17.05.2025
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«Sono sedotta dal fascino del maledetto, le tentazioni ci sono. Il mio ex marito? Uscito dalla mia vita»


Nel 2013 Paola e Chiara, le due sorelle Iezzi di 50 e 51 anni, si erano separate artisticamente, dieci anni dopo si sono ritrovate a Sanremo con Furore, canzone che ha fatto incredibilmente ripartire la ditta di famiglia, anche se oggi entrambe fanno anche altro. La prima a settembre sarà su Sky fra i giudici di X Factor, la seconda recita, altra sua grande passione (dopo aver preso parte a Mare fuori 3 e 4, in autunno uscirà il film americano Under the stars, girato in Puglia con Andy Garcia e Toni Collette). Poi, per non farsi mancare nulla, a ottobre le due milanesi per Rizzoli pubblicheranno anche l’autobiografia Sisters. La nostra storia incredibile.

Pochi giorni fa sua sorella Paola al Corriere della Sera ha detto che lei è sempre stata la più ribelle delle due e di aver subìto la sua decisione di sciogliere il duo, nel 2013: conferma?

«Abbiamo una percezione diversa di quello che è successo. Io sono un po’ ribelle sì, ma fino a un certo punto. Come lei sono soprattutto una gran lavoratrice e quando ho preso la decisione di fermarci è stato molto doloroso anche per me. Io ci pensavo da anni, perché le cose non andavano bene,ma visto che faccio fatica ad affrontare i conflitti perché temo le reazioni delle persone, non sapevo come dirglielo. Solo che non si poteva più andare avanti».

Il problema qual era?

«Eravamo completamente indipendenti e ci sono mancate le risorse per produrre i dischi, stamparli e distribuirli. Nessuno ci sosteneva e ci saremmo sicuramente fatte tanto male se non ci fossimo fermate».

Perché dopo grandi successi come “Amici come prima”, “Festival”, “Vamos a bailar” etc. non piacevate più?

«A volte si lascia un segno, altre no. Per questo eravamo meno comprese e ascoltate: non era il momento giusto. Adesso, invece, sono tornati gli Anni Novanta e tutto va bene. Nel 2013, dopo aver già pagato ditasca nostra l’album Giungla, avremmo dovuto spendere anche per la promozione e gli eventi. Paola non voleva capire cosa rischiavamo, così prima di fallire e finire a strisciare per terra, tirai il freno. La pausa alla fine ci ha fatto bene: ci siamo concentrate più su noi stesse e ci siamo ricaricate. Adesso io e lei collaboriamo solo quando ci va, la musica deve farci divertire senza ansie. La qualità della vita, dopo i quaranta, è importante. Per questo mi sono dedicata anche al mio sogno di bambina: recitare».

E cosa ha scoperto?

«Nella musica conta l’ego, nella recitazione devi metterlo da parte e tirare fuori le emozioni del tuo personaggio.È un esercizio di libertà, una piacevole vacanza da me stessa».

Oggi si sente più cantante o attrice?

«Tutte e due. Sono un’artista in cammino e non do nulla per scontato».

Si è scontrata con tanti pregiudizi?

«Cambiare non è mai semplicissimo, soprattutto se si è conosciuti in altre vesti, ma si può fare: ci vuole solo tempo».

Ha raccolto il giusto?

«Mi sento serena, ho accettato mutamenti e critiche, e punto a fare quello che mi piace. Adesso per esempio ho finito di scrivere la mia prima sceneggiatura per una serie tv in sei episodi, un lavoro importante fatto assieme a professionisti di valore».

Di che si tratta?

«La biografia di Virna Lisi. Ci lavoro dal 2016, da quando ero a Los Angeles, e a Roma di recente ho fatto anche prove di trucco e parrucco. Questo perché ovviamente il progetto – che sarà montato sia come serie sia come film per le sale — prevede che sia io a interpretarla. Abbiamo presentato tutto a due produttori. Ci tengo molto a questa storia».

