19.05.2025
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Politics

«La politica il vero nemico». Irritazione degli ex alleati


Contrattacca, Giovanni Toti. L’ex presidente della Liguria non ci sta a farsi fare la morale da chi non ha apprezzato la sua scelta di non portare in aula il processo che lo ha disarcionato da governatore, chiuso con un patteggiamento a 1.500 ore di lavori socialmente utili. Da quella politica che lo ha «lasciato solo», affonda, mentre lui andava «verso il Golgota». È un lungo sfogo quello che affida ai social l’ex governatore, dimessosi dopo 86 giorni ai domiciliari. In cui il giornalista sembra chiamare in causa anche il suo centrodestra, che non si aspettava – e non ha gradito – la scelta di patteggiare. «Chi oggi sussurra che si poteva tenere duro e andare fino in fondo con venti anni di processi fa spesso parte di coloro che non ho sentito esprimere mezzo giudizio su quanto accaduto questa estate», attacca Toti sibillino. «Il vero nemico della politica – sferza – non è la magistratura, ma la politica stessa che ha costruito la gabbia in cui si è rinchiusa. Io per provare a cambiare questa politica ho fatto quanto potevo e ho pagato di persona».

È una constatazione amara quella di Toti, che chiama in causa destra e sinistra. E che mette nel mirino «chi ritiene di poter dare buoni consigli» da una poltrona che occupa magari proprio «grazie a quella politica che ha conquistato la fiducia delle imprese», cioè la sua, «e contributi economici indispensabili per la vita pubblica». Invoca un «coraggio di cambiare» che è mancato, di fronte «al mugugno sommesso o peggio, al sorriso a mezza bocca di chi spera di prendere il posto dell’inquisito di turno». E conclude: «Neppure la lezione ligure ha indignato a sufficienza la politica per innescare un cambiamento».

LA RABBIA
Intanto però, mentre il candidato dem in Liguria Andrea Orlando continua ad attaccare («C’è un riconoscimento esplicito di un comportamento illegale, Bucci prenda le distanze da quel modello»), nel centrodestra l’irritazione è diventata rabbia: gli alleati di Toti non perdonano l’ex governatore della Liguria per aver patteggiato. Non solo per la mossa – «ci diceva che era come Tortora, che avrebbe combattuto fino alla fine», dice uno dei big del centrodestra –, quanto per la tempistica e soprattutto per il fatto di non aver avvertito nessuno. «Avrebbe potuto farlo prima. Non ci ha detto niente neanche quando si è dimesso», il refrain. Lega, FdI, Forza Italia insomma non ci stanno: «Ci ha messo in difficoltà, la sua è stata un’operazione preparata da mesi».

Matteo Salvini, Antonio Tajani e la stessa Giorgia Meloni erano all’oscuro di tutto. Solo il cerchio magico era a conoscenza della strategia giudiziaria dell’ex presidente della Regione. Ma ora al fianco di Toti sono rimasti in pochissimi, tutti scappano dalla nave che affonda. Mercoledì emigra in Forza Italia anche Marco Scajola insieme ad un altro consigliere regionale. A presenziare al passaggio arriverà pure il segretario del partito azzurro Antonio Tajani. I leader della coalizione hanno già pianificato la campagna elettorale. Venerdì (due giorni prima ci sarà anche Roberto Vannacci) sarà a Genova, insieme all’uomo forte del partito di via Bellerio in Liguria Edoardo Rixi, anche Matteo Salvini.

DISCONTINUITÀ
Pure Giorgia Meloni ha promesso di essere della partita al fianco di Marco Bucci che ieri, incontrando Letizia Moratti e altri imprenditori, si è detto pronto per il rush finale prima delle urne del 27 e 28 ottobre. «Abbiamo il vento in poppa», il convincimento. Anche se ha smentito di essere stato informato sulla scelta di Toti: «Non lo sapevo. Ma per me come candidato non cambia nulla, vado avanti con il mio programma». Altro che linea di continuità con la precedente giunta: sparirà completamente il colore arancione (quello del movimento di Toti), non ci sarà alcuna lista totiana, il centrodestra guarda solo al futuro e cercherà di far passare la tesi che il candidato dem Andrea Orlando è una figura del passato. Fiducia nel sindaco della città della lanterna, tanto che nel simbolo che la Lega presenterà alle elezioni c’è il logo Bucci presidente (mai fatto per Toti) e non comparirà il nome di Salvini. La sinistra dirà che la mossa è stata pensata perché il vicepremier e ministro dei Trasporti è troppo ingombrante e fa perdere voti al centrodestra, il leader del Carroccio con i suoi già replica: «L’ho fatto per la stima nei suoi confronti. Grazie a lui vinceremo e fermeremo il tentativo di spallata dell’opposizione al governo».

Ora si punta a portare dentro in lista gli uomini di Renzi e Calenda sul territorio. L’unico timore sottotraccia è legato sempre alla giustizia. Al di là dell’assist fornito da Toti all’opposizione (ieri è andato all’attacco il presidente del Movimento 5 stelle Giuseppe Conte: «Il governo chieda scusa alle toghe»), la preoccupazione è che i giudici possano mettere nel mirino proprio il candidato del centrodestra.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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