Il testo dell’ordinanza di custodia cautelare diventa segreto e non pubblicabile dagli organi di stampa, almeno non subito. La norma è passata al vaglio del Consiglio dei ministri che due giorni fa ha approvato il testo del decreto legislativo sulla modifica dell’articolo 114 del codice di procedura penale, prevedendo il divieto di pubblicazione del testo delle ordinanze di custodia cautelare finché non siano concluse le indagini preliminari o fino al termine dell’udienza preliminare.
Una modifica che era stata decisa già diversi mesi fa in Parlamento quando il Senato approvò l’articolo 4 della legge di adeguamento della normativa nazionale alle disposizioni della direttiva europea 2016/343 del Parlamento europeo e del Consiglio del 9 marzo 2016, sul rafforzamento di alcuni aspetti della presunzione di innocenza e del diritto di presenziare al processo nei procedimenti penali.
Il testo, si legge nel comunicato del Cdm, «dà attuazione all’articolo 4 della legge di delegazione europea 2022-2023, con il quale il Governo è stato incaricato di adottare le disposizioni necessarie a garantire l’integrale adeguamento alla direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio, del 9 marzo 2016, integrare quanto disposto dal decreto legislativo 8 novembre 2021 e assicurare l’effettivo rispetto dell’articolo 27, secondo comma, della Costituzione».
L’ITER
A dare l’avvio all’iter fu un emendamento del deputato di Azione, Enrico Costa, durante il passaggio alla Camera. Un passo indietro dunque rispetto a quanto stabilito dalla riforma del 2017 dell’allora ministro della Giustizia Andrea Orlando, che aveva di fatto reso le ordinanze pubblicabili senza alcun limite.
Con le nuove regole invece ad essere pubblicabile sarà soltanto il contenuto dell’atto, senza poterlo citare tra virgolette fino alla fine delle indagini preliminari o dell’udienza preliminare. Fino ad ora le ordinanze si potevano pubblicare sia integralmente sia per stralci. Potrà però essere ancora fedelmente riportato per esteso il capo di imputazione. Ora il testo deciso dal governo sarà sottoposto alla lettura e agli eventuali suggerimenti, non vincolanti, delle due commissioni Giustizia di Camera e Senato entro sessanta giorni e successivamente tornerà in Cdm per l’approvazione definitiva, in seguito alla quale diventerà legge.
LE REAZIONI
Un provvedimento che ha scatenato l’ira delle associazioni di categoria. «È una brutta notizia per i giornalisti e ancor più brutta per i cittadini, che non potranno conoscere per mesi fatti di rilevante interesse pubblico». Così Alessandra Costante, segretaria generale della Federazione nazionale della stampa italiana. «Il sindacato dei giornalisti — conclude Costante — continuerà la sua lotta per il diritto di informare ed essere informati, sempre più minacciato da leggi bavaglio, conferenze stampa a senso unico, politici che parlano attraverso video autoprodotti, querele fatte per bloccare l’attività dei cronisti».
L’Usigrai accende i fari sul paradosso: «Il giornalista per raccontare i motivi di una carcerazione potrà usare tutte le parole tranne quelle che il giudice ha usato nel suo atto di accusa».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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