Sua sorella ha appena detto, la cito alla lettera, che “le insidie del successo si realizzano quando sei attratto dai lati oscuri della tua personalità e ti lasci sedurre dal fascino del maledetto”: che cosa voleva dire?

«Onestamente, non lo so. Non ho capito se parlava in generale o di un aspetto di sé».

Lei è mai stata sedotta dal fascino del maledetto?

«Un po’ sì. Un lato un po’ più scuro, profondo e inconfessabile, ce l’abbiamo tutti. Non vorrei ricadere nel cliché sessuale, però ci sono tentazioni…».

Tipo quella storia del 2007, quando per quattro mesi lei e su sorella avete avuto una relazione con lo stesso uomo, sapendo più o meno l’una dell’altra?

«No. Quella cosa lì adesso sarebbe impossibile da vivere, siamo grandi, siamo altre persone. Secondo me chi fa arte attinge dalle proprie esperienze, anche le più intime e nascoste, e da quello che vede o intuiscenegli altri».

Oggi si arrabbia più o meno di un tempo?

«Ovviamente ho i miei momenti, no, come tutti, però mi arrabbio molto meno rispetto al passato e mi diverto di più. Penso di aver messo a fuoco che la vita ha i suoi percorsi e non posso controllare tutto. Devo lasciar correre».

Studia ancora la Cabala ebraica?

«No. E vorrei non parlarne perché è una cosa che non seguo più».

È finito male il suo matrimonio con l’ebreo ortodosso Mehir Cohen, sposato nel 2014 a Cipro?

«È finito. Ma siamo rimasti amici, abbiamo anche lavorato insieme. Solo che lui nelle interviste non vuole essere mai nominato». 

Conosce bene Israele: che ne pensa di quello che sta succedendo nella Striscia di Gaza?

«La questione è complessa e non riesco proprio a giudicare. Mi auguro che si trovi un modo per appianare i conflitti».

Nelle foto e sul palco con sua sorella lei è sempre a destra: anche politicamente è così?

«Non seguo molto la politica, sono un’artista senza bandiera. Comunque per chi mi guarda sono a destra, ma io in realtà mi metto sempre a sinistra…».

Partecipare nel 2015 all’audizione per The Voice fu un errore o no?

«All’epoca stavo cercando di lavoricchiare come attrice e avevo preso un agente che mi disse che c’era questa opportunità. Io non ero tanto convinta ma lui mi spinse e così accettai di andare nell’attesa di fare un provino importante. Era una fase di cambiamento molto complessa per me, poi per fortuna Disney Channel mi prese per fare Victoria Williams nella seconda stagione di Alex & Co».

Lo rifarebbe?

«Diciamo che non mi autoflagello più per uno sbaglio che è umano fare. Sono finalmente diventata un pochino più indulgente verso me stessa».

D’istinto il primo grazie oggi a chi lo deve dire?

«Al mio manager Fabrizio Politi, che negli ultimi tre anni mi ha aiutato a reimpostare tutto, lavoro e vita, nel migliore dei modi. Quando io e Paola, nella nostra fase indipendente abbiamo provato a curare gli aspetti più pratici, è stato faticosissimo. Un’artista non può fare quella roba lì».

Voi anni fa eravate una coppia e lo siete di nuovo?

«Oggi siamo solo due persone che lavorano insieme e si vogliono molto bene».

Adesso è single o impegnata?

«Non ho legami, ma ogni tanto un po’ mi diverto con il sesso».

Preferirebbe vincere un David di Donatello o il Festival di Sanremo?

«Magari… Quello che arriva va benissimo».

A febbraio per il terzo anno consecutivo sarete al Festival?

«Sarebbe bello. Ci stiamo ragionando ma senza ansie né costrizioni. Se c’è la canzone giusta ci proviamo».

E a X Factor farete qualcosa insieme? 

«Innanzitutto sono felice per Paola, voleva fare questa esperienza da qualche anno, ha realizzato un sogno. Insieme dovremmo fare qualcosa, ma dobbiamo ancora capire cosa. Come sempre, se c’è da ballare, balleremo».

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