18.05.2025
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Politics

«Più volontari in campo per fermare i roghi. Necessari controlli sulle baraccopoli»


«Anche l’incendio di Roma ci dice che è necessaria una più puntuale cura del territorio. E serve la massima attenzione sugli accampamenti abusivi, anche a tutela di chi ci vive». Nello Musumeci, ministro della Protezione civile, segue ora per ora l’evolversi di un’altra giornata drammatica sul fronte dei roghi. C’è il caso dei Canadair, numericamente insufficienti visto che il nostro Paese ne ha solo una ventina: «La Ue non è ancora intervenuta con l’acquisto, tenendo conto che questo tipo di velivolo non viene più prodotto. Ora c’è un accordo con l’azienda costruttrice, ma serviranno almeno sette anni per le consegne». Musumeci punta su un maggiore utilizzo dei volontari anche al Sud.

Come deve cambiare la prevenzione?

«È una piaga dolorosissima e difficile da sanare. Dove c’è vegetazione il rischio incendio è sempre dietro l’angolo. Naturalmente i migliori alleati del fuoco sono le alte temperature, i territori afflitti da una prolungata siccità e i venti di scirocco. La competenza del contrasto agli incendi è delle regioni».

Quanto è frequente il dolo?

«Il 95% degli incendi è dovuto alla condotta dell’uomo. Bisogna solo distinguere quella dolosa da quella colposa. Quella dolosa ha un peso maggiore. E il governo ha inasprito la pena detentiva».

Qual è il movente?

«Ci sono tre scenari. Le vendette private, il delinquente che si presta alle speculazioni per un diverso uso del territorio e il piromane, che è sostanzialmente un malato».

Lei cita, tra gli obiettivi di chi appicca il fuoco, anche la speculazione. Si punta magari a costruire su quel terreno. Ma la legge non vieta di costruire dove c’è stato un incendio?

«Certo. Questa è una delle materie assolutamente consacrate nelle nostra produzione legislativa, ma poco applicata. Manca un effettivo controllo, un censimento aggiornato e c’è una logica procedurale sempre più complicata. Il divieto viene anche applicato, ma non sempre: pensiamo a quando il catasto incendi non viene aggiornato».

Perché non riusciamo a fermarli?

«La soluzione sarebbe quella di intervenire nella prima mezz’ora, appena visto il fumo. Per farlo servirebbe in ogni comune un gruppo di volontari anti incendio o, come avviene in alcune regioni del Nord, una diffusa e capillare presenza di distaccamenti di vigili del fuoco volontari. Nel Sud purtroppo il vigile del fuoco volontario è assai raro, per una serie di problemi spesso legati al fattore finanziario. Altro rimedio preventivo sarebbe quello di ricorrere con più frequenza a strumenti tecnologici, collocati in punti strategici: piattaforme, software, telecamere termiche, sensori, droni».

Abbiamo un problema serio: i Canadair sono pochi.

«Quello della flotta aerea è il tallone di Achille dell’Unione europea. L’ho appreso non appena chiamato a guidare la Protezione civile. La Ue garantisce interventi in caso di incendi boschivi, ma non ha fatto nulla in passato per il rinnovo e il potenziamento della sua flotta aerea di Canadair. Questi piccoli velivoli non si producono più da decine di anni. L’Italia attualmente ne ha una ventina. Alla fine dello scorso anno ho invitato a Roma il commissario europeo per la protezione civile e ne abbiamo parlato. C’è stato un confronto con la società canadese e Bruxelles ha riaperto il negoziato assicurando l’acquisto di un lotto di velivoli. Ripartirà la produzione, ma la consegna non potrà avvenire prima di sette anni».

Quanto è stato preoccupante l’incendio dell’altro giorno a Roma? Il rogo potrebbe essere partito da un accampamento abusivo.

«Si chiamano incendi di prossimità. Si verificano in una zona fortemente urbanizzata e purtroppo succede in molte parti di Italia. Ecco perché è necessaria la prevenzione e la cura del territorio da parte dei privati e dei Comuni. Gli accampamenti abusivi sono un pericolo prima di tutto per chi li realizza e ci vive, ricordiamoci la diffusa presenza anche di bambini. Chi ha la responsabilità di vigilare, deve intervenire preventivamente. Serve un costante controllo de territorio anche extraurbano sia per gli insediamenti abusivi sia per l’attività edilizia e per le coltivazioni improprie».

E perché la prevenzione è insufficiente?

«Le leggi esistono anche in materia di prevenzione, purtroppo non vengono sempre applicate. Noi italiani non siamo fatti per la prevenzione! Lo stesso ragionamento vale per le ordinanze. Vedi Scampia, Napoli: 2015 il sindaco emette l’ordinanza di demolizione di quei palazzi fatiscenti e pericolosi, ma nessuno poi vigila sull’applicazione dell’ordinanza. E poi arrivano i morti e solo allora ci accorgiamo dell’omessa attenzione».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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