ROMA È lontano il tempo in cui le trasferte romane di Beppe Grillo potevano decidere il bello e il cattivo tempo dentro il Movimento 5 stelle. Eppure, la prossima discesa nella Capitale dell’Elevato potrebbe tornare a far suscitare speranze e timori nelle file dei pentastellati, proprio come negli anni in cui il fondatore aveva ancora una presa salda sulla sua creatura. Il motivo è l’annunciato incontro del Garante con un pugno di fedelissimi in vista della costituente d’autunno del Movimento. Obiettivo: riorganizzare le truppe e provare a dare battaglia. Anche – è la speranza – con il sostegno, si vedrà quanto consistente nei numeri, di dissidenti dei gruppi parlamentari di Camera e Senato.
L’appuntamento è per metà settembre, anche se una data precisa per il quasi-vertice ancora non è stata definita. Ci lavorano un gruppo di ex “portavoce” (come si facevano chiamare gli eletti della prima stagione grillina), gli stessi che nelle scorse settimane avevano firmato una lettera a difesa del Garante nello scontro aperto con Giuseppe Conte – tacciato di «ingratitudine» – per «contribuire a ripristinare la verità storica» in mezzo allo scambio di veleni tra i due. Undici le firme in calce, tra cui quelle di volti storici di peso come Nicola Morra, Lele Dessì, Alessio Villarosa ed Elio Lannutti.
I PILASTRI
Ed ecco che dagli appelli, ora, il gruppo degli anti-contiani vuole passare ai fatti. Per «fermare la deriva che si sta prendendo, con un Movimento che ha smarrito la propria identità per diventare – accusano i sostenitori del comico – sempre più partito personale. Un processo che va stoppato e al più presto». Prova a strutturarsi, la fronda. E a incidere sul processo della costituente stellata, il percorso ideato da Conte per «rilanciare» l’azione del Movimento e ridiscutere tutti i capisaldi M5S, sottoponendoli al voto degli iscritti. A cominciare da nome, simbolo e regola del tetto ai due mandati. Tre aspetti che per Grillo fanno invece parte del «dna» del Movimento. «Pilastri non negoziabili», li aveva definiti il Garante nell’altolà all’avvocato pubblicato a mezzo blog.
Ma se in un primo momento le parole dell’Elevato erano state accolte da un apparente scetticismo nelle truppe parlamentari stellate fedeli al leader (e in gran parte desiderose di abbattere il tabù del terzo mandato), ecco che ora si cominciano a registrare le prime crepe.
Uno scossone lo assesta il lungo sfogo social di Mariolina Castellone. Un post in cui la vicepresidente di Palazzo Madama ed ex capogruppo della pattuglia contiana in Senato accusa l’avvocato – pur senza puntare il dito – di «grillicidio». E difende i tre «pilastri imprescindibili» già richiamati dal fondatore, per poi lanciare un avviso ai colleghi parlamentari: «La nostra storia vale più di un volto noto al secondo mandato». È un crescendo di accuse. In cui l’ex presidente del gruppo critica il processo di rifondazione (anti)grillina: «Non è accettabile che si apra una costituente per rilanciare il M5S e si esca come la brutta copia di un qualunque altro partito», avverte Castellone. Che parla di «involuzione» e di una strategia per «abbattere l’ultimo argine di resistenza che è rappresentato dal nostro Garante» e da «quei pochi che non si sono mai piegati al volere del capo di turno». Garante che, conclude, è stato oggetto di attacchi «surreali, ingiusti e ingrati» portati avanti «con tecnica bullesca».
LO SPAURACCHIO
Dubbi e critiche che non è chiaro quanto siano condivise all’interno dei gruppi. Un “ex” la riassume così: «Tra i parlamentari non sono in pochi a pensare che Beppe sia stato ingiustamente scaricato. Ma molti tacciono perché sperano nel terzo mandato. Mariolina, che è un medico stimato, un lavoro ce l’ha anche al di fuori della politica».
Sullo sfondo, intanto, resta lo spauracchio delle carte bollate in caso di cambiamenti al simbolo o al nome, su cui i fedelissimi del comico ritengono che Grillo abbia ancora l’ultima parola. Uno scenario, quest’ultimo, che aprirebbe all’esito stigmatizzato da tutti in queste ore, quello di una scissione.
Tensioni interne che inevitabilmente si ripercuotono sugli assetti del campo largo. Ancora alle prese con le frizioni sulla scelta del candidato in Liguria, su cui ancora non è arrivato alcun via libera. Così come continua il confronto sullo Ius scholae, con i 5S che chiedono di calendarizzare il loro testo alla prima capogruppo (quello che prevede la cittadinanza dopo cinque anni di scuola) e Carlo Calenda che invece prova a stanare Forza Italia e annuncia: «Proporrò in parlamento una riforma negli esatti termini richiesti da FI». Per un fronte comune tra le opposizioni, insomma, con ogni probabilità bisognerà aspettare il ritorno in aula.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Leave feedback about this