Il Made in Italy è un brand di eccellenza, riconosciuto in tutto il mondo. E non solo a livello culinario: nella moda, nelle auto di lusso, nella produzione di cibo. Ai prodotti più noti però, per cui veniamo celebrati ovunque, dobbiamo aggiungere quelli per cui siamo forse meno riconosciuti, ma in cui la qualità nel design, nella progettazione e realizzazione, coniugata all’innovazione non si discute. Stiamo parlando degli elettrodomestici — lavatrici, frigoriferi, lavastoviglie, forni, cappe — ed infatti l’industria degli elettrodomestici italiana ha un ruolo di primo piano nell’economia del Paese. Nel 2022 tutta la filiera degli elettrodomestici, che realizza prodotti finiti e componentistica, è stata responsabile per l’1% del Pil italiano, con 114 miliardi di euro di fatturato e 20 miliardi di valore aggiunto ed oltre 505.000 occupati diretti e indiretti, paragonabile ad altri settori chiave come il tessile, il calzaturiero e il lattiero-caseario, secondo i dati contenuti nel rapporto Il valore della filiera degli elettrodomestici per la competitività e la transizione sostenibile e circolare del Paese, realizzato da Teha su incarico di Applia Italia, l’Associazione Confindustriale dei produttori di elettrodomestici, e presentato nei giorni scorsi in un convegno alla Camera dei deputati. Tornando ai numeri, al dato interno, si deve sommare il contributo nel contesto internazionale.
IL PUNTO FOCALE
L’Italia, infatti, è al terzo posto tra i 27 Paesi dell’Ue, dopo Germania e Polonia, per esportazioni di elettrodomestici, con oltre 6,8 miliardi di euro nel 2022, ma saliamo al secondo posto, secondi solo ai tedeschi, per saldo commerciale del settore degli elettrodomestici, e manteniamo la medesima posizione nella componentistica per elettrodomestici con un valore di 3,8 miliardi di euro. Con 11 miliardi di euro nel 2022, tra elettrodomestici finiti e componentistica, ci confermiamo il secondo Paese più forte in Europa. D’altronde la storia italiana dell’industria dell’elettrodomestico ha radici forti nel passato, poi la globalizzazione ed i giganti dell’Asia hanno cambiato gli assetti economici, ma l’Italia resta una roccaforte importante, che privilegia (da sempre) la qualità del prodotto ed è un anello fondamentale all’interno della produzione di elettrodomestici Made in Eu. Infatti, circa il 75% degli elettrodomestici comprati nel nostro continente viene dall’Europa stessa, ma questa soglia si sta abbassando, mentre cresce la percentuale di prodotti che provengono da fuori continente.
Il motivo? È principalmente uno: il prezzo, come è emerso anche dal convegno organizzato da Applia, e su quello, con la manodopera a basso costo dei paesi asiatici, è difficile se non impossibile competere. Ma design, qualità, artigianalità e know-how italiani sono riconosciuti e molto apprezzati all’estero, soprattutto in Nord America e Asia, come è emerso dal sondaggio condotto sulle oltre 120 aziende associate ad Applia Italia. Eppure nel 2022 e 2023, con persistenza anche nel 2024, a causa della crisi inflattiva e dell’incerto contesto geopolitico internazionale, da parte dei consumatori c’è una tendenza ad acquistare prodotti più economici. Risultato? Una flessione del 20,5% di unità vendute in meno, da dicembre 2021 a luglio 2024. Per uscire da questo circolo vizioso, la ricetta migliore, secondo gli operatori della filiera degli elettrodomestici è rappresentata da un concetto chiave di questo momento storico: investire sulla sostenibilità, su cui molte aziende stanno puntando fino al 10% del loro budget. Negli ultimi decenni l’industria ha fatto enormi progressi sul fronte dell’innovazione e dell’efficienza energetica, sviluppando prodotti sempre più longevi e meno dispendiosi dal punto di vista energetico, promuovendo una nuova etichettatura già dal 2021, permettendo così un risparmio significativo in bolletta per le famiglie; basti pensare che frigoriferi, congelatori, lavatrici e lavastoviglie sono responsabili di oltre il 40% dei consumi elettrici nelle nostre case, ma solo poco più del 3% degli apparecchi presenti nelle case degli italiani ha classi elevate della nuova etichettatura energetica. Cioè consuma meno, e non parliamo di pochi euro. Per esempio sostituendo una lavatrice con più di 10 anni di vita, si riduce il consumo del 60%, un risparmio energetico di circa 200 kWh/anno, equivalente a circa 150 euro ogni anno.
GLI SCENARI
Se si cambiassero anche gli altri elettrodomestici, il risparmio arriverebbe a 500 euro l’anno, motivo per cui Applia sta chiedendo al governo un eco-incentivo — come avvenne per le tv, che tra l’altro non sono prodotte in Italia — per aiutare le famiglie, soprattutto quello con meno disponibilità economiche, ad essere consapevoli dei consumi ed offrire loro la possibilità di risparmiare energia e denari. Ma non è ancora tutto sul fronte della sostenibilità ambientale; nonostante gli sforzi di produttori e sistemi collettivi, in Italia appena il 36,8% dei rifiuti RAEE (i dispositivi elettronici, tra cui gli elettrodomestici) sono raccolti e trattati correttamente in modo da recuperarne le materie di cui sono composti, contro l’obiettivo europeo del 65%; ecco l’eco-incentivo con rottamazione abiliterebbe, grazie ad accordi tra produttori e rivenditori, anche questa buona pratica, favorendo lo smaltimento giusto dell’elettrodomestico, insieme ad una nuova consapevolezza dei cittadini. Insomma, gli elettrodomestici amici indispensabili del nostro quotidiano farebbero un favore all’ambiente, ma a guadagnarci saremmo tutti noi italiani, produttori e consumatori. Il risparmio energetico delle famiglie garantito da elettrodomestici più efficienti significa anche sicurezza energetica nazionale visto che in chiave geopolitica l’energia elettrica più importante è quella che non si consuma senza però pregiudicare il nostro stile di vita.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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