Gli amici sono affranti («Povero Gennaro, ha fatto solo qualche leggerezza»), gli avversari sono spietati («Ha tradito la correttezza istituzionale, deve andare via») e lui, il ministro Gennaro Sangiuliano, titolare del dicastero della Cultura da dove avrebbe dovuto cancellare l’egemonia della sinistra nel mondo intellettuale, lo hanno visto in tanti entrare da Giorgia Meloni per rassegnare forse le dimissioni per il Pompei-gate. Ma per ora niente dimissioni.
Dalla nomina dell’influencer ai viaggi e le smentite. Cosa è successo
Sangiuliano e l’incontro con Meloni
Giorgia gli ha creduto ancora e si va avanti ma toccando ferro: nella speranza che non arrivino altre grane in questo romanzone intitolabile Il Pasticciaccio brutto del Collegio Romano. La cui trama racconta della collaborazione pericolosa tra Sangiuliano e Maria Rosaria Boccia, consulente informale del ministro mai ufficializzata e possibile depositaria di chissà quali segreti di Stato avendo affiancato Gennaro in numerosi incontri istituzionali.
Compresa l’organizzazione del G7 proprio a Pompei.
La situazione
O’ ministro in love, infieriscono i gossippari. Di sicuro Sangiuliano — ma senza dimissioni per ora — è in grossi guai politici, assicurano quelli che conoscono bene la vicenda che riguarda lui e la donna di Pompei, che ha negozi di abiti da sposa, guida una fondazione di moda rivelatasi inesistente, vendeva mozzarelle ai mercati del paese campano (così racconta il sindaco di Pompei che la conosce bene e la stima) ma soprattutto ha assunto un ruolo di spicco nello staff del ministro da cui è stata bruscamente allontanata perché ritenuta ingombrante e pericolosa. C’è una delle persone che lavora con il ministro che, vero o falso che sia, assicura: «Lui ne era affascinato e la portava dappertutto».
Ora ne è ricattato e un ministro ricattato non va bene? Meloni non lo molla perché si fida di lui. Anche se in questi giorni (e nei prossimi?) è diventato sempre più scivoloso per il ministro della Cultura il caso della (presunta? stralciata? inesistente?) consulenza assegnata all’influencer comparsa più volte con Sangiuliano e il suo staff negli ultimi mesi e che, appunto, avrebbe avuto un ruolo non formalizzato e istituzionalmente spurio nell’organizzazione del G7 della cultura.
Le parole di Sangiuliano
Dopo giorni di silenzio, il titolare del dicastero ha provato a spiegare la sua versione, parlando prima con la premier e inviando poi una lettera a La Stampa. Tre i punti fondamentali, secondo il ministro: aveva pensato di dare un incarico (gratuito) a Boccia, ma poi ha cambiato idea perché gli è stato segnalato un possibile conflitto di interessi; Boccia non avrebbe mai preso parte a incontri sensibili sul G7 né sarebbe stata messa a conoscenza di informazioni relative alla sicurezza dello Stato; e, infine, il ministero non avrebbe mai speso un euro per lei. A queste affermazioni, però, la donna ribatte. Sostenendo una tesi opposta. E facendo capire che ha del materiale (alcuni documenti sono già comparsi sul web) che potrebbe mettere ulteriormente in difficoltà il ministro, il ministero e l’intero governo.
Voci di dimissioni
Di fatto, dimissioni o meno, ma per ora no, il mondo politico-mediatico è già in preda alla febbre da rimpasto: con chi Meloni sostituirà Sangiuliano? Al posto di Gennaro arriva Giampaolo Rossi direttamente dalla Rai? O Alessandro Giuli direttamente dal Maxxi? O l’attuale sottosegretario Mazzi che è stato anche un famoso imprenditore dello spettacolo? O addirittura, dal Vittoriale che presiede, calerà sulla scrivania di Sangiuliano il dannunziano Giordano Bruno Guerri? Chiacchiere, al momento.
