17.05.2025
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il parere delle Camere Penali


Dopo le scuse di Nicola Turetta, per le parole di incoraggiamento al figlio, «Non sei l’unico ci sono altri 200 femminicidi», il presidente dell’Unione camere penali, Francesco Petrelli, torna sulla questione della diffusione delle intercettazioni disposte in carcere durante il colloquio tra i genitori e il killer di Giulia Cecchettin, definendo improprio l’uso delle intercettazioni che, a suo avviso, non hanno alcuna valenza probatoria e non avrebbero dovuto neppure essere trascritte. 

Turetta, perché le intercettazioni non andavano diffuse (ma era lecito registrare il colloquio). «Pornografia giudiziaria»

La Camera penale ha usato parole molto dure per stigmatizzare la diffusione di quelle conversazioni, pensa davvero che non abbiano alcun valore?
«Quello dell’uso improprio delle intercettazioni al di fuori della finalità processuale è ovviamente un problema che riguarda sia la magistratura che l’informazione, perché la riservatezza dei colloqui per la nostra Carta costituzionale è inviolabile e solo la ricerca della prova — e solo a determinate condizioni — può giustificarla all’interno di un processo penale. Ammesso che l’intercettazione avesse quello scopo, non ha dato risultati e quelle conversazioni non dovevano pertanto essere neppure trascritte».

Non pensa che quell’intercettazione, che risale a dicembre, al primo incontro tra i genitori e Filippo Turetta dopo il suo arresto in Germania, potesse essere utile per capire il profilo psicologico del killer di Giulia Cecchettin e del contesto familiare nel quale si è sviluppata la sua personalità, anche in vista di una possibile perizia chiesta dalle difese?
«L’intercettazione non può essere intesa come un dispositivo utilizzato per la ricerca di opinioni di soggetti non implicati direttamente nel reato, o peggio come una sonda calata nell’intimità dei rapporti di una famiglia in un momento drammatico per poi diffonderne i contenuti, con il solo fine di dissentirne nel nome di una improbabile etica universale, pronta a giudicare prima ancora che a comprendere. Questa operazione si sta risolvendo in un’indecente gogna mediatica e in un inammissibile processo a carico dei genitori dell’imputato. Tanto più che non si può disporre un’intercettazione per fare una perizia alla famiglia. è stato utilizzato uno strumento intrusivo, se si vuole sottoporre un indagato a una perizia, l’accertamento deve essere disposto. E la persona sottoposta a indagini può anche scegliere di non rispondere. Questa è una cosa da paese incivile».

È una vicenda che ha molto colpito l’opinione pubblica, l’Italia ha seguito con il fiato sospeso le ricerche, fino al tragico ritrovamento del suo corpo e alla cattura di Turetta, non pensa che quelle conversazioni potessero avere un interesse pubblico? 
«L’argomento che viene utilizzato in questi casi, secondo il quale l’intercettazione, anche se irrilevante ai fini dell’indagine, può interessare comunque l’opinione pubblica è un argomento francamente insostenibile, perché l’intercettazione in uno Stato che si dica di diritto non può essere l’esca per un talk-show, non è una sonda etica utile per sviluppare dibattiti o fare indagini sociologiche. Credo che questo resti al fondo il punto della questione: solo la prova giustifica l’intercettazione non l’interesse dell’opinione pubblica. Si tratterebbe di una inversione inaccettabile».

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