Giornalisti, avvocati e persino aziende produttrici di elettrodomestici. Sono oltre 150 i nomi apparsi sulla lista di proscrizione del «Nuovo Partito Comunista Italiano»: un elenco di persone, associazioni e società accusate dal partito di essere sostenitori di Israele (e di conseguenza nemici della causa palestinese). In poco tempo, il comunicato ha scatenato un’ondata di indignazione e preoccupazione tra gli esponenti politici e le istituzioni italiane, soprattutto per le possibili evoluzione più o meno violente di questo fenomeno nei confronti della comunità ebraica e i suoi presunti sostenitori.
I nomi nella lista
La Comunità Ebraica di Roma ha espresso una ferma condanna della lista, definendo l’atto come una manifestazione di antisemitismo e una forma di istigazione alla violenza.
In una nota, ha sottolineato come la pubblicazione di tali liste rappresenti una grave violazione dei principi democratici e dei valori fondamentali della società. Ma oltre alla comunità in sé, sono tantissimi i nomi inseriti nella lista che improvvisamente si sono visti accusare di sostenere la guerra in Medio Oriente.
Dalla deputata di FdI Ester Mieli al dirigente di Leonardo, Enrico Savio, dal presidente della S.S. Lazio, Claudio Lotito, a Soda Sream, l’azienda che produce macchinari per l’acqua frizzante, e una lunga lista di giornalisti e conduttori televisivi famosi, come Alessandro Sallusti, Paolo Del Debbio, Mario Giordano e Nicola Porro.
Le reazioni della politica
Il presidente del Senato, Ignazio La Russa, ha denunciato la lista come un grave attacco alla libertà di pensiero e una minaccia alla sicurezza delle persone coinvolte, invitando a una condanna unanime. Il Partito Democratico ha annunciato un’interrogazione parlamentare, definendo la pubblicazione come l’ennesimo atto di antisemitismo e richiedendo misure concrete contro tali manifestazioni di odio. Una reazione condivisa anche da Tommaso Foti che ha definito il comunicato «delirante»: «Tornano i nostalgici della Corazzata Potiemkin che si divertono a lanciare pericolosi appelli in cui puntano il dito contro i sostenitori dello Stato d’Israele e delle sue libertà».
Anche la deputata di Italia Viva, Maria Elena Boschi, ha espresso preoccupazione per la lista, paragonandola ai periodi più bui della storia italiana: «Quello che potrebbe essere derubricato a delirio di un gruppuscolo di reduci è in realtà un gravissimo esempio dei rigurgiti antisemiti che continuano a manifestarsi». L’episodio ha sollevato un ampio dibattito sulla crescente intolleranza e sull’importanza di difendere i valori democratici contro le minacce di odio e violenza.
Un evento che richiama alla memoria un precedente simile: nel dicembre 2015, la Procura di Roma aprì un’indagine su una lista pubblicata da Radio Islam che includeva nomi di «ebrei influenti in Italia». Le accuse all’epoca includevano minaccia e diffamazione con aggravante di odio razziale, e la lista comprendeva nomi noti come Roberto Saviano e Paolo Mieli. Anche allora, la Fnsi (Federazione nazionale stampa italiana) e Fratelli d’Italia condannarono l’iniziativa, chiedendo una risposta ferma delle istituzioni.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Leave feedback about this