Unicredit imbocca la strada estera per l’espansione strategica e mette da parte, almeno per ora, il mercato domestico. Ieri è emerso che la banca guidata da Andrea Orcel detiene il 9% di Commerzabank, secondo istituto tedesco, un suo vecchio pallino, acquistato metà sul mercato nelle ultime settimane e metà dalla Finanzagentur, l’Agenzia finanziaria nazionale che in totale aveva il 15,9%. Il giorno prima l’Agenzia aveva comunicato di aver ceduto con una procedura accelerata, a investitori istituzionali, il 4,5% a un prezzo di 12,48 euro. In concomitanza con il piazzamento della quota, il ceo di Commerz Manfred Knof ha fatto sapere di non essere disponibile per un rinnovo alla scadenza del 2025. Dopo il negoziato con il Tesoro per acquisire Mps — da luglio a fine ottobre 2021 — e alcuni tentativi, come lo studio di un’opa sul Banco Bpm, Gae Aulenti fa una seconda mossa concreta.
Berlino ha varato la privatizzazione dell’ultima quota dopo il salvataggio nel 2009 del Soffin, Fondo straordinario federale per la stabilizzazione dei mercati finanziari che, a causa delle turbolenze che misero sotto pressione il bilancio, zeppo di derivati, dovette iniettare 1,8 miliardi rilevando il 25%. E dopo aver tentato nel 2019 una fusione in casa con Deutsche bank. L’operazione di ieri è avvenuta su un modello italiano perché i 53 milioni di azioni per un controvalore di 702 milioni sono stati collocati con un accelerated book building, che è la stessa procedura adottata dal Tesoro per la vendita del 37,5% di Mps in due tranche. E il 9% è pari al pacchetto detenuto da Credit Agricole in Bpm, che ha un significato segnaletico.
Infatti, da un lato Unicredit prenota l’eventuale acquisizione di Commerzbank che gli permetterebbe di consolidare la presenza in Germania, secondo mercato domestico dove possiede dal 2005 Hvb; dall’altro, la quota non sbilancia troppo l’istituto che, in presenza di condizioni avverse, come la contrarietà della politica locale, oppure di un’offerta allettante, potrebbe cedere le azioni a un prezzo conveniente.
Orcel è in Germania da domenica sera, ieri era ad Amburgo, dopo una prima missione la scorsa settimana. Si sarebbe mosso avendo un via libera informale di Bankitalia e della Bce. Il banchiere aveva già provato a gennaio 2022 a fare sondaggi su Commerzbank ma senza esito. Comunque la banca di Francoforte è dal 2015 sul tavolo di Unicredit: l’aveva studiata Federico Ghizzoni ma all’epoca la bonifica del portafoglio di strumenti finanziari era ancora in corso. Ci ha ritentato nel 2019 Jean Pierre Mustier che era arrivato a un passo ma un’anticipazione di FT fece schizzare il titolo rendendo oneroso l’investimento.
Nella nota diffusa ieri mattina, UniCredit «esprime il proprio supporto agli attuali consigli di gestione e di sorveglianza di Commerzbank AG e ai progressi che questi ultimi hanno compiuto nel migliorare le performance della banca. L’acquisizione della partecipazione è coerente con la strategia e i parametri entro i quali effettua qualsivoglia investimento ed esplorerà insieme a Commerzbank AG possibili opportunità di creazione di valore per gli stakeholder di entrambe le banche». Significa che una eventuale fusione non verrebbe fatta a qualunque costo. Infatti, «qualsivoglia decisione in merito alla partecipazione dipenderà anche dalla coerenza di tale investimento con gli stringenti parametri finanziari di UniCredit», vale a dire che se il titolo dovesse salire in borsa, Orcel potrebbe frenare. Ieri le azioni dell’istituto di Francoforte hanno chiuso a 14,70 euro in crescita del 16,80% per una capitalizzazione di 17,22 miliardi. Unicredit invece, dopo un inizio in crescita (+ 2%) ha chiuso stabile a 36,16 euro, per una capitalizzazione di 59,5 miliardi. Ieri pomeriggio Orcel avrebbe fatto una telefonata di cortesia ai vertici dell’istituto tedesco che ha ingaggiato Goldman Sachs. Orcel ha rivelato ai suoi: se ci saranno le condizioni, più che un’opa, sarebbe preferibile una fusione Commerz-Hvb, partendo da una quota vicina al 25%.
VOCAZIONE CORPORATE
Per mantenere flessibilità, UniCredit «presenterà alle autorità, se e quando necessario, le istanze autorizzative per poter eventualmente superare la soglia del 9.9% in Commerzbank AG». Il management di UniCredit rimane «concentrato» nel proseguire l’esecuzione di UniCredit Unlocked e del suo aggiornamento in corso con la riorganizzazione delle strutture, accorpamento di processi e funzioni, l’avvento dell’IA e del Cloud.
Commerz sarebbe complementare alla fisionomia di Unicredit perché ha una quota di retail e mutui ridotta, ed è la principale banca tedesca per il lending alle imprese in coerenza con la sua natura corporate.
Il business del gruppo Unicredit, 15 milioni di clienti, presente in 13 paesi,, 45% dei ricavi in Italia, 22% in Germania, 18% Europa centrale, è 60% corporate e 40% retail.
Il mercato apre al risiko tedesco di Unicredit anche se la strada è ancora lunga, Orcel vorrebbe trovare la soluzione definitiva entro il 2027, quando scade il suo mandato e ha promesso di restituire ai soci i 6,4 miliardi di capitale in eccesso: ai valori di ieri, di questa somma ha impegnato 1,5 miliardi.
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