17.05.2025
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Politics

Sangiuliano da Meloni: «Mai speso soldi pubblici per i viaggi di Boccia». Le opposizioni: «Lasci l’incarico»


Un ministro colpito, affranto, ma ancora al suo posto. Una premier che gli rinnova fiducia, sia pure condizionata, poi si vedrà. In mezzo una donna, Maria Rosaria Boccia, imprenditrice e negoziante di Pompei, che vuole ancora parlare e già affila le prossime storie Instagram, lima la “sua” versione dei fatti. Le opposizioni che chiedono il passo indietro, si preparano alla guerra in aula. Dura un’ora e mezzo il colloquio a Palazzo Chigi fra Gennaro Sangiuliano e Giorgia Meloni. Si chiude così: niente dimissioni, tantomeno rimpasti di governo.

L’ex direttore del Tg2, da giorni nella bufera per i presunti favori accordati alla giovane e intraprendente lobbista campana per mesi al suo fianco nelle missioni istituzionali, pur senza un incarico, non lascerà il timone del ministero della Cultura. «Mai un euro del ministero, neanche per un caffè, è stato impiegato per viaggi e soggiorni della dottoressa Maria Rosaria Boccia che, rispetto all’organizzazione del G7 Cultura, non ha mai avuto accesso a documenti di natura riservata» è la verità confessata dal ministro di Fratelli d’Italia in un lungo e concitato faccia a faccia con la presidente del Consiglio.

Sangiuliano, il ministro non si dimette: «A Meloni ho ribadito la mia verità, mai un euro pubblico speso per Boccia »

IL VIS-A-VIS

Con ordine. È stata una giornata al cardiopalma per la destra al governo. Sono le 15 e 50 quando l’auto di Sangiuliano entra dall’ingresso posteriore di Palazzo Chigi. Dimissioni in arrivo? Se lo chiedono i cronisti assiepati a Piazza Colonna, poi messi in fuga sotto i porticati dalla bomba d’acqua che ha fatto tremare il centro di Roma. No, Sangiuliano non si dimette. Uscito in auto nel più assoluto silenzio — sono le 17.30 — fa rientro al ministero, poi dirama una nota scarna, concordata con la premier. La linea difensiva è la stessa sciorinata in una lettera a La Stampa, ieri mattina. E adottata da Meloni, lanciando il cuore oltre l’ostacolo, nell’intervista Mediaset a Paolo Del Debbio di lunedì sera.

Riassunta: non un solo euro pubblico è stato usato per pagare le trasferte e gli hotel dell’onnipresente Boccia. E nessun documento riservato sul G7 di Napoli, in programma dal 19 al 21 settembre, è stato condiviso con la “non-consigliera”. Tutto il resto, copyright “Giorgia”, è solo «gossip». C’è un problema: Boccia ha un profilo instagram. Che usa senza sosta per raccontare le sue verità. Prima dà contro alla premier, a pochi minuti dall’intervista su Rete 4: posta foto di documenti che contengono il programma dei ministri attesi al G7 Cultura. Per dimostrare che sì, è stata coinvolta eccome dal ministro e dal suo staff nell’organizzazione del summit internazionale.

Ieri mattina, un’altra sortita sui social network, questa volta per negare la versione di Sangiuliano ai giornali: «Dopo otto giorni di silenzio, una toppa peggio del buco!». Si sfoga per la nomina a consigliera per “i grandi eventi” fatta saltare all’ultimo, «siamo sicuri che la nomina non ci sia stata? A me la voce che chiedeva di strappare la nomina sembra femminle…la riascoltiamo insieme?», scrive alludendo a un audio di cui sarebbe in possesso (e a Palazzo Chigi si teme che escano anche foto, nei prossimi giorni). Poi torna ad attaccare Sangiuliano che a La Stampa esprime “rammarico” per il polverone mediatico: «Le uniche vite turbate sono la mia e quella della mia famiglia!».

È ormai una telenovela. Alla premier, dopo i contatti telefonici dei giorni scorsi, Sangiuliano affida una ricostruzione informata dei fatti. I soldi per le trasferte? Neanche un nichelino è uscito dal Collegio Romano. Semmai qualche spesa l’ha sostenuta lui stesso, di tasca sua. Le altre, chi di volta in volta ospitava lui, lo staff, la misteriosa consigliera nell’occhio del ciclone. Erano ospiti del Festival di Taobook a Taormina. E ancora, accolti gratis dal sindaco di Riva Ligure a metà luglio, quando hanno festeggiato il compleanno di Boccia nel paesino affacciato sul mare.

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I PROSSIMI PASSI

Fin qui la linea difensiva, che vale al giornalista la fiducia rinnovata della premier. Se non altro per affrontare il summit del G7 a Napoli — la tappa a Pompei, inizialmente prevista, potrebbe saltare — ed evitare spiacevoli imprevisti. Restano le opposizioni tutte in trincea, a chiedere le dimissioni del ministro. Rompe il silenzio Matteo Renzi: «Il ministro della Cultura deve tutelare la bellezza, non il degrado, si dimetta».

Così anche Pd e Cinque Stelle che attendono Sangiuliano in Parlamento, «Riferisca in aula su come sono stati usati soldi e informazioni delicate», lo incalza Conte. E se anche da Forza Italia Giorgio Mulè lo invita a chiarire, da FdI si fa avanti Edmondo Cirielli con una difesa accorata: «È una ignobile strumentalizzazione». Non aggiunge altro per ora Meloni. Che tuttavia in privato confessa un certo sconforto. Da quando è a Palazzo Chigi vive una vita prudente, «piena di sacrifici». Dai suoi si aspetterebbe lo stesso.

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