19.05.2025
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Politics

Starmer, la fascinazione del premier laburista per Meloni: «Giorgia ha leadership europea»


ROMA Da una parte Giorgia la conservatrice, anzi di «estrema destra», a sentire i giudizi di qualche cancelleria europea. Dall’altra Keir il laburista, il “Sir” progressista che vorrebbe riportare il Regno Unito in Europa. Chi l’avrebbe mai detto? E invece. «There is a chemistry», la direbbero gli inglesi: tra i due funziona. Lo notano i cronisti, che riportano sui taccuni i sorrisi e gli ammiccamenti reciproci nei giardini di Villa Doria Pamphili, al terzo incontro tra i due. E lo registra, non senza una certa sorpresa, la stampa d’Oltremanica. Che riassume così la prima missione romana di Sir Keir: «Starmer si scioglie davanti a Meloni», titola un editoriale del britannico – e progressista – Guardian.

Starmer-Meloni, l’intesa

Certo, non saranno ancora le risate e gli sketch immortalati al G7 di Borgo Egnazia tra la premier italiana e il precedente inquilino del numero 10 di Downing Street, Rishi Sunak. La “special relationship” che c’era tra i due resterà forse inarrivabile: questione d’età, di ambizione e pure di posizionamento politico («Se facessi politica in Inghilterra sarei una Tory», disse una volta Meloni replicando alle accuse sulla Fiamma nel simbolo). Ma chi si aspettava freddezza, tra la leader della destra italiana e il nuovo timoniere della sinistra Gb che ha riportato il Labour verso un centro moderato, è rimasto deluso. «Grazie per la tua leadership così forte in Ue, soprattutto per quanto riguarda l’Ucraina», la elogia lui. «Felice di accoglierti a Roma», gli fa eco lei. Dimenticare i precedenti non felicissimi con un altro socialista, il cancelliere tedesco Olaf Scholz. Con cui il rapporto – personale ancor prima che politico – non è mai decollato. E niente a che vedere neanche con gli alti e bassi registrati negli anni con il riformista Macron. «Cosa c’è di speciale in Giorgia Meloni?», si domanda il quotidiano inglese. «Prima il primo ministro italiano ammalia Rishi Sunak, al punto che lui si sciolse tra le sue braccia. Poi, solo pochi mesi dopo, fa lo stesso con Keir Starmer». Un’intesa tale che «nella conferenza stampa congiunta Keir riesce a malapena a balbettare qualche frase coerente: «Roma è fantastica, il tempo è fantastico!». Sarà che sia Sunak che Starmer «sono stati colti di sorpresa», osserva il Guardian: si aspettavano un’estremista, come «spesso viene pubblicizzata», si ritrovano qualcuno «che si è spostato molto più verso il centro».

Due «underdog»

Chissà se è solo questo. O se non c’entra anche l’intesa umana tra due “underdog”. Perché a differenza del milionario Sunak, anche Starmer, proprio come Meloni, proviene dalla classe media, figlio di un’infermiera e di un operaio. Il primo dai tempi di Margaret Thatcher. È stato lui, già avvocato (fu pure nel collegio difensivo di Berlusconi incaricato di presentare il ricorso del Cav alla Corte europea dei diritti dell’uomo) a prendere le redini del Labour reduce da una serie di sconfitte. E a riportarlo su posizioni più centriste, «pragmatiche». Eccola, la caratteristica che aldilà delle ideologie contraddistingue entrambi. E che forse ha fatto da collante. A cominciare dal dossier immigrazione, su cui Starmer non ha fatto mistero di guardare a quanto fatto da Palazzo Chigi. «Siamo pragmatici, prima di tutto», ha esordito con i giornalisti. «Quando ci troviamo di fronte a una sfida, discutiamo con i nostri amici e alleati dei diversi approcci, guardiamo cosa funziona. E questo è l’approccio che abbiamo adottato oggi». Insomma, la riassume la stampa british: «Nessuno avrebbe potuto essere più Team Meloni di lui», apparso «immensamente grato per tutto quello che l’Italia stava facendo». Dal fatto di «essere un attore chiave nel G7» all’«impegno nei confronti dell’Ucraina». Fino al «successo nel ridurre l’immigrazione irregolare fino al 60%». Insomma: non sarà Sunak. Ma chissà che una nuova “special relationship” sull’asse Roma-Londra non sia appena iniziata.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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