantensimo, si lancia in una copertura maldestra su Dodô, all’altezza della linea di fondo. Marcenaro va al Var e concede il rigore trasformato ancora una volta da Gudmundsson. Mondo capovolto, arrembaggio bruciato da un arbitraggio scientifico.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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