20.05.2025
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Economy

In arrivo il Piano strutturale di Bilancio, ma l’esame alle Camere slitta a ottobre


Uno slittamento di un paio di settimane che, a giudizio del governo, non cambia la sostanza delle cose. Ma sufficiente a far polemizzare l’opposizione contro il governo. Il piano strutturale di bilancio (Psb) verrà discusso dal in Consiglio dei ministri martedì 17 settembre ma il testo approderà all’esame del Parlamento solo la prima settimana di ottobre, dopo la rilevazione dell’Istat sui conti economici nazionali del 2023 che potrebbe contenere elementi capaci di incidere sulla revisione, verso l’alto, della stima del Pil. La scadenza per l’invio del testo era stata fissata dalla Ue al 20 settembre. Dunque la consegna del documento finale a Bruxelles potrebbe slittare di un paio di settimane. Il Psb «sarà fatto dopo la pubblicazione dei dati Istat, che sono in programma il 23 settembre, come governo abbiamo dato la disponibilità di portarlo all’approvazione delle Camere la prima settimana di ottobre», ha spiegato il ministro per i rapporti con il Parlamento Luca Ciriani. Il quale ha specificato come la tempistica sia stata ipotizzata dal governo per consentire al Parlamento «un dibattito non forzato e compresso».

IL MEF

Il Ministero dell’Economia ha fatto sapere che «prende atto delle decisioni del Parlamento» sulla calendarizzazione del documento. E, dunque, il dicastero di Via XX settembre trasmetterà alle Camere il piano subito dopo l’aggiornamento dei dati Istat del prossimo 23 settembre. Contestualmente il Tesoro ha aggiornato la Commissione europea sulla nuova tempistica. Il Mef ha comunque sottolineato che rimane confermato l’esame del Piano al prossimo Cdm del 17 settembre. Il cambio di programma ha offerto alle opposizioni l’occasione per attaccare maggioranza ed esecutivo Meloni. «Sono in ritardo sulla legge di Bilancio, e ricordo al ministro Giorgetti che l’Istat trasmette sempre i dati dopo il 20 settembre, non è una novità», ha incalzato il capogruppo dei senatori Pd, Francesco Boccia. Proprio ieri, sui tempi di presentazione dei piani, fonti della Commissione europea hanno fatto sapere che c’è un certo margine di tolleranza. «Ovviamente — ha chiarito un funzionario di Bruxelles — non stiamo parlando di margine illimitato e il consenso era di far funzionare il quadro con i bilanci del 2025. Affinché ciò accada è importante che che i Paesi facciano del loro meglio per presentare i loro piani fiscali strutturali in modo che possano essere discussi ed elaborati formalmente in tempo per l’attuazione del bilancio del 202». Occorre ricordare che il Psb è stato introdotto con la riforma del Patto di stabilità dopo la riattivazione dei vincoli di finanza pubblica sospesi nel 2020 per fronteggiare gli effetti economici della pandemia di Covid. L’obiettivo principale del documento è definire la spesa netta, coerente con le nuove regole per il rientro dal deficit eccessivo da realizzare attraverso un programma di rientro di 4 anni, estendibile in alcuni casi fino a 7. Il governo italiano, ha anticipato Bloomberg nei giorni scorsi, punterebbe a portare il deficit al 2,9% entro il 2026 per garantire al Paese di arrivare appena al sotto del tetto richiesto dalle regole fiscali Ue. L’Italia è in buona compagnia: la Francia, ad esempio, in attesa della formazione del nuovo governo, chiesto alla Commissione Europea di prorogare la scadenza per la presentazione del suo piano, per garantire la coerenza con il progetto di bilancio 2025, che Parigi vota ogni anno entro il 1 ottobre.

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