La questione nomina
Di certo, nel Pasticciaccio brutto del Collegio Romano, c’è la questione della nomina. E’ questa la chiave — oltre alla chiave preziosa d’ingresso a Pompei che è stata realizzata per Sangiuliano con i buoni uffici di Boccia, ma un simile esemplare era stato donato anche a Dario Franceschini quando era a sua volta ministro della Cultura — di questa vicenda. Sangiuliano, come ha ricordato la premier in tivvù da Paolo Del Debbio, avrebbe pensato di dare un incarico a Boccia ma poi non l’ha fatto. Quindi questo atto non dovrebbe esistere. Ma cosa dice la donna a riguardo, in una storia su Instagram? «Siamo sicuri che la nomina non ci sia stata?», è la domanda retorica che si fa l’influencer. «A me la voce che chiedeva di strappare la nomina sembrava femminile..la ascoltiamo insieme?». Quindi, secondo la tesi di Boccia la nomina c’è stata e qualcuno — anzi, qualcuna — le ha chiesto successivamente di strapparla. Non solo: la donna, stando a quanto scrive, sarebbe in possesso di un audio che attesta questa richiesta.
Se ciò fosse vero dovrebbe trovarsi traccia della nomina anche negli archivi del ministero. Se ciò fosse vero, soprattutto, significherebbe che il ministro ha detto una cosa non corretta. E che l’ha riferita anche alla premier, che si è fidata di lui al punto di aver riferito questa versione in tivvù. Meloni ha detto anche: “Sangiuliano mi ha garantito che questa persona non ha avuto accesso a nessun documento riservato”. E quasi in diretta, via Instagram, Boccia prende di petto la premier: “Questa signora? Io ho un nome e un cognome”.
Attacchi e precisazioni
Per tutti questi motivi, e per tutti gli attacchi che stanno provenendo dalle opposizioni, per non dire degli sfottò che impazzano sui social, è a dir poco agitata adesso Meloni. Sangiuliano a La Stampa ha detto che Boccia «non ha mai preso parte a procedimenti amministrativi» e che «in ogni caso le occasioni in cui è stata presente non avevano affatto carattere istituzionale e nemmeno in senso lato di istruttoria del G7. Mai si è discusso di questioni di sicurezza, che tra l’altro non attengono al ministero della cultura». Boccia, però, aveva pubblicato, subito dopo le parole di Meloni a Rete4, un documento relativo al summit dei ministri della cultura a Pompei (ma anche a Napoli). E nei giorni scorsi Dagospia aveva diffuso un’email in cui si attestava che Boccia leggeva in copia i documenti riservati sull’evento che si terrà in Campania a settembre. Boccia, sul punto, ha ancora qualcosa da aggiungere: una serie di domande retoriche che lasciano immaginare che ci sia dell’altro. «Quindi — scrive su Instagram — non abbiamo mai fatto riunioni operative? Non abbiamo mai fatto sopralluoghi? Non ci siamo mai scambiati informazioni?».
Il futuro prossimo
Una questione spinosa riguarda i fondi del ministero eventualmente spesi per le attività alle quali ha partecipato la presunta consulente. L’incarico in sé sarebbe stato gratuito. Lo ha detto Meloni, lo ha detto Sangiuliano e la donna non ha mai smentito il punto. C’è però il tema dei rimborsi. «Ritengo importante sottolineare che mai un euro del ministero, neanche per un caffè, è stato impiegato per viaggi e soggiorni della dottoressa Boccia», ha assicurato il ministro. La donna, però, sostiene il contrario. Su Instagram, infatti, ha precisato: «Io non ho mai pagato nulla, mi è sempre stato detto che il ministero rimborsava le spese dei consiglieri, tant’è che tutti i viaggi sono sempre organizzati dal capo segreteria del ministro».
Le sorprese nel Pasticciaccio potrebbero essere anche altre o magari esaurirsi qui. La seconda ipotesi è quella che ha cementato in queste ore a Palazzo Chigi il patto tra Giorgia e Gennaro: andiamo avanti. Ma non si sa mai.
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