21.05.2025
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Politics

«Nomine di Sangiuliano? Manca equilibrio di genere, le perfezionerò»


È il primo giorno di scuola e già è sotto esame. Ma non si scompone Alessandro Giuli e al debutto alla Camera il neoministro della Cultura mette in chiaro: volterà pagina al Collegio Romano. L’era Sangiuliano, il ministro travolto dal Boccia-gate, è ormai alle spalle. Incalzato dalle opposizioni sulle nomine last minute firmate dall’ex titolare a poche ore dalle dimissioni — quindici esperti della potente Commissione Cinema che decide quali film d’autore meritano o meno i fondi pubblici — Giuli avvisa: quelle nomine saranno riviste. E pure pesantemente.

Lo dice senza sconfessare formalmente il blitz del giornalista ed ex direttore del Tg2, «ci tengo a sottolineare che non mi sento affatto offeso dall’azione e dalle scelte dell’ex Ministro Gennaro Sangiuliano che mi ha preceduto» e anzi gli esperti scelti dal predecessore, dal critico Paolo Mereghetti all’ex assessore di Milano Stefano Zecchi, tutti vantano «una variegata e comprovata qualificazione professionale nel settore». Poi però aggiunge: «La commissione su cui oggi stiamo discutendo è oggetto in queste ore di una mia attenta verifica e revisione». Ergo, il decreto firmato in fretta e furia lo scorso 6 settembre sarà «perfezionato», ovvero riscritto seguendo il criterio «dell’equilibrio di genere sul quale è mio intendimento intervenire».

LA DISCONTINUITÀ

Metà della commissione, che gestisce un tesoretto da 50 milioni di euro e prevede un gettone di 15mila euro per ogni commissario, rischia di saltare. C’è già chi ha fatto un passo indietro. A partire dai commissari d’ “area” avvisati da Sangiuliano tra giovedì e venerdì scorso, poco prima del gong al ministero. Luigi Mascheroni, critico de Il Giornale, si è sfilato «per evitare strumentalizzazioni». Ieri lo ha seguito Francesco Specchia, inviato di Libero.

Tant’è. Dai banchi delle opposizioni fioccano sorrisi per l’esordio in aula di Giuli e quella che suona come una sconfessione dell’ex ministro. Dice Davide Faraone, capogruppo di Italia Viva e autore dell’interrogazione: «Il ministro Giuli ha dimostrato che l’operato del ministro Sangiuliano è stato pessimo. Prendiamo atto che ci ha dato ragione».

Alza le spalle e non cede alle provocazioni l’ex presidente del Maxxi, il museo di arte moderna della Capitale che da ieri è passato sotto la reggenza di Emanuela Bruni, consigliera anziana, storica dell’arte e giornalista con un lunghissimo trascorso nell’ufficio stampa e il cerimoniale di Palazzo Chigi. Per il primo affaccio in Parlamento di Giuli, fedelissimo della “fiamma” che già due anni fa sfiorò l’incarico al Collegio romano, è una sequenza cinematografica. Arriva alle 15, cammina lento, quasi pattina per il Transatlantico facendo slalom nella folla di cronisti ed ex colleghi che lo assalgono e ricambia al massimo con un sorriso stringato: «Avremo modo e tempo…».

Completo blu scuro, pochette bianca, il primo pensiero è prendere sotto braccio la sorella Antonella, già portavoce di Francesco Lollobrigida molto stimata in FdI. Passeggia con lei lungo il corridoio dei passi perduti, stempera la tensione che c’è e si vede divorando a lunghe boccate una sigaretta sui divanetti, «scusate, c’è una sorella d’Italia da salutare…». Seguono pacche e auguri dei colleghi del centrodestra tutti attorno, da Paolo Barelli al meloniano Federico Mollicone fino a Maurizio Lupi: «Allarghiamo un po’ ai moderati eh!». Si accodano dall’opposizione gli occhiolini e i saluti di Gianni Cuperlo, Nicola Fratoianni. Laura Boldrini, ex presidente della Camera, lo rimbrotta: «Vedi di comportarti almeno degnamente…». Giuli accenna un sorriso imbarazzato. Tutti si chiedono che farà, il neo-ministro a capo del dicastero con super-portafoglio che decide vita morte e miracoli della cultura italiana. Sul destino del G7 cultura a Napoli in programma dal 19 al 21 settembre è ancora nebbia fitta, anche se un sopralluogo del ministero a Pompei due giorni fa lascia intendere che una tappa del vertice potrebbe tenersi fra gli scavi della cittadina romana che ha dato i natali alla “fatale” Boccia.

IL RIASSETTO

Per il resto non c’è da fidarsi dell’indole mansueta e l’aplomb proprie del giornalista ex Foglio, deciso invece a mettere un punto dopo la tormenta che ha scosso il governo. Un segnale di discontinuità — glielo ha chiesto Giorgia Meloni con cui i contatti sono continui — a partire dallo staff di Sangiuliano coinvolto a vario titolo nello scandalo Boccia, la consigliera-ombra che ancora oggi cerca i riflettori tv, promette di rivelare le “sue” verità.

Nessuno è al sicuro. A cominciare dal capo di gabinetto Francesco Gilioli che potrebbe a breve essere “affiancato” da Francesco Spano, segretario generale del Maxxi e fedelissimo di Giuli. Ballano tutti, dalla segretaria Narda Frisoni al consigliere diplomatico Clemente Contestabile — sono tanti i “volti scuri” avvistati nei corridoi del ministero questi giorni — tranne forse Emanuele Merlino, capo-segreteria che ha segnalato per tempo le remore sull’affaire Boccia ed è uomo caro al partito della premier. A breve si procederà al riassetto. Come quella di Mario Brega sarà piuma e sarà ferro la mano del neo-ministro chiamato ad archiviare e in fretta il pasticciaccio del Collegio Romano.

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