In Ucraina per ora le armi non si fermano, ma il governo italiano comincia già a guardare al dopo. E, se per un attimo si mette da parte la tragedia della guerra e dei morti, per le imprese tricolore si aprono molte opportunità per partecipare alla ricostruzione.
«La premessa che va fatta», dice Antonio Gozzi, presidente di Duferco, colosso dell’acciaio e dell’energia con un giro d’affari di oltre 20 miliardi di euro, «è che il discorso di Meloni a Cernobbio è importante perché conferma la postura dell’Italia e il sostegno senza se e senza ma all’Ucraina invasa dai russi. Questo è un fatto da sottolineare. Poi l’altro passaggio importante, dal punto di vista dell’industria italiana, è che Meloni pensa al futuro, all’Ucraina come Paese indipendente e che va ricostruito. Questo non è scontato. Nella testa di Putin infatti c’era l’annullamento politico, economico e demografico dell’Ucraina».
Su cosa ci si dovrà concentrare quando sarà finita la guerra?
«È giusto concentrarsi sul tema dell’energia e delle infrastrutture in generale. I russi hanno puntato a disintegrare le infrastrutture ucraine. A partire da quella energetica, l’obiettivo era quello di far morire gli ucraini di freddo e al buio. E infatti l’Italia ha mandato i gruppi elettrogeni. Ma ci sono poi le strade, le scuole, gli ospedali. Quello che costituisce la spina dorsale di un Paese. E noi come imprese italiane abbiamo la possibilità di svolgere un grande ruolo».
In che settori?
«Il nostro settore delle costruzioni è molto importante. Poi c’è l’acciaio. Possiamo aiutare l’industria siderurgica ucraina che ha perso alcuni capisaldi essenziali, a partire dall’Azvostal a Mariupol, che è stata disintegrata. Era la prima siderurgia ucraina, faceva 5 milioni di tonnellate di acciaio ed è stata rasa al suolo. Quindi la ricostruzione avrà un grande bisogno di prodotti lunghi di acciaio, di tondo da cemento armato, di travi eccetera. E su questo bisognerà aiutare gli ucraini. Si può immaginare persino una cooperazione tra il gruppo siderurgico ucraino Metinvest, che ha fatto una manifestazione di interesse anche per Taranto e ha un progetto per Piombino, e un gruppo italiano. Una alleanza industriale con un grande player ucraino potrebbe anche essere simbolica del ruolo dell’Italia».
Poi dove vede possibile l’intervento delle imprese italiane?
«Sulle infrastrutture energetiche Ansaldo, Eni, Enel e Terna possono giocare un ruolo molto significativo.
In che modo?
«In Ucraina si cercherà di ripristinare la potenza e la capacità produttiva di energia elettrica e l’Ansaldo ha anche competenze sul nucleare. Terna può dare una grandissima mano dal punto di vista dell’infrastruttura della rete».
E poi?
«Ci sono le imprese edili italiane collegate al mondo dell’acciaio che possono sicuramente dare un grande contributo. E questi due settori, diversamente dai grandi gruppi come Ansaldo, Eni, Enel e Terna, sono fatti da imprese private. C’è poi un tema agricolo, perché ci sarà da ripristinare moltissimi terreni e campi che oggi sono minati e quindi dovranno essere riportati alla funzione agricola. Le forze armate italiane hanno delle expertise e un know how importante nello sminamento. C’è inoltre moltissimo da fare anche sulla sanità e sul biomedicale e l’industria italiana e può fare cose importanti».
Serve un intervento di sistema?
«La premier ha fatto bene a ricordare l’opportunità che si può creare in un grande processo di ricostruzione per il sistema industriale italiano. Giustamente ha sottolineato il ruolo della Sace, della Simest, della Cdp perché queste operazioni ovviamente possono essere fatte solo se sono operazioni di sistema, cioè assistite da tutti gli strumenti finanziari e assicurativi di garanzia che il sistema Italia mette a disposizione. Un po’ la stessa cosa che stiamo facendo col piano Mattei».
Duferco che ruolo può giocare?
«Noi siamo stati in Ucraina per molti anni, abbiamo avuto una partneship con Industrial Union of Donbass, oggi passata in mano ai russi. Conosciamo molto bene il Paese. Quindi ripeto in uno schema di sistema, mettendo a fuoco alcune priorità insieme agli ucraini, certamente. Io vedo energia e costruzioni come priorità rispetto alle quali l’Italia può non soltanto rivendicare un ruolo perché dà soldi per la per ricostruzione ma anche perché ha le aziende capaci di fare. Perché puoi rivendicare quello che vuoi ma se non hai le imprese che possono intervenire resta un discorso astratto».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Leave feedback about this