10.05.2025
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Politics

«No al fuoco amico, non fate a Schlein quello che fu fatto a Veltroni»


PESARO «Non sono venuto alla Festa del Pd Marche da figliol prodigo: non mi sento un figliol prodigo e non chiedo che si sacrifichi il vitello grasso. Dal Pd sono uscito e ora sono da un’altra parte, Italia Viva. Spazziamo via gli equivoci, se sono a Pesaro è perchè penso che il centrosinistra abbia una chance per ripartire, non per rientrare io nel partito. O si vince uniti o governerà ancora la Meloni, non c’è una terza via». Matteo Renzi sceglie il Campo di Marte di Baia Flaminia e non il Campo Volo di Reggio Emilia per tornare tra il popolo dem che lo accoglie con il sold out del pratone (tutti in piedi) ma con titubanza, almeno all’inizio, e un interrogativo di fondo: che si fa? Facciamo a fidarsi o no? Applausi timidi, stentati quando si palesa Con juicio.

 

L’accoglienza

Renzi arriva in scioltezza molto prima del canonico orario da dibattito delle 20.30: scortato dall’amico Matteo Ricci, ex sindaco e oggi europarlamentare, che l’ha voluto, di più, praticamente imposto alla segreteria regionale organizzatrice della kermesse, ne approfitta anche per salutare i volontari, anzi sono i primi a cui tende la mano. Poi qualcuno lo abbraccia, una stretta calorosa quanto gioiosa di quelle dal gusto un po’ revival e un filo nostalgico, ma che serve a rompere il ghiaccio prima di iniziare il dibattito e di andare a ruota libera, riavvolgendo giocoforza il nastro. Non fa ammenda ma qualcosa concede. «Venire via dal Pd è stata una scelta che mi è costata molto. Ho deciso di andarmene un minuto dopo aver fatto nascere il governo Conte Due. Io sono il bersaglio dei grillini, mi hanno sempre massacrato e continuano a farlo, ma in quel momento sapevo che l’accordo andava fatto. Poi ho salutato. Comprendo che, prima ancora di me, arrivano le voci su di me: Renzi non va bene, Renzi fa cadere i governi. Ebbene sì è vero: se potessi fare cadere il governo Meloni lo farei cadere subito». Ipse dixit. E si becca il primo applauso più deciso,. Come un imbonitore che deve convincere una platea fin troppo guardinga e sospettosa della bontà del prodotto. «Io voglio un’alternativa. E con chi si fa l’alternativa? Con quelli diversi. Io ed Elly Schlein non siamo best friends ma riconosco che ha vinto le primarie e sa che io voglio stare nella coalizione guidata dal Pd. Per cui caro popolo dem questo vi chiedo: se credete nell’alternativa mettete Elly nelle condizioni di costruire un’alleanza. E io ci sono. Non dentro nel Pd, ma a fianco, da alleati. Questo governo non funziona e bisogna mandarlo a casa. E un’altra raccomandazione: non fate a Elly quelli che hanno fatto a me: non fate fuoco amico sulla segretaria come è già successo anche con gli altri segretari, da Zingaretti a Veltroni». A ruota libera: salario minimo, ius soli, guerra, le elezioni in Liguria.

Allora signò che facciamo? Lo prendiamo? Ci prova anche l’altro Matteo (Ricci), con cui in comune c’è parecchio: «Perché ci si può fidare di Renzi? Perché siamo ancora qua. Il pd sopravvive ai suoi leader perchè è una comunità di valore che sa costruire una prospettiva. Potremo diventare il primo partito ma abbiamo bisogno di un partito di centro. Su questo voglio confrontarmi con Renzi». E l’applausometro sale con più brio.

 

Una donna premier

C’ è tempo anche per soffermarsi su quando è nata l’intesa, non il 16 luglio sull’abbraccio galeotto sul campo della partita di beneficenza. «Schlein ha detto — attacca Renzi — che non mette veti e pretendo che anche gli altri non mettano veti su di me. Schlein vuole vincere e per vincere ha capito che dobbiamo metterci insieme. Guardiamo alla Francia, alla Gran Bretagna, agli Stati Uniti. Sanno che Trump deve essere sconfitto e si sono uniti su Kamala». Non ce l’ha ordinato il dottore ma l’hanno proposto e io ho detto ok, sarà difficile ma ci proviamo. Ma patti chiari: se la linee la dà la da Schleen ci sto ma sa dà Travaglio anche no, fate da soli».

Applausi, finalmente, decisi. Prossimo appuntamento il 28 settembre. Con l’assemblea di Italia Viva: «Iniziamo a costruire questa casa mattone dopo mattone. Amici del Pd non fate gli avari, facciamo politica con la P maiuscola e facciamola insieme». Ps, c’è anche l’indicazione del futuro presidente del consiglio: una donna, leader del partito di maggioranza.

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