L’obiettivo è dichiarato: tagliare le tasse alla classe media. Ora si studia come declinarlo. In attesa di conoscere su quante risorse potrà contare il capitolo fiscale della prossima manovra di bilancio, i tecnici hanno iniziato a simulare quali sono i possibili interventi per abbassare la pressione fiscale sui redditi tra i 35 mila e i 50-55 mila euro. Non si tratta di una forchetta di reddito casuale. Dopo i 35 mila euro viene meno la decontribuzione, il taglio del cuneo fiscale del 6 per cento in vigore dallo scorso anno. Un lavoratore dipendente che dovesse guadagnare anche un solo euro in più perderebbe un importo netto sullo stipendio di 1.100 euro l’anno. Tra 28 e 50 mila euro, poi, oggi si paga un’aliquota fiscale del 35 per cento, mentre superati anche di un solo euro i 50 mila euro, scatta l’aliquota del 43 per cento. Per aiutare la classe media, insomma, va ridisegnato il secondo scaglione.
Irpef, la nuova sfida per ridurla fino a 50mila euro. Ecco come possono cambiare aliquote e stipendi
Il meccanismo
Come? Il primo beneficio potrebbe arrivare da una riduzione dell’aliquota, abbassandola al 34 per cento o anche al 33 per cento. Si tratta però di una misura che ha un costo abbastanza elevato. Ogni punto di riduzione in questo scaglione, dove si trovano 7,5 milioni di contribuenti, costa tra i 2 e i 2,5 miliardi di euro. Tagliare l’aliquota Irpef intermedia, insomma, avrebbe un costo tra i 4 e i 5 miliardi. Una somma simile a quella che dovrà essere impiegata per confermare anche per il prossimo anno la riduzione a tre aliquote del prelievo Irpef. A questo, tuttavia, dovrebbe accompagnarsi anche un innalzamento del reddito tassato in questo scaglione. Oggi è 50 mila euro, potrebbe essere portato a 55-60 mila, per evitare che i contribuenti con redditi medi si trovino a dover pagare aliquote (comprese quelle regionali e comunali) vicine al 50 per cento una volta superati i 50 mila euro di reddito. Una strada alternativa, ma che sarebbe anche sostitutiva rispetto all’attuale taglio del cuneo fiscale, sarebbe l’aumento delle detrazioni per lavoro dipendente. In questo caso, però, lo sgravio non sarebbe generalizzato, ma riservato ai soli dipendenti.
Il problema centrale restano le risorse per finanziare questi interventi. Quattro miliardi per confermare il taglio a tre aliquote dell’Irpef sono già disponibili. Provengono dall’abolizione dell’Ace e dall’introduzione della Global minimum tax sulle multinazionali. Un altro miliardo (forse uno e mezzo) dovrebbe arrivare dalla gara del Lotto, mentre un altro miliardo ancora, potrebbe essere ottenuto con l’anticipo della gara per l’assegnazione del Gratta&Vinci.
Il progetto
Il vice ministro dell’Economia Maurizio Leo, poi, punta molto sul gettito del concordato preventivo delle Partite Iva che, entro fine ottobre, dovranno decidere se aderire o meno al “patto” con il Fisco. Gli incassi di questa misura non sono stati stimati dal governo, ma l’obiettivo sarebbe almeno di un paio di miliardi. Infine c’è il capitolo delle tax ependitures, lo sfoltimento della selva di detrazioni e deduzioni. Su questo capitolo il governo promette interventi “mirati”. Come l’azzeramento del bonus sui monopattini, anticipato ieri al Meeting di Rimini dal presidente della Commissione Finanze della Camera Marco Osnato. Il governo ha anche lavorato all’ipotesi di un plafond massimo di detrazioni in base al reddito (lasciando però fuori salute, casa e lavoro). Ma si tratta di misure politicamente molto delicate.
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