20.05.2025
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Politics

avrà anche la delega Pnrr. Portafoglio da 700 miliardi


Ursula von der Leyen è sul punto di nominare Raffaele Fitto vicepresidente della Commissione responsabile dell’Economia e del Pnrr. L’indiscrezione arriva inevitabilmente da Berlino: la politica tedesca neoletta alla guida della Commissione Ue avrebbe quasi definito la sua squadra per Bruxelles. Di sicuro, scrive il Die Welt citano fonti diplomatiche e interne alla Commissione europea, ha stabilito chi saranno i suoi quattro vice esecutivi. Tra loro, appunto, il ministro italiano che — se andasse realmente così — non solo si troverebbe tra le mani un portafogli da oltre 700 miliardi di euro, ma diverrebbe anche la più significativa vittoria di Giorgia Meloni a livello internazionale.

Una poltrona del genere infatti, secondo il governo, è quanto di meglio potesse aspettarsi l’Italia. Tralasciando il cauto mantra a cui si affidano ministri e dignitari della maggioranza («Non si commentano le indiscrezioni»), per l’esecutivo «Sarebbe un capolavoro diplomatico» — spiega chi lavora gomito a gomito con Giorgia Meloni sui dossier europei — perché non solo sancisce la crescita definita del progetto dei Conservatori («Per la prima volta un populista di destra» sarà commissario, scrive il giornale tedesco) ma soprattutto «porta a dama» il lavoro compiuto negli ultimi due anni, andando al di là di strappi veri o presunti con Rue de Berlaymont. Dimostra cioè che la scelta di non votare la riconferma di von der Leyen non ha penalizzato l’Italia. Anzi — nell’ottica del centrodestra — rende per di più evidente che al tavolo delle trattative europee «siamo più bravi di chi oggi è all’opposizione». Il riferimento è a quanto ottenuto (la delega “semplice” agli affari economici e monetari) per Paolo Gentiloni esattamente cinque anni fa dal governo di Giuseppe Conte, sostenuto dal Partito democratico. Un fattore, questo, che sarà ampiamente rivendicato dalla presidente del Consiglio nelle prossime settimane. A patto, questo è ovvio, che la corsa finisca realmente così.

Oggi siamo “solo” all’ultima curva. Von der Leyen ha ancora qualche giorno per ufficializzare la squadra, e non è escluso che le deleghe possano ancora cambiare, con l’Italia destinata ad un ruolo più legato all’uso effettivo delle risorse che alla loro ripartizione. Il metodo che sembra incoronare Fitto però, è giudicato «sostenibile» negli ambienti europei. A dispetto del 2019 quando le vicepresidenze esecutive furono assegnate con motivazioni politiche, la tedesca ha costruito uno scacchiere “geografico” che appare solido. Oltre al ministro italiano, ad affiancarla ci saranno la spagnola Teresa Ribera (socialista) vicepresidente esecutiva per le transizioni climatica, digitale e sociale; il francese Thierry Breton (liberale) vicepresidente esecutivo per l’industria e l’autonomia strategica; il lettone Valdis Dombrovskis vicepresidente esecutivo per l’allargamento e la ricostruzione dell’Ucraina. E non si esclude possa infine esserne nominato un quinto.

L’ASSETTO

Fino alla prossima settimana l’assetto però è variabile e potrebbe risentire di alcuni dei problemi rimasti in sospeso. In primis quello della quota di donne tra i 27 commissari. Von der Leyen aveva chiesto ai governi di proporle due nomi all’insegna dell’eguaglianza di genere. Solo la Bulgaria le ha dato ascolto. Di fronte ad una netta superiorità di uomini il pressing della tedesca è aumentato. Il Belgio, nel quale Didier Reynders nutriva speranze per una riconferma, ha optato per proporre la ministra degli Esteri Hadja Lahbib. La Romania ha cambiato candidato, passando da Viktor Negrescu a Roxana Minzatu. Malta e Slovenia hanno invece respinto la richiesta della presidente. Le donne commissario, a questo punto potrebbero essere dieci su 27, presidente inclusa. Ancora troppo poche per Ursula.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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