22.05.2025
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Politics

«Ha provato ad agganciare tutti i parlamentari, era come una hostess»


Dalla deflagrazione del caso più discusso del momento, di Maria Rosaria Boccia sono state dette molte cose. Oggi a parlare della «consigliera fantasma» — che ha provocato un vero e proprio terremoto al Ministero della Cultura — è Annarita Patriarca, 53 anni, deputata di Forza Italia nata a Napoli, dunque nella presunta area d’azione dell’imprenditrice ed esperta di moda.

Che infatti avrebbe tentato di entare in contatto anche con lei. «Diciamo che la signorina Maria Rosaria Boccia ha provato ad agganciare un po’ tutti noi parlamentari campani, ha fatto il giro completo», dice schietta l’onorevole azzurra. «Sì, anche me — aggiunge — l’ho incrociata circa un anno fa, era moderatrice di una conferenza stampa a Montecitorio».

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«Boccia cercava di accreditarsi, ma con me non attacca»

L’onorevole Patriarca — in un’intervista per Il Corriere della Sera — contestualizza così l’incontro con Maria Rosaria Boccia: «Presentavo una mozione per istituire scuole di specializzazione specifiche e un albo professionale per medici e chirurghi estetici».

L’influencer che ha messo nei guai il ministro della Cultura Sangiuliano «era già prevista nello staff — spiega Patriarca — credo al seguito di qualche medico, si qualificava come esperta di moda, presidente di non mi ricordo quale associazione». Il riferimento è alla «Fashion Week Milano Moda», associazione di cui Boccia si definisce ancora presidente sui social, fatto mai confermato dalla Camera della Moda, che ne ha preso le distanze e l’ha diffidata.

In quella tavola rotonda, spiega l’onorevole Patriarca, Boccia «dava la parola». «La mozione l’ho preparata io — precisa l’azzurra — lei era poco più di una hostess». L’impressione era di una «bella ragazza, spigliata, sveglia, ambiziosa». «Ho appreso adesso che ha 41 anni, però ne dimostra di meno», continua Patriarca. Dopo quella conferenza stampa, l’onorevole non l’ha più riconfermata per altri eventi, ma sa della collaborazione di Boccia «con altri colleghi» quali «Catello Vitiello, Gimmi Cangiano, Simona Loizzo». Ma — sulle collaborazioni in questione — fa una precisazione: «Con ciascuno di loro ha lavorato per una volta sola, non ha mai ottenuto il bis, si chieda perché», dice Patriarca allusiva. 

Boccia avrebbe tentato di contattare l’azzurra dopo quel loro primo incontro: «Si è sempre interfacciata con la mia assistente — le parole di Patriarca — cercava di accreditarsi dove poteva, ovvio, nel nostro ambiente ne trovi milioni che provano ad entrare». E quella donna così ambiziosa non era certo una sconosciuta nel territorio: «Con me è difficile, non attacca, ma conosco la sua famiglia, hanno un negozio di abbigliamento a Pompei», spiega l’azzurra. 

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«Ha chiamato quasi tutti, già dalla scorsa legislatura»

Ma se con l’onorevole Patriarca il tentativo di Boccia è sfumato, col ministro della Cultura Sangiuiano — come noto — le cose sono andate in modo diverso. «Noi politici siamo abituati ai questuanti che ti tampinano, basta prendere le misure», ammonisce l’azzurra, che poi sottolinea come le risulti che Boccia abbia «chiamato quasi tutti, mi dicono che avesse cominciato a farsi avanti già dalla scorsa legislatura» e non con il centrodestra ma «con chi stava al governo» in quel momento. 

«Sul suo profilo Instagram ha messo la foto con un sacco di parlamentari e oggi con lo scandalo sta piena di followers», ma d’altronde, continua Patriarca, «si vedeva che non era una sprovveduta, ma una che si sa inserire». E lo dimostrerebbe anche la storia degli occhiali-telecamera indossati da Boccia a Montecitorio, «lì c’è malafede, c’è premeditazione», commenta l’onorevole. Che poi conclude con una dichiarazione di solidarietà al ministro Sangiulano: «In fondo lui fa tenerezza, ci è proprio cascato. Ne esce distrutto, anche dal punto di vista umano è davvero una brutta storia».

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