Tempesta perfetta ieri sui mercati internazionali per il rischio recessione in Usa. Se si ferma o rallenta la locomotiva americana sono guai. E questo spiega le pesanti cadute delle borse mondiali. Prima c’è stato il colossale crollo di Tokyo — con il Nikkei che ha perso il 12,40%, il peggior ribasso dal 1987 — seguito dai mercati europei: il Cac40 a Parigi ha ceduto l’1,61%, Ftse 100 di Londra ha perso il 2,16%, mentre il Ftse Mib ha lasciato sul terreno il 2,26%. Più tardi nella giornata è arrivata Wall Street: Dow Jones e S&P 500 hanno perso fino al 3%, il Nasdaq invece ha visto ribassi con punte del 4,5% a causa del cattivo andamento dei titoli tecnologici, in particolare del re dei microchip Nvidia. E allora un’estate che sembrava calda solo per il meteo e in attesa del taglio dei tassi di metà settembre, rischia di trasformarsi in una estata nera dei listini, anche perchè negli ultimi giorni si sta inasprendo il conflitto in Medio oriente con il possibile attacco nella notte dell’Iran su Istraele.
Crollo delle Borse, cosa sta succedendo e quanto è grave? I possibili scenari futuri
PANIC SELLING
A far crollare i primi argini sono stati i dati sul mercato del lavoro americano: a luglio i posti occupati sono aumentati più lentamente mentre la disoccupazione è salita ai livelli del 2021, restando comunque al 4,3% che è, secondo una analisi di JP Morgan, una delle più basse al mondo. Tutto questo mostra che la scampata recessione potrebbe invece esserci e che forse la Federal Reserve ha aspettato troppo tempo per tagliare i tassi, rincorrendo l’obiettivo dell’inflazione al 2%.
Gli analisti finanziari pensano che la Fed si sia mossa troppo lentamente, per eccesso di cautela, e ora, con il disastro alle porte, possa infilare una serie di tagli nei prossimi mesi, cosa che non era prevista. Tutto questo ha creato il panic selling tra gli investitori che hanno iniziato a vendere i titoli meno sicuri, creando una spirale di ribassi quasi in tutte le borse del mondo, e a comprare titoli di stato. Basta guardare i rendimenti dei Treasury americani a 10 anni che hanno toccato quota 3,72%, il minimo di un anno. Dicevamo i titoli tech: a Wall Street sono Nvidia, Meta e Apple a guidare il crollo, visto che i tre titoli hanno perso oltre il 9%. Samy Chaar di Lombard Odier, una banca svizzera, sostiene che «il mercato americano è ancora in una situazione di relativa salute, cosa che fa sì che l’economia sia sicura», ricordando che è improbabile che la Fed faccia un taglio dei tassi d’emergenza.
I TRE FATTORI SCATENANTI
Allo stesso tempo anche il capo economista di JP Morgan, David Kelly, ha detto che questa è una correzione, e che a meno di cataclismi, l’economia semplicemente crescerà a ritmo più basso, e non ci sarà una recessione. Ma oltre ai timori di una recessione, gli analisti guardano anche ad altri tre importanti elementi: da una parte l’espandersi delle tensioni in Medio Oriente e le paure per una guerra che coinvolge tutta la regione, dall’altra l’instabilità legata alle elezioni americane in vista di novembre. E infine in molti stanno notando una profonda crisi della liquidità, con un crollo quasi totale delle monete digitali (Bitcoin ha perso il 24%).
LA SFIDA
Le tensioni internazionali potrebbero avere il sopravvento: la crisi in Ucraina che non sembra finire, la guerra a Gaza che in molti temono si possa estendere anche al Libano e all’Iran e coinvolgere tutta la regione proprio nelle prossime ore. In questo momento gli Stati Uniti non si trovano in recessione, ma ci sono dei segnali importanti da analizzare: la Fed ha una regola — la Sahm rule — per definire se ci si sta avvicinando a una recensione: chiamata così dal nome dell’economista Claudia Sahm, sostiene che se per tre mesi di fila la disoccupazione è superiore dello 0,5% al minimo registrato nei 12 mesi precedenti, allora l’economia si trova nei primi mesi di recessione.
Ieri terza seduta di fila negativa anche in Europa, con Milano maglia nera del Vecchio Continente: listino in calo del 2,26%, bruciando 17 miliardi, un falò che si classifica al terzultimo posto delle sedute negative della storia recente, guidata dai 71 miliardi del 12 marzo 2020, giornata di inizio del lockdown della pandemia da Covid (- 16,92%).
Il listino milanese ha accusato i tonfi di Nexi (-6%), Erg (-4,8%), Saipem (-4,4%), Hera (-4%), Stm (-3,9%) e Snam (-3,8%). Male anche il comparto bancario con il Ftse bank — 1,95% e finanziario: Azimut (-3,6%), Unipol (-3,4%), Mps (-3,1% che oggi illustra trimestre e nuovo piano ambizioso), Generali (-3%) e quello energetico.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Leave feedback